Né per legge né per contratto ma per la sola volontà del ministro Gelmini che decide a chi assegnare i soldi con il beneplacito di alcuni sindacati confermati dal ministro Brunetta.
Dal 1974, ogni qual volta si è siglato un contratto, MIUR e OO. SS. si sono impegnate, invano, a ipotizzare un sistema premiale di carriera nel corpo docente. L’esigenza era tanto più sentita dopo il 1997, quando la scuola autonoma trasformava il preside in dirigente scolastico, eliminando così l’unica anomala forma di carriera che consisteva in un nuovo lavoro. Ancora nel 2007, nell’art. 24 del CCNL 2006-2009, le stesse parti si sono impegnate “a ricercare, in sede contrattuale, in coerenza con lo sviluppo dei processi di valutazione complessiva del sistema nazionale d’istruzione e con risorse specificamente destinate, forme, modalità, procedure e strumenti d’incentivazione e valorizzazione professionale e di carriera degli insegnanti”.
Ma come si sa, la L. 122/2010 ha bloccato la sigla dei contratti per il prossimo triennio e ha assegnato al ministro Gelmini i soldi risparmiati sulla pelle di studenti e colleghi. Così, ora può decidere di concedere con un’elemosina i soldini legati agli scatti di anzianità senza riconoscerli per la pensione, di potenziare l’Invalsi per somministrarne le prove anche alle Superiori, di premiare i soli docenti di due città secondo criteri unilateralmente decisi, senza alcun confronto con quei lavoratori a cui si chiede soltanto di richiedere volontariamente uno stipendio in più, come si fa con gli asini tra carote e bastonate. Il loro aumento di stipendio, per i prossimi tre anni, dipenderà dal risultato degli studenti nelle prove Invalsi di cui non si sono mai discusse l’opportunità pedagogica, l’utilità didattica, l’obiettiva scientifica, la coerenza con la progettazione del curricolo.
Tuttavia, quasi tutte le OO. SS. - la cui rappresentatività è stata prorogata per il 2010 per effetto del decreto legislativo Brunetta che ha rinviato le elezioni RSU sine die e con essa la scelta democratica dei propri rappresentanti sindacali - plaudono. Certo, avrebbero potuto, almeno, protestare sul metodo e sui criteri scelti, o almeno, tacere, visto che soltanto l’ANIEF è rimasta a denunciare questo ennesimo attacco all’alto merito e al prezioso lavoro di tutto il personale della scuola, precario e di ruolo.