Composizione o annullamento delle forze?
Le Commissioni Cultura e Istruzione congiunte di Camera e Senato hanno concluso, la settimana scorsa, il nutrito giro delle audizioni in merito al d.d.l “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”.
° Composizione o annullamento delle forze?
Le Commissioni Cultura e Istruzione congiunte di Camera e Senato hanno concluso, la settimana scorsa, il nutrito giro delle audizioni in merito al d.d.l “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. Da oggi comincia l’elaborazione, in sede referente, del testo da presentare all’Aula di Montecitorio; relatore designato è l’on. Coscia che ha dichiarato: “Da parte nostra – del P.D., sostanzialmente, e del Governo – c’è la disponibilità a valutare i miglioramenti proposti dai gruppi parlamentari, fermo restando l'impianto generale del provvedimento". La “disponibilità a valutare” sarà pure sincera ma dovrà fare i conti con due ostacoli: 1) la spada di Damocle che Renzi – buon allievo del Segretario fiornetino – ha appeso sulla testa dei parlamentari e che l’on. Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale Pd (pensiamo non sia la Francesca Puglisi, responsabile scuola del PD che il 27 marzo 2012 dichiarava a l’Unità di essere contraria alla proposta di “…assumere gli insegnanti attraverso la chiamata diretta”) ha richiamato facendo appello alla “responsabilità di tutti i gruppi; 2) L’ostacolo che connotiamo con l’immagine della composizione vettoriale di forze. La settimana scorsa, in questa rubrica di aggiornamento abbiamo scritto che gli emendamenti proposti in audizione erano stati di segno talmente contrastante che la risultante rischiava di essere non una composizione ma il reciproco annullamento. In effetti, alcuni di coloro che hanno parlano in rappresentanza di categorie che nella Scuola non ci lavorano (e che la conoscono per osservarla con il binocolo) hanno continuato a tessere proposte fantasiose sulla pelle di chi nella scuola lavora. Ai ceti privilegiati fa ombra, lo osserviamo da mezzo secolo, che per la Scuola lo Stato attinga alla fiscalità generale (cioè, anche alle loro tasche); molto meglio sarebbe - progettano - l’opposto, cioè se lo Stato finanziasse le scuole-azienda dei gestori privati. A parte il fatto che lo Stato italiano spende meno di quanto la U.E. chiede (si veda, in questa rubrica, un nostro trafiletto, del 20 marzo, su ciò che la Commissione Libertà civili e affari interni dell'Europarlamento scrive della italiana “lunga tradizione nel ridurre i finanziamenti alla scuola”), l’annoso cruccio che il tandem Gelmini/Tremonti aveva attenuato tagliando 120mila cattedre è adesso rinfocolato dalla prospettiva di 100mila assunzioni, e rischia di provocare danni al fegato. Come medicina, di volta in volta sono state tessute le più bizzarre argomentazioni (amplificate dai media padronali) e, tra queste, c’è adesso la proposta, della Fondazione Agnelli, che mira ad escludere dall’assunzione un certo numero di aventi diritto (“Siamo consapevoli che docenti delle GAE abbiano coltivato per molti anni -non certo per loro responsabilità - un’aspettativa giuridicamente fondata di essere assunti a titolo indeterminato”) ai quali, comunque, riconoscere una tantum l’indennizzo (quello che i tribunali dispongono, ormai da anni, con sentenze che noi dell’ANIEF abbiamo suscitato). La Findazione Agnelli ha portato in audizione questa bella pensata, come sempre orientata sulla stella polare del contenimento della finanza pubblica; riportiamo le frasi conclusive della proposta, come pubblicata su corrieredellasera.it (10 aprile): “La Fondazione Agnelli non ritiene condivisibile la proposta di assumere dal 1 settembre i docenti delle GAE, senza averne verificato preliminarmente la qualità. Come si diceva, degli iscritti alle graduatorie poco sappiamo, al di là dell’anzianità di servizio: ignoriamo, in particolare, se siano docenti preparati e motivati, con le competenze che servono alla scuola dei prossimi decenni. A nostro avviso, l’immissione in ruolo non può avvenire senza una preliminare verifica delle capacità e competenze – disciplinari e didattiche – dei candidati. Occorre dunque selezionare all’interno delle GAE coloro che hanno insegnato con relativa continuità negli ultimi anni e siano disponibili a una verifica delle competenze. Come dovrebbe avvenire questa selezione ? …. La soluzione più efficace sarebbe, a nostro avviso, un’assunzione degli iscritti alle GAE condizionata a un’apposita prova concorsuale, che metta al vaglio appunto le capacità di insegnamento di questi docenti, molti dei quali in questi anni hanno insegnato poco o nulla. Gli esclusi dovrebbero eventualmente essere risarciti per aver suscitato in loro aspettative di assunzione. Immettere in ruolo 100.000 iscritti alle GAE senza alcun forma di verifica a priori sarebbe anche iniquo, oltre che inefficace: alla luce dell’evoluzione della popolazione scolastica italiana, oltre che dei vincoli di finanza pubblica”. Quale sarà stato l’effetto di queste parole sui commissari che doverosamente le hanno ascoltato ? Temiamo: l’effetto di annullare il potenziale impatto dell’opinione espressa da noi dell’ANIEF e da altri lavoratori della Scuola intervenuti in audizione. Ovviamente, è giusto così, trattandosi della dinamica democratica delle opinioni che si controbilanciano. Resta il problema di questa enorme balena – la Scuola - attorniata da remore. La guidano ? Sfruttano la scia del suo poderoso incedere ? Non lo sappiamo. Di una cosa siamo certi: dal tenore di questa proposta della Fondazione Agnelli si inferisce che i proponenti non conoscono le dinamiche relative alle assunzioni, da concorso e da GaE, dei docenti. La Fondazione Agnelli chiede che i candidati all’assunzione passino attraverso un altro concorso “una preliminare verifica delle capacità e competenze – disciplinari e didattiche – dei candidati”. Per totalizzarne quanti, di concorsi ? Qual è il numero minimo di prove concorsuali che la Fondazione ritiene occorrano per andare in cattedra ? Lo stesso numero di concorsi che occorre per accedere ai quadri della Fondazione Agnelli o ai quadri di partito ? Quadri retribuiti quanto i docenti delle scuole ? Quadri che hanno responsabilità comparabili a quella educativa ? Lo stesso numero che occorre per accedere ai posti della dirigenza nelle pubbliche amministrazioni ? Posti retribuiti quanto i posti di insegnamento ? Lo stesso numero che occorre per accedere nei sancta sanctorum dei ministeri, e della Camera e del Senato, magari in funzione di usciere ? Accedere con retribuzioni pari a quelle degli insegnanti ? La Fondazione Agnelli dichiara di sapere poco: “Degli iscritti alle graduatorie poco sappiamo, al di là dell’anzianità di servizio: ignoriamo, in particolare, se siano docenti preparati e motivati”. Effettivamente, mostra di sapere poco e farebbe bene a chiedere informazioni a noi che siamo dentro la Scuola e che abbiamo servito per molti anni in commissioni concorsuali e nei corsi-concorso. Di ciò di cui poco sa, la Fondazione eviti di parlare seminando zizzania e facendo danno. Vediamo, adesso, pazientemente, di ricapitolare qual è la qualità e la quantità del percorso formativo attraverso il quale gli iscritti nelle GAE giungono in cattedra, e dell’esperienza professionale acquisita (senza ombra di clientele e cordate e patrocini e segnalazioni, com’è invece in altre carriere) grazie al sistema oggettivo e sicuro delle graduatorie. Gli iscritti nelle G.aE. sono più che pronti ad insegnare nelle scuole, in virtù delle competenze acquisite con il percorso abilitante, con master e specializzazioni e possedendo uno preparazione in materia di didattica quale mai nessuna leva di insegnanti ha mai avuto, in precedenza. Io che, negli anni Settanta, vinsi il concorso a cattedra preparandomi a casa con un collega mi sono trovato, dal 2001 al 2009 ad accompagnare il percorso biennale di specializzazione di centinaia di giovani sottoponendoli a 300 ore di tirocinio ! La decisione di abilitare all’insegnamento e di assumere mediante corso-concorso (sperimentata nel biennio 1998-2000, condotta nelle SSIS dal 2001 al 2008, e protratta con due cicli di TFA e uno di PAS) è nata proprio dall’esigenza che non si arrivasse in cattedra digiuni in materia di didattica o grazie all’alea concorsuale (solo, si pensi ai risibili test preselettivi proposti dall’ex ministro Profumo, il cui esito è stato deciso, non di rado, dai tribunali amministrativi). Le competenze disciplinari e didattiche degli iscritti in GaE sono state verificate e valutate da team di docenti, team corposi (ogni specializzando SSIS è stato posto sotto la guida di non meno di 15 docenti, selezionati mediante concorso nei ranghi della scuola, o di estrazione universitaria), quindi meglio in grado di selezionare e valutare, rispetto alle esigue commissioni concorsuali (queste, formate dalla cieca sorte, con esiti che, ho sperimentato personalmente, a volte pietosi). Qualcuno può negare che un biennio di specializzazione rafforza le competenze disciplinari e trasversali dei futuri docenti molto più che una preparazione privata ? Può negare centinaia di ore di esperienza diretta di tirocinio nelle classi scolastiche sia utile a temprare l’attitudine didattica ? Può negare che la selezione per l’accesso alle SSIS valeva, da sola, quanto un concorso a cattedra, per gli effetti selettivi che produceva ? Per non dire delle attività di studio e delle esercitazioni laboratori (non meno di venti, ciascuna conclusa con esame di profitto e assegnazione del voto da parte di una commissione formata da tre docenti), e per non dire che a conclusione del biennio, ogni specializzando ha affrontato la prova concorsuale articolata in tre fasi: prova scritta su argomento sorteggiato al momento della prova; esame orale dinanzi a una commissione formata da non meno di 5 docenti; discussione di un elaborato (malloppi di centinaia di pagine) relativo alle ricerche individuali effettuate nel biennio. Nei due cicli TFA, il complesso di queste attività è stato condensato in un solo anno ma non ha perso quanto a severità della selezione. La Fondazione Agnelli propone che qualcuno torni a valutare questi ottimi professionisti. E chi potrebbe valutarli e selezionarli meglio di come hanno fatto i team istituiti ad hoc con docenti dell’università, e docenti della Scuola individuati, a loro volta, con procedure concorsuali ? Dove intende trovare, la Fondazione, commissioni altrettanto competenti e che possano condurre una valutazione formativa protratta per 1200 ore, dei candidati ? Attraverso quali prove selettive si celebrerebbe l’ennesimo concorso ? Con i quiz che sono stati sperimentati per il concorso a cattedra Profumo ? O si pensa di rimettere su la macchina delle SISS ? Insomma, la proposta di vagliare una seconda volta gli specializzati non è comprensibile sotto il profilo docimologico. Chi la avanza non conosce la questione oppure pensa di migliore i docenti con le forche caudine. Leonardo Maiorca