1) Presentazione sommaria dei capitoli V e VI del Documento “La buona scuola” (Scheda undecima)
Il V capitolo tratta del rapporti tra la scuola e il mondo del lavoro. Il VI capitolo prospetta la integrazione di capitali privati nel finanziamento delle scuole. Nella prossima scheda esprimeremo le nostre valutazioni.
° Sommaria presentazione dei capitoli V e VI di “La buona scuola” (Scheda undecima)
Quinto capitolo, “Fondata sul lavoro”. Il titolo, evocante i valori costituzionali, riflette una preoccupazione, oggi costante in Italia: è urgente contenere la disoccupazione. I dati McKinsey 2014 evidenziano come il 40% della disoccupazione in Italia non dipenda dal ciclo economico bensì dal “disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare, e ciò che la nostra scuola effettivamente offre”. Pur a fronte della disoccupazione massiccia, le imprese faticano a trovare gli addetti con competenze adatte; ancora l’estate scorsa, in audizione dinanzi alla commissione Lavoro della Camera, l’amministratore delegato di Fincantieri ha dichiarato che per far lavorare gli stabilimenti italiani occorre ricorrere a lavoratori stranieri. Il rimedio proposto nel Documento è uno di quelli ragionevoli: “raccordare più strettamente scopi e metodi della scuola con il mondo del lavoro e dell’impresa… Serve rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete di lavoro…”. In atto, l’Alternanza Scuola-Lavoro coinvolge 3.177 istituti tecnici (circa metà del totale), ma soltanto 228 mila studenti (l’8,7 per cento degli iscritti). L’intento è allargare sia la platea che la durata degli stage. A questo scopo, il governo prevede di passare dagli 11 milioni di euro stanziati nel 2014, a circa 100 milioni di euro all'anno. Una parte del finanziamento servirebbe a incentivare le aziende, quelle medio-piccole soprattutto, coprendo i costi assicurativi dell’esperienza dei ragazzi, e a potenziare con gli school guarantee (accordi con associazioni professionali, pubbliche amministrazioni, organizzazioni datoriali, enti del terzo settore, istituzioni culturali e centri ricerca). In tale modo: “La possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado”; e questa opportunità per l’alternanza scuola–lavoro, agli studenti italiani sarà data anche in altri Paesi della UE che aderiscono al Programma Erasmus+. Lo strumento normativo per i periodi di formazione in Azienda degli studenti che frequentano il biennio conclusivo degli istituti secondari di II grado sarà il contratto di apprendistato, a norma dell’art. 8bis della legge 128/2013 e del successivo decreto interministeriale attuativo del giugno 2014. Nel Documento, il setting laboratoriale è indicato come il più idoneo a favorire l’apprendimento delle capacità richieste in ambiente di lavoro (il “saper fare”): “…Va promossa un’interpretazione dei laboratori come palestre di innovazione, legata allo stimolo delle capacità creative e di “problem solving”. I 300 milioni E. necessari proverranno in parte da fondi MIUR “combinati a risorse del PON-FESR e a contributi di imprese e delle principali fondazioni private del Paese attraverso schemi di co-finanziamento, in particolare per i laboratori più specializzati… I primi alleati saranno i “laboratori del territorio”, pubblici e privati (come i Fab Lab e i living labs, o ancora laboratori d’impresa, botteghe artigianali, incubatori), per cui prevedremo una strategia di accreditamento e una azione dedicata di “voucher innovativi”, finanziata in grossa parte attraverso fondi europei PON. Saranno spazi formativi a disposizione della scuola, ma non sotto la sua gestione diretta, se non attraverso modelli a rete”. Il capitolo V si conclude sul tema della Formazione professionale enfatizzando l’efficacia dei modelli innovativi, quali sono, in atto: - i Poli Tecnico-Professionali (raggruppano istituti tecnici e professionali, centri di formazione professionale, imprese e Istituti Tecnici Superiori, intorno a filiere produttive e territoriali); - e, nel segmento dell’istruzione terziaria, i 65 Istituti Tecnici Superiori (scuole ad alta specializzazione tecnologica, nelle quali un terzo dell’orario è di tirocinio). Nella premessa al Documento, il tema del V capitolo è così presentato: “La scuola deve diventare la vera risposta strutturale alla disoccupazione giovanile, e l’avamposto del rilancio del Made in Italy. La soluzione sta nel rafforzare due meccanismi fondanti del nostro sistema, decisamente indeboliti negli ultimi anni: da una parte, raccordare più strettamente scopi e metodi della scuola con il mondo del lavoro e dell’impresa, muovendosi verso una via italiana al sistema duale tedesco; dall’altra, affiancare al sapere il saper fare, partendo dai laboratori, perché permettere ai ragazzi di sperimentare e progettare con le proprie mani è il modo migliore per dimostrare che crediamo nelle loro capacità”. Per tutte queste iniziative è fondamentale il ruolo dei tutor, dalle scuole e le aziende. In atto, ci sono alcune iniziative sperimentali. Da uno studio presentato alla prima Summer School sul Made in Italy, promossa da Coldiretti Giovani Impresa, apprendiamo della vitalità dei professionali aventi indirizzi legati ad ambiente, alimentazione, agroalimentare e turismo, nei quali intervengono esperti del sistema agroalimentare, professori, imprenditori, magistrati e manager. Il prossimo 21 settembre 48 ragazzi del biennio finale di due istituti tecnici di Bologna si specializzeranno a scuola, pagati 600 euro al mese dalla Volkswagen. La Ducati, di suo, ha aperto il laboratorio di fisica interno all’azienda (Borgo Panigale) alle ultime classi delle scuole superiori e ai primi due anni di università. Gratis. A seguito dell’intesa tra MIUR, Ministero del Lavoro, enti Regionali, ENEL, OO.SS. del comparto Elettrici – è stato avviato (8 settembre 2014) un programma di formazione in alternanza scuola e lavoro, per 145 studenti del quarto e quinto anno di 7 Istituti tecnici ad indirizzo Tecnologico; è previsto – e neanche questo fatto ci sorprende negativamente, anzi ! – che gli studenti coinvolti nella sperimentazione trascorreranno nei luoghi di lavoro le vacanze scolastiche estive, come avveniva degli studenti dei Paesi comunisti dell’ex Patto di Varsavia e dell’ex Iugoslavia. Con la conclusione del percorso scolastico e il conseguimento del diploma tecnico, tenuto conto della valutazione di merito del percorso effettuato in azienda, è programmata una seconda fase di apprendistato professionalizzante della durata di un anno.
Sesto capitolo, “Le risorse per la buona scuola, pubbliche e private”. “Per le scuole deve essere facile, facilissimo ricevere risorse. La costituzione in una Fondazione, o in un ente con autonomia patrimoniale, per la gestione di risorse provenienti dall’esterno, deve essere priva di appesantimenti burocratici. E poi va offerto al settore privato e no-profit un pacchetto di vantaggi graduali per investimenti in risorse umane o finanziarie destinato a singole scuola o reti di scuole”. Dunque, soggetti privati devono poter contribuire, attraverso meccanismi di trasparenza ed equità che non comportino distorsioni, in aggiunta alla dotazione statale e a quella della UE (PON, POR, e quota dei Fondi Strutturali 2014-2020) alle spese per finanziare laboratori, progetti e servizi: “Non c’è quindi nulla da temere dall’idea che, a certe condizioni, risorse private possano contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo”. Per non rimetterci, le aziende, il terzo settore, le fondazioni ecc… saranno incentivate fiscalmente e attraverso la modalità di "Payment by Results" (pagamento per risultato). Di mezzo ci saranno le banche e le finanziarie, per anticipare le somme necessarie. Una piccola percentuale delle risorse allocate ai singoli istituti sarà utilizzata dal d.s. per pagare chi si impegna in attività gestionali e didattiche connesse al Piano di miglioramento. Gli estensori del Documento prospettano quattro modalità di finanziamento alle scuole da privati. Il School Bonus fiscale riconosce un credito d'imposta del 65% al finanziatore (singolo cittadino, associazioni, imprese, fondazioni) della riqualificazione degli istituti scolastici (a sostegno del piano di edilizia scolastica, o del potenziamento di laboratori tramite l'acquisto di nuove tecnologie e l'apertura prolungata della sede. Lo School guarantee, corrispondendo all’investimento privato con uno statale di eguale importo, incoraggia chi intende finanziare corsi in alternanza scuola-lavoro che creino effettivamente occupazione giovanile. Il Crowdfunding è il finanziamento di progetti didattici innovativi e di quelli che garantiscano la fruibilità dei laboratori; si realizza nella forma del co-finanziamento pubblico/privato. I Social Impact Bonds “obbligazioni ad impatto sociale… sono strumenti che mirano a creare un legame forte tra rendita economica e impatto sociale…. saranno sperimentati per la ricerca di soluzioni per la piaga della dispersione scolastica, finanziando schemi di formazione innovativa nei contesti ad alto rischio”. L’investitore rientra della spesa sostenuta nell’intervento sociale (perché lo Stato la rifonde) solo se questo ha buon esito.
Dopo la presentazione del Documento-proposta, il clima economico e quello meteorologico si sono accaniti sul Paese rendendo più incerta ogni previsione in ordine al cronoprogramma di attuazione della “visione” di Renzi. Qualche punto fermo c’è, comunque, a cominciare dal fatto che per due mesi, sul sito istituzionale, si procede alla consultazione pubblica, e che in tale consultazione l’addetto ai lavori (il sindacalista, ad esempio, non ha corsie privilegiate. Minori certezze abbiamo sugli importi effettivi che saranno previsti con la Legge di Stabilità (da approvarsi entro l’anno): «le coperture finanziarie non solo per il 2015 ma anche a regime devono essere contenute nella legge di Stabilità», è scritto nel documento, cosa che non può lasciare indifferenti i candidati all’assunzione nell’a.s. 2015-16: i quasi 150mila iscritti nelle graduatorie a esaurimento aggiornate a luglio 2014 (80.904 per Infanzia, Primaria e Istituti educativi; 77.596 per Secondaria I e II grado; più i vincitori e idonei del concorso 2012). Se nel documento di bilancio il finanziamento sarà quello promesso, entro gennaio il Governo predisporrà un decreto legge (da convertire in legge nei tempi canonici) con il quale dare il via agli adempimenti amministrativi e, quindi, alle procedure per le assunzioni da effettuarsi entro Agosto. Nel contempo, il Governo dovrà adempiere a una delega per la compilazione del nuovo Testo unico. Oltre che il clima economico e quello meteorologico, anche il clima ideologico si prospetta sfavorevole essendosi accesa la discussione sui massimi sistemi. Non pochi osservatori segnalano odore affumaticcio nel Documento. Le critiche mosse al V capitolo non ci sentiamo di condividerle (lo spiegheremo nella prossima scheda, l’ultima), invece, non ci sentiamo di escludere che ci sia un’ascendenza ideologica veteroliberista nel paragrafo del II capitolo che tratta dei “crediti” ai docenti, nel III (sulla governance), e nel VI. A- Valeria Pinto (da una intervista all’autrice di «Valutare e punire»): “Il ruolo della valutazione nel patto sulla Scuola emerge quando si parla del piano di miglioramento, un concetto ingannevole della nuova retorica pubblica, come la parola «qualità» cui spesso si accompagna. Si tratta di un tipico strumento di controllo del management per obiettivi. Quando si parla dell’aggiornamento e della formazione continua si chiarisce che i docenti devono raggiungere gli obiettivi preposti… Questi obiettivi coincidono con i «portatori di interessi», che, alla fine, sono solo interessi di classe, gli unici dotati della forza per imporsi… Con buona pace della libertà di insegnamento…”. B- Giuseppe Bagni, L’Orizzonte e la strada: “Il rischio grande è che la valutazione della professionalità di un singolo docente rafforzi l'idea che la scuola debba essere ancora organizzata secondo un modello tayloristico”. C- Marco Magni, La buona scuola dei Chicago-boys: “La proposta della carriera dei docenti fondata sul merito, presentata da Renzi, rappresenta l’aspetto più dirompente ed eversivo delle pagine delle linee programmatiche “La buona scuola”. Il modello contrattuale degli insegnanti della “buona scuola” appare come l’istituzionalizzazione, all’interno del pubblico impiego, degli effetti disgregatori della nuova economia della flessibilità del lavoro. Fermo restando ciò che si è detto sopra, ossia che il sistema, oltre ad essere deprimente, sarebbe anche portatore di una maggiore inefficienza della scuola, non ci si può che domandare: “Cui prodest”? Al miglior esercizio del potere e del dominio, evidentemente. Si tratta, senza dubbio, della celebrazione dell’”homo oeconomicus”. Si presuppone che gli insegnanti siano degli “agenti razionali” mossi esclusivamente dal movente dell’incentivo al guadagno… Fermo restando ciò che si è detto sopra, ossia che il sistema, oltre ad essere deprimente, sarebbe anche portatore di una maggiore inefficienza della scuola, non ci si può che domandare: “Cui prodest”? Al miglior esercizio del potere e del dominio, evidentemente”. Aggiungiamo: siano o no queste le intenzioni che l’hanno suggerito, questo modello di governance giova indirettamente alle scuole paritarie. D- Luciano Muhlbauer, la scuola di Renzi non è uguale per tutti: “Le parole d’ordine sono differenziazione e premialità, e questo vale sia per il personale della scuola (docenti, amministrativi, dirigenti) che per gli istituti scolastici. Lo stipendio degli insegnanti, tra i più bassi d’Europa, verrà ristrutturato e reso meno certo nel suo valore… Gli istituti scolastici saranno sottoposti a valutazione e quest’ultima influirà sulla quantità di risorse pubbliche che la singola scuola potrà ottenere… Sarà la singola scuola, in autonomia, a decidere le assunzioni, attingendo a un apposito registro nazionale docenti contenente il “portfolio ragionato” di ogni singolo insegnante e amministrativo… E pazienza, se la lotteria della vita ha deciso di farti nascere in una famiglia con pochi mezzi economici e in un quartiere sfigato”. Leonardo MAIORCA