Il puntum dolens del documento-proposta “Renzi” sulla Scuola: la carriera dei docenti.
Proviamo a ragionare sul paragrafo 2.3 “Premiare l’impegno. Come cambia la carriera dei docenti”.
Citiamo dal documento. Il “merito” deve diventare, al posto della semplice anzianità, il criterio principale per l’avanzamento di carriera dei docenti della scuola.… E’ necessario ripensare la carriera dei docenti, per introdurre elementi di differenziazione basati sul riconoscimento di impegno e meriti oltre che degli anni trascorsi dall’immissione in ruolo …” Notiamo che la frase “…oltre che degli anni trascorsi dall’immissione in ruolo” sembrerebbe aprire un varco ai sindacati, se non fosse che poi, nel Documento-proposta non trova altri riscontri. “Nel corso del proprio lavoro a scuola, in classe e fuori dalla classe, il docente matura dei crediti didattici, professionali, e formativi. Periodicamente, ogni 3 anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) avranno diritto ad uno scatto di retribuzione. Si tratterà del 66% di quei docenti della singola scuola (o della singola rete di scuole) che avranno maturato più crediti nel triennio precedente. Per un professore di scuola secondaria di II grado il valore di ogni scatto triennale potrebbe essere di circa 60 euro netti al mese. Ad ogni docente sarà riconosciuto, come già avviene oggi, uno stipendio base. Questo stipendio base potrà essere integrato nel corso degli anni in due modi, complementari e cumulabili”. Il primo modo è costituito dagli “scatti di competenza” (ogni 3 anni), legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro; il secondo modo sarà accessorio, grazie a una retribuzione ogni anno per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive, com’è adesso, per “progetti” legati alle funzioni obiettivo e ad altre attività retribuite dal Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. I lettori di questa rubrica di Aggiornamento sanno già che a Renzi riconosciamo di avere proclamato il giusto riconoscimento sociale della funzione docente. Adesso, però, non v’è più luogo a tergiversazioni: è il momento di parlare del riconoscimento economico partendo da tre costatazioni inoppugnabili: - la retribuzione degli insegnanti non è allineata a quella degli altri pubblici dipendenti che espletano funzioni per le quali è richiesta laurea e abilitazione; - il gap retributivo tra i docenti universitari e quelli delle scuole è cresciuto sproporzionatamente dagli anni Settanta; - i nostri insegnanti guadagnano circa il 30% in meno rispetto alla media negli altri Paesi OCDE (Fonte: “Sguardo sull’educazione”, Rapporto Ocde, Direzione dell’educazione e delle competenze, 9 settembre 2014): un terzo in meno rispetto ai colleghi francesi, inglesi e olandesi, quasi la metà rispetto ai colleghi tedeschi. Qual è la proposta dell’ANIEF sulla correlazione tra sviluppo di carriera e “merito”, lo ha detto il presidente Pacifico rispondendo alla domanda di un giornalista: D. Dell'idea di legare la carriera dell'insegnante al merito che pensa? R. «La direzione è giusta, ma a patto che gli stipendi vengano, finalmente, legati all'aumento del costo della vita. Negli ultimi 12 anni sono invece rimasti 4 punti sotto l'inflazione». Insomma, non si deve mettere il carro davanti ai buoi, e “i buoi” sono gli stipendi-base generalizzati; vanno adeguati a quelli europei, preliminarmente; prima di agganciare “il carro”. Stantibus rebus, in che cosa dovrebbe ragionevolmente consistere la valorizzazione economica della funzione docente, se non è una presa per i fondelli ? Nel ripianamento di questo gap ! Se così non fosse, emergerebbe il sospetto che Super-Renzi stia solo tentando di scansare la spada di Damocle della multa milionaria in arrivo da Bruxelles dando agli insegnanti il meno che gli riesce di dare. Le proposte retributive presenti nel capitolo Il del documento di Renzi cominciano a risanare il gap? No ! Scrive Marcello pacifico, e anzi bloccano gli aumenti stipendiali automatici fino al 2018: "Ecco perché il criterio dell’anzianità di servizio non può essere abbandonato, senza che prima non si applichi un adeguamento del salario base all’aumento del costo della vita in Italia e nei Paesi più economicamente sviluppati", Pacifico non è pacifico ? E’ furioso, facinoroso, rabbioso ? Guardiamo, allora, al sereno aplomb di Tuttoscuola (15 settembre): “… La previsione di sostituire gli scatti di anzianità con i cosiddetti scatti di competenza non cambia la carriera degli insegnanti, che resta tale e quale con le attuali posizioni stipendiali…. Non è nemmeno prevista una forma di accelerazione per il passaggio alla successiva posizione stipendiale (il salto di gradone attuale). Insomma, su una struttura di carriera congelata, i singoli docenti possono arricchire la propria posizione stipendiale con un’aggiunta (anche, in teoria, permanente) di premi ma non chiamiamola nuova carriera. Nella tipologia assomiglia piuttosto allo stipendio accessorio (per merito) proposto dal ministro Berlinguer 15 anni fa. Anche in quel caso non erano stati previsti interventi sulla struttura della carriera; la platea dei beneficiari era 1/3 di quella prevista ora, conseguentemente i premi erano molto più consistenti, la formula della premialità era astratta e lontana dalla valutazione del merito acquisito dal docente nella quotidianità del lavoro. La premialità per una quota di meritevoli non eliminava la progressione di anzianità per tutti; nella Buona Scuola, invece, sì”. Non c’è da fidarsi neanche di Tutto scuola ? Si sono bevuti il cervello ? E, però, anche Carlo Forte conferma che fino al 2018 non ci saranno aumenti, e rincara impietosamente la dose: “Oltre a non percepire gli adeguamenti retributivi dovuti all'inflazione (che finora ha eroso circa il 15% del potere di acquisito dei salari), i docenti dovranno dire addio anche ai gradoni. Dal 2018 scatterà un nuovo sistema di incrementi retributivi, che saranno attribuiti solo a due docenti su tre. L'attribuzione degli aumenti (circa 60 E. ogni 3 anni) avverrà ad esito di una sorta di concorso per titoli. … Dopo di che sarà stilata una graduatoria e ai docenti che si collocheranno in posizione utile per figurare nel 66% degli aventi diritto, sarà attribuito l'aumento. Al rimanente 33% no. Questi ultimi potranno scegliere se rassegnarsi a non percepire alcun aumento o trasferirsi in una scuola che abbia docenti meno titolati e così rientrare comunque nel 66% approfittando dei punteggi inferiori dei colleghi presenti nell'altra scuola…” (ItaliaOggi, 09 settembre). E quale sarebbe la conseguenza del fui fui ? Si creerebbe una «mobilità orizzontale positiva» (cioè il trasferimento di docenti mediamente bravi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è meno buona, per maturare più facilmente gli scatti) ? Secondo A. Gavosto, il non pregiudizialmente ostile direttore della Fondazione Agnelli ritiene che si creerebbe un dinamismo perverso come:una «migrazione al ribasso» di professori che non raggiungendo la soglia per ottenere il premio, la vanno a cercare dov’è più facile conseguirla; «Meglio sarebbe prevedere scatti di carriera per favorire la permanenza nella stessa scuola». In definitiva, la maggior parte degli osservatori esprimono gravi perplessità. Proviamo, allora, a orientarci nel ginepraio della proposta economica, con la nostra testa, sine ira et studio, e vediamo se la proposta Renzi va nella direzione di appianare, o almeno cominciare ad appianare il gap. La tabella con cui, nel documento proposta, si compara l’attuale sistema e il nuovo sistema degli scatti stipendiali non lascia dubbi: non si colma alcun gap, ci si limita a re distribuire la spesa per il personale insegnante all’interno della categoria. Infatti, consideriamo, prendendo l’esempio stesso della tabella, il personale al quale, con il sistema attuale, al compimento dell’ottavo anno è riconosciuto l’aumento di 142 E.; ebbene, con il nuovo sistema l’aumento sarebbe di 180 euro ma per 66 docenti su 100, con risparmio per l’erario del 20% circa. Per il personale che con il sistema attuale, al compimento del quattordicesimo anno, è riconosciuto l’aumento di 252 E., con il nuovo sistema l’aumento (per chi sia rimasto nel club dei virtuosi) sarebbe di 300 E. (e anche qui ci sarebbe per l’erario un risparmio, ancora superiore al 20% circa). Consideriamo adesso i docenti che, compiuti i 20 anni di servizio si vedono riconoscere l’aumento di 390 E.; con il nuovo sistema, il 66% di essi fruirebbero dell’aumento (420 E.) e l’erario avrebbe risparmiato più del 25%. De hoc satis; è ben chiaro che con i risparmi cumulati è possibile al MIUR di erogare incrementi triennali (più frequenti degli attuali) senza incrementare la spesa complessiva. A fine carriera, i docenti migliori potranno arrivare a guadagnare fino a 9 mila euro netti in più rispetto al loro stipendio base, cioè circa 2 mila E. in più di quanto guadagnerebbero a fine carriera con il sistema attuale, fa notare il MIUR, ma non tutti i docenti; sicché la spesa complessiva per retribuire i docenti non aumenta. E infatti nel Documento è scritto: “ Le risorse utilizzate per gli scatti di competenza saranno complessivamente le stesse disponibili per gli scatti di anzianità, distribuite però in modo differente secondo un sistema che premia l’impegno e le che premia l’impegno e le competenze dei docenti. Ciò consente all’operazione di non determinare oneri aggiuntivi a carico dello Stato”. Insomma, il gap resta lì, se non si rinnova il contratto!
Nella prossima scheda analizzeremo il criterio degli “scatti di competenza” col quale correlare “merito” e carriera retributiva.