Appello al nuovo Parlamento di Confedir-Anief: si attivi per modificare il prima possibile la norma sui licenziamenti “facili”, ponendo il tema della tutela del lavoro al centro dell’azione legislativa e avvicinando finalmente l’Italia all’Europa attraverso l’assunzione a tempo indeterminato di decine di migliaia di precari che hanno svolto più di 36 mesi di servizio.
“I dati emessi dal ministero del Lavoro sul sensibile aumento dei licenziamenti praticati nel 2012, rispetto all’anno precedente, rappresentano una sonora bocciatura della riforma Fornero”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, delegato Confedir per le alte professionalità della PA e presidente Anief, dopo aver appreso dello storico sforamento di quota un milione di lavoratori italiani licenziati in un solo anno. Si tratta di un dato inequivocabile, che induce lo stesso sindacalista a chiedere ai nuovi parlamentari di attivarsi per modificare il prima possibile la norma sui licenziamenti “facili”, ponendo il tema della tutela del lavoro al centro dell’azione legislativa.
“Per quasi un biennio – continua il rappresentante Confedir-Anief - si è discusso della modifica dell’articolo 13 dello Statuto dei lavoratori, della necessità di introdurre maggiore flessibilità ai fini di una maggiore occupazione e di introdurre licenziamenti per giusta causa. Siamo stati ‘bombardati’ dai messaggi di un Ministro tecnico che rassicuravano i precari, sia del comparto pubblico che privato. I numeri ci dicono che si trattava di promesse infondate. All’aumento del 13,9% dei lavoratori rimasti senza lavoro, dobbiamo infatti aggiungere le procedure di infrazione trasformatesi in atti di messa in mora per la mancata stabilizzazione per i tanti precari che hanno svolto 36 mesi di servizio negli ultimi 5 anni senza riscuotere alcuna considerazione”.
È davvero deplorevole, inoltre, che ancora oggi il Governo continui ad ignorare le ragioni del suo gap di trattamento dei dipendenti pubblici e privati rispetto all’Europa: a fronte di una filosofia di assunzioni a tempo indeterminato ormai accolta da tutti i Paesi moderni, in Italia si continua imperterriti a fare “orecchie da mercante”. Al punto che il ministro della Funzione Pubblica è arrivato recentemente a proporre un accordo che prevede la proroga dei rapporti a tempo determinato per 10mila dipendenti, senza tenere conto dei “tetti” fissati dall’Ue. Ignorando completamente, inoltre, il dato che esistono diverse decine di migliaia di docenti e Ata della scuola che vantano diversi anni di supplenze di lunga durata.
“È un dato inequivocabile che la privatizzazione dei contratti del pubblico impiego, introdotta 20 anni fa, abbia agevolato questa perdita di diritti - sottolinea Pacifico - preparando il terreno alla normativa derogatoria dei patti contrattuali siglati. E allontanando l’Italia dalle regole condivise in una Repubblica fondata sul lavoro e sulla tutela dei suoi cittadini lavoratori, anche a tempo determinato, che meritano un accesso adeguato al lavoro e alla giusta retribuzione”.
Il sindacato è infine preoccupato per la mancanza di prospettive di sviluppo nazionale, della mancata considerazione e valorizzazione dell’enorme patrimonio culturale di cui dispone il Paese: la politica dei tagli ad oltranza e dei licenziamenti facili sta portando il Paese verso una inesorabile depressione, da cui sarà difficile uscire.