° Premessa del documento: All'Italia serve una buona scuola (2)
Proseguendo nella esposizione dei principi portanti, il documento ministeriale segnala come caratteristiche della buona scuola l’apertura “al dibattito con il mondo che la circonda”, e l’attivazione di un “patto educativo” con le famiglie”. Sono obiettivi su cui non si vede come non concordare, nei termini che l’ANIEF ha espresso ripetutamente, e una volta (in sede istituzionale, dinanzi alla VII commissione permanente del Senato, nell’autunno 2012 cadendo le ultime foglie della legislatura) con questa pregnante immagine: “Apprezziamo che questo disegno di legge 3542 intenda favorire la sinergia scuola territorio. Il d.p.r. 275/1999 già la enunciava, e questo d.d.l. la enuncia fin dal primo articolo (con le parole “comunità locale di riferimento”; “patto educativo”). Questa sinergia si realizza solo se l’attività culturale e progettuale delle scuole venga incastonata, come diamante in un anello, nella progettualità e nelle aspettative delle comunità territoriali…”. Occorre, però, circoscrivere l’ambito di questa collaborazione (il ruolo esclusivo dei docenti in materia didattica) con le famiglie e con i soggetti rappresentativi delle realtà sociali, economiche, culturali, produttive, professionali e dei servizi coinvolte nella vita scolastica. D’altra parte non c’è chi non riconosca che la didattica sia prerogativa e responsabilità professionale esclusiva dei docenti presupponendo specifiche competenze psicopedagogiche, docimologiche e disciplinari. In All'Italia serve una buona scuola, ogni frase, Premessa compresa, stilla apprezzamento della funzione docente; non ce ne dispiace: “Un maestro, un professore possono determinare con il loro lavoro il futuro di centinaia di ragazzi più di quanto non possa farlo un membro del Governo o l’amministratore delegato di una società. Eppure, nei decenni, riforme incomplete e scelte di corto respiro hanno svalutato l’alta responsabilità professionale e civile di chi fa nel nostro Paese il mestiere più nobile e bello: quello di aiutare a crescere le nuove generazioni… La missione più alta che esiste: quella dell’istruzione”. Foscolo si aggrappava alle illusioni, noi alle “visioni” di Renzi: vedremo se sono chiacchiere ma intanto ci aiutano a ripulire in cervello dalle frasi di segno opposto. A dimenticare quelle del premier-professore che sospettava gli insegnanti di strumentalizzare la protesta degli studenti, o la metafora di quel sorridente ministro che alludeva a “bastone e carota” o gli ammonimenti dell’Invalsi ai docenti sospettati di comportamenti opportunistici nel somministrare i test, o la diffidenza verso i dd.ss. che le buste contenenti i test devono aprirle in presenza dell’incaricato. Siamo al paradosso: educare è compito per il quale lo Stato abilita i docenti, ma politici e funzionari (per lo più privi di competenze didattiche) si arrogano di dubitare della professionalità di chi nella Scuola lavora ! Procedendo a leggere la Premessa, vi troviamo una breve presentazione dei sei capitoli del documento, di ciascuno dei quali ci occuperemo nei prossimi giorni con schede apposite; ci limitiamo qui alla presentazione del Capitolo in tema di precariato. Vi si elencano con franchezza dati che spiegano il malcontento dei precari e il fallimento delle scelte politiche: “Abbiamo alimentato un precariato enorme, disperso in liste d’attesa infinite dove si resta parcheggiati per anni, in molti casi per decenni, in attesa di un posto di lavoro. Questa precarizzazione ha messo in contrapposizione generazioni di colleghi…”. Si passa poi ad annunciare “un Piano straordinario per assumere a settembre 2015 quasi 150mila docenti: tutti i precari storici delle G.AdE., così come tutti i vincitori e gli idonei dell’ultimo concorso. E per questo bandiamo, nello stesso tempo, un nuovo concorso per permettere ad altri 40 mila abilitati all’insegnamento di entrare in carriera…”. 150 mila assunzioni sono, a parere dell’ANIEF, esattamente ciò che manca negli organici dei docenti dopo il tornado Tremonti-Gelmini; dunque, ciò che serve a dimensionare correttamente il rapporto numerico docente-alunni (su latecnicadella scuola, Pasquale Almirante ha appena riportati i dati del Rapporto internazionalesull'Efficienza della spesa per l'educazione, nel quale si segnala, tra i motivi della inefficienza della scuola italiana, l’elevato numero di alunni per classe: “nelle nostre aule scolastiche si può andare fino a un massimo di 29 alunni nella scuola dell’infanzia, 27 nella primaria, 30 nella secondaria di primo e di secondo grado, ma anche oltre i 30 alunni per evitare di comporre classi inferiori a 27 che è il minimo per le classi iniziali”), e che serve a creare quell’organico “dell’autonomia” (è già legge, sia pure inapplicata) grazie al quale ripristinare un’offerta formativa di qualità e provvedere alle supplenze brevi; per quelle superiori ai 10 giorni occorre, invece, nominare, dalle graduatorie di circolo e di istituto, il supplente competente per classe di concorso e che assicuri la continuità didattica. Qui ci limitiamo a notare quali sono, a nostro avviso i punti da correggere. Renzi accompagna l’iniziativa della mega-stabilizzazione – un obbligo, per l’Italia, come onestamente il documento riconosce, se non vogliamo incappare nella multa miliardaria che la U.E. sta per infliggerle - con uno sgradevole do ut des, replicando sostanzialmente il tradizionale metodo di governare che introduce i benefici accompagnandoli con regole limitative retroattive di diritti acquisiti. In questo caso, i supplenti stabilizzati dovrebbero accettare di perdere alcuni diritti contrattuali, mentre quelli non stabilizzati (gli abilitati mediante FTA) dovrebbero rassegnarsi alle briciole (delle supplenze). Al riguardo, la posizione dell’ANIEF è in una dichiarazione di ieri, del presidente Pacifico, riportata dai quotidiani e dalle agenzie stampa: “Anief non comprende perché il Governo non faccia alcun riferimento ai 100mila docenti formati nelle nostre università attraverso i corsi TFA e PAS, tra cui anche gli idonei all’insegnamento, che hanno superato i concorsi pubblici e coloro che hanno conseguito il diploma magistrale prima del 2001: perché nelle linee guida non vengono citati? Rimangono poi in piedi i tanti ricorsi a tutela dei precari. Come la necessità di equiparare il loro stipendio a quello del personale di ruolo: un capitolo su cui la Commissione europea si già è espressa, rilevando l’anomalia e minacciando di portarla dinanzi alla Corte di Giustizia Ue. Come non si comprende perché poi nelle linee guida non si faccia alcun riferimento al personale Ata: nella scuola gli amministrativi, tecnici ed ausiliari costituiscono una parte centrale e vitale, senza la quale l’intero sistema si bloccherebbe”. L’ANIEF conferma di essere l’unico sindacato realmente in sintonia con i precari; né ciò meraviglia: è formato da precari. In una lettera a Dazebao.org (4 settembre), un “tieffino” si dice “asfaltato” dal “libello renziano sulla scuola”e spiega quali siano i diritti misconosciuti dal progetto: “Ci avevate promesso, dopo almeno 5 anni di vuoto normativo, un'abilitazione (TFA) con alta selezione in ingresso con i posti basati sul fabbisogno calcolato in base ai pensionamenti: 22.000 posti totali su una platea di oltre 130.000 aspiranti.La promessa non è il ruolo, è doveroso dirlo, ma un canale privilegiato per le supplenze -la II fascia di istituto - all'interno della quale ci saremmo stati solo noi per la maggior parte delle supplenze, anche per quelle annuali. Paghiamo il test di ingresso 150 euro. Per chi come me aveva 3 classi di concorso affini la quota andava moltiplicata per tre: 450 euro. Passiamo il test in pochi, con domande assurde di tipo nozionistico, alcune anche sbagliate. Poi facciamo la prova scritta :ardua …. La passiamo. Poi l'orale, domande pescate a caso su … programmi mastodontici. Passiamo anche l'orale. Da oltre 130.000 siamo arrivati a passare le selezioni in 11.000, meno dei posti a disposizione che erano 22.000. Ci iscriviamo, paghiamo 2.500 euro. Frequentiamo il corso, tutti i giorni nel pomeriggio, facciamo gli esami disciplinari e pedagogici. Poi la tesi, la discussione e finalmente l'abilitazione arriva. Nel frattempo esce il concorso Profumo 2012. Noi non possiamo partecipare però! Noi del Tfa no, il concorso è riservato agli abilitati e ai NON abilitati (avete letto bene!) laureati prima del 2004. Molti, senza questi requisiti, con ricorsi vari il concorso lo fanno lo stesso, tanto in Italia con i ricorsi ottieni tutto dicono. Nel frattempo il ministro Profumo e i sindacati escogitano la sanatoria Pas: in seconda fascia con noi arrivano 80.000 docenti tutti in fila, solo perché hanno maturato 3 anni di servizio: accedono all'abilitazione senza alcun tipo di selezione, fanno un breve corso abilitante e si abilitano insieme a noi. Tanto in Italia la Sanatoria arriva sempre dicono. Infine, personalmente, decido di fare, profondamente motivato, il corso per il sostegno ad accesso diretto per gli abilitati SSIS, ma per gli abilitati Tfa no! Tre prove in ingresso, test-scritto-orale… Paghiamo 150 euro per il test e poi, a selezione ultimata, 2.800 euro di corso. Ora lo stiamo frequentando con frequenza massacrante obbligatoria… , una ventina di esami, tirocinio e poi ci sarà la tesi finale. Infine arriva Renzi. Assunzione e organico di fatto si faranno solamente dalla Graduatorie ad Esaurimento. La III fascia di Istituto per le supplenze via, via anche la seconda fascia...che rimarrà "per le (poche) supplenze che rimarranno dopo la messa a regime dell'organico di fatto…Asfaltati !". Qualcuno ha ripetutamente invertito la marcia del tapins roulant sul quale il collega (Francesco Pettinari, che alla lettera ha fatto seguire anche una seconda dal titolo “Riforma scuola. Abilitati TFA. Asfaltati anche per il sostegno?” ) si era collocato e gli ha tolto il piacere, prima di poter cominciare ad insegnare. A Renzi diciamo: Mettere ordine nelle regole di questo tapins roulant mediante il quale si accede all’insegnamento è impresa che richiede buona memoria: a volte le regole ritornano, a volte cambiano improvvisamente come se i decisori politici non avessero conoscenza delle politiche attuate in precedenza e, procedendo come lo smemorato che cerca a zonzo la strada, a caso interferissero retroattivamente nel progetto di vita dei giovani. Cambiare le regole in corso di partita ? Nessuna norma, in un paese civile dovrebbe produrre effetti retroattivi. Non è moralmente lecito che una stessa regola venga adottata, abbandonata e nuovamente prospettata, come per un experimentum in corpore vili. A Renzi tocca decidere: innova o adotta il solito metodo ? La Premessa annunzia poi i capitoli II, III, IV, V e VI, sui quali ci soffermeremo in successive schede.