Ancora in tema di “chiamata diretta triennale”. Cui prodest?
Giova, la chiamata diretta triennale, all’autonomia scolastica o la inciampa? E’ utile a configurare, per i dd.ss., un più elevato inquadramento funzionale nella dirigenza, o li espone a responsabilità connesse a funzioni non pertinenti con la loro formazione? Configura un criterio meritocratico efficace, o per valutare gli insegnanti il criterio meritocratico è quello attuale delle graduatorie ? Rafforza, indebolisce (o non incide) sulla qualità dell’offerta formativa delle singole scuole e delle scuole nel complesso?
° Ancora in tema di “chiamata diretta triennale”. Cui prodest?
La chiamata diretta triennale giova all’autonomia scolastica o la inciampa? E’ utile a configurare, per i dd.ss., un più elevato inquadramento funzionale nella dirigenza, o li espone a responsabilità connesse a funzioni non pertinenti con la loro formazione ? Rafforza, indebolisce (o non incide) sulla qualità dell’offerta formativa delle scuole nel complesso ? Configura un criterio meritocratico efficace, o per valutare gli insegnanti il criterio più efficace è quello attuale delle graduatorie ? La prerogativa del d.s. di scegliere gli insegnanti è una disposizione inserita nel d.d.l. n.2994 a sorpresa, dopo che la Giannini aveva concluso la consultazione on line su “La Buona Scuola”. La ministro confessò di essere “stupefatta” nel costatare che non era lei a potere decidere della Scuola ma incassò il pugno nella carezza e si tenne ben al riparo, nell’accogliente gruppo parlamentare del PD (lei, come molti altri della covata che il senatore Monti ha regalato al Parlamento). Al pugno, la Giannini preferisce la carezza e fa di tutto per meritarla dicendo che sul testo (quale ?) della riforma c’è stata una larga consultazione, che non c’è nel testo la chiamata diretta, che il governo non sta finanziando le scuole paritarie, e cose del genere. Pensa di coglionare milioni di persone ? Il pugno (metaforico; la contestazione) se lo è beccato Fassina, e a leggere l’esule Civati (“Una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica") mi sovviene il San Sebastiano di Mantegna. Siccome le evoluzioni e le dichiarazioni del PD, della Giannini e di Renzi non ci appassionano, dedichiamoci a capire, se riusciamo, quale sia la ratio della chiamata diretta triennale che i responsabili politici hanno avanzato in forma di dogma, senza argomentarla. Cerchiamo aiuto in un articolo, pubblicato su Italia Oggi (28/04/2015), nel quale Antimo Di Geronimo riassume, in tema di chiamata diretta, le criticità del testo del d.d.l.2994 (testo legislativo impreciso e lacunoso, come riportando i rilievi fatti dal Comitato per la legislazione, della Camera, abbiamo scritto il 4 maggio) “…Non si riesce a capire come faranno i presidi ad accaparrarsi i docenti che gli piacciono di più. Specie se lavorano in altre scuole e piacciono a più dirigenti contemporaneamente. E non è chiaro nemmeno come faranno ad attribuire incarichi a tempo determinato ai docenti che sono stati assunti a tempo indeterminato… In pratica non si riesce a capire se sarà cancellata la figura del docente di ruolo e diventeranno tutti supplenti oppure no. E bisognerebbe che il legislatore spiegasse come faranno a farla franca gli insegnanti di ruolo che si rassegneranno a non chiedere più il trasferimento. Inoltre, sempre secondo il servizio studi, non va bene consentire ai dirigenti di utilizzare i docenti per l'insegnamento di qualsiasi materia: per lo meno bisognerebbe specificare che, per essere utilizzati in discipline diverse dalla propria, i docenti dovrebbero almeno possedere il titolo di studio di accesso… Per non parlare poi della precarizzazione dei docenti di ruolo. Sulla questione degli incarichi triennali ai docenti di ruolo, gli esperti della camera spiegano che, per la copertura dei posti assegnati all'istituzione scolastica, il dirigente scolastico dovrà proporre incarichi di docenza di durata triennale rinnovabili ai docenti iscritti negli albi territoriali e al personale docente di ruolo già in servizio presso altra istituzione scolastica. Tale facoltà, dunque, potrà essere esercitata anche nei confronti di docenti di ruolo che non abbiano presentano la domanda di trasferimento. Pertanto, bisognerebbe esplicitare quale sarà la posizione giuridica dei di tali docenti, qualora dovessero accettare l'incarico pur non avendo presentano la domanda di trasferimento e se possano essere fatti oggetto delle eventuali proposte di incarico da parte dei dirigenti… E poi, se il docente piace a più dirigenti? ... Il disegno di legge, infatti, non prevede alcun diritto di prelazione in capo al dirigente della scuola dove il docente presta attualmente servizio. In buona sostanza, dunque, all'inizio di ogni anno scolastico si potrebbe verificare una sorta di situazione da mercato rionale in cui i presidi dovrebbero fare a gara a chi arriva prima. Siccome lo stipendio sarebbe uguale dappertutto, ancora una volta, a fare la differenza sarebbe la vicinanza a casa e, non ultima, la capacità del dirigente scolastico di piacere ai docenti a cui indirizza la proposta. Perché se di proposta si tratta (e questa sembrerebbe l'unica certezza) i docenti con maggiore capacità di seduzione potranno scegliere quale accettare. Quelli con meno appeal dovranno accontentarsi di ciò che resta. Idem i dirigenti le cui proposte saranno rifiutate”. Ieri, in un amaro articolo, Giorgio Israel ha scritto, tra altro: “L’ultimo mega concorso a dirigente scolastico solleva altri dubbi: a parte il numero scandaloso dei test sbagliati tra quelli proposti, moltissimi altri erano espressione di un’ideologia psico-pedagogica che imponeva al candidato di manifestarsi esperto in certa letteratura, e rendeva concreto il sospetto che il ministero volesse selezionare una categoria di persone fidate sul piano ideologico e quindi apprestare le condizioni per rendere la futura autonomia una mera finzione. , l’ultimo mega concorso a dirigente scolastico solleva altri dubbi: a parte il numero scandaloso dei test sbagliati tra quelli proposti, moltissimi altri erano espressione di un’ideologia psico-pedagogica che imponeva al candidato di manifestarsi esperto in certa letteratura, e rendeva concreto il sospetto che il ministero volesse selezionare una categoria di persone fidate sul piano ideologico e quindi apprestare le condizioni per rendere la futura autonomia una mera finzione” (http://www.roars.it/online - 5 maggio 2015). Nei giorni scorsi, la Commissione “Cultura” di Montecitorio – Andrea Marcucci, presidente – ha finto di risolvere la vexata quaestio sostituendo la locuzione “il dirigente sceglie…”, con “il dirigente individua…”! La genialata si trova in un emendamento, già approvato in Commissione, all'articolo 2 del d.d.l. n.2994, e che comporterebbe la statuizione di regole nazionali alle quali il d.s. dovrebbe attenersi nell’“individuare”. Siamo tutti abitatori dei significati e chiunque gestisca un potere lo custodisce in un universo linguistico; ai fini della democrazia diventa, però, decisivo quanta corrispondenza tra ordo verborum et ordo rerum vi sia in ciascuno di questi universi, e se la legittimazione del linguaggio adottato poggi – come a noi sembra – sul kratos dei politici (e dei giornalisti che fanno i finti tonti). Sulla specifica questione, coloro che hanno scioperato il 5 maggio parlano il linguaggio dei principi costituzionali; invece, i decisori politici e gli anonimi estensori del decreto governativo parlano un linguaggio che è il repêchage vagamente ideologico della smithiana mano invisibile e della Legge del mercato, con in più il termine “meritocrazia”. Occorre sapere che il sociologo Michael Young coniò questo termine con accezione negativa (Rise of the Meritocracy, 1958), sicché Marcello Marino ha scritto (www.istitutodipolitica.it/wordpress - 17 marzo 2015): “L’idea di un sistema compiutamente meritocratico poggerebbe sul potenziamento e l’accentramento dei poteri nelle funzioni del preside, che sceglie i suoi docenti, attribuisce e revoca incarichi. Correttezza formale vuole che nessuno riporti la questione alle bassezze di cui molti individui sono capaci. Però, per un miracolo antropologico senza precedenti nella storia, tutti i difetti dell’homo italicus verrebbero immediatamente cancellati da una scelta (la meritocrazia) e da un aspetto cruciale della sua interpretazione (maggior potere decisionale al singolo)”. A parere nostro, la “chiamata diretta” triennale, in quanto affidata alla discrezionalità di una persona (persona umana, non persona divina), contraddice del tutto il criterio meritocratico e lo sostituisce con il familismo. Non ne abbiamo abbastanza, di aree sociali sottratte al diritto ? Della discrezionalità che è stata inoculata nel tessuto dell’impresa pubblica, della pubblica amministrazione, e che chiama in causa la magistratura quotidianamente per porre un argine ai favoritismi ? Vogliamo introdurla nella Scuola, il comparto nel quale, in virtù del criterio meritocratico delle graduatorie, non è stato possibile ai raccomandati, ai parenti dei soliti noti e ai lecchini, di ottenere le cattedre spettanti a chi ha stratificato titoli su titoli, formativi e lavorativi, certificati a norma di legge ? Come si fa a considerare “meritocratico” il fatto di riuscire gradito (per una qualunque ragione) al d.s., e “non meritocratico” il fatto di poter documentare la propria carriera formativa e la propria carriera lavorativa secondo parametri uguali per tutti ? Qual è la ratio di questa partita che si sta giocando ? Proviamo a schematizzare la questione in una rappresentazione che è una sorta di calcolo algebrico; non consideriamo la variabile che il dirigente scolastico applichi alle scelte interessi non legittimi. 1. La chiamata diretta accresce nel docente la motivazione professionale e la resistenza al burnout ? 2. La chiamata diretta triennale migliora la competenza didattica e culturale dell’insegnante scelto ? 3. Continuità didattica e dell’offerta extracurricolare sono favorite dalla chiamata diretta triennale ? 4. Il lavorare in una sede che comporti disagi logistici aumenta la disponibilità di tempo nel lavoro ? 5. Il d.s. che sia in grado di individuare gli insegnanti migliori, potenzia la sua scuola ? Il sistema ? 6. Il d.s. che per incompetenza didattica specifica non sceglie bene favorisce la scuola ? Il sistema? 7. Il d.s. che sceglie un insegnante con specifiche competenze in funzione del POF, crea vantaggio? 8. La chiamata diretta triennale è funzionale all’attuazione del modello dell’autonomia scolastica ? 9. Questa norma costituisce un criterio meritocratico più efficace, rispetto alle attuali graduatorie ? 10.Questa norma è utile ai dd.ss. ai fini di un più elevato inquadramento funzionale nella dirigenza? Analisi. 1. Negativo con riferimento alla scuola singola e al sistema delle scuole in generale (-; -). 2. Negativo con riferimento alla scuola singola e al sistema delle scuole in generale (-; -). 3. Negativo con riferimento alla scuola singola e al sistema delle scuole in generale (-; -). 4. Negativo con riferimento alla scuola singola e non calcolabile rispetto al sistema delle scuole in generale (-; /). 5. Positivo con riferimento alla scuola singola e negativo rispetto al sistema delle scuole in generale (+; -). 6. Negativo con riferimento alla scuola singola e non calcolabile rispetto al sistema delle scuole in generale (-; /). 7. Positivo con riferimento alla scuola singola e non calcolabile rispetto al sistema delle scuole in generale (+; /). 8. Negativo con riferimento alla scuola singola e al sistema delle scuole in generale (-; -). 9. Negativo con riferimento alla scuola singola e al sistema delle scuole in generale (-; -). 10. Positivo con riferimento alla scuola singola e al sistema (+; +). Conclusioni. Nel 65% degli esiti considerati, l’introduzione della norma è controproducente; nel 20%, è utile; nel 15% dei casi è indifferente. In un caso, il n.5, il vantaggio della singola scuola che sceglie bene è svantaggioso all’equilibrio del sistema marcando la distinzione tra scuole efficienti e scuole inefficienti (ma non possiamo credere che questo sia l’obiettivo che i decisori politici hanno affidato alle anonime teste d’uovo che hanno lavorato al decreto). In un solo caso si ha il doppio positivo, nel caso 10; ma per capire ciò avremmo potuto evitare di fare questi calcoli, sarebbe bastato osservare l’entusiasmo dei dd.ss. per il decreto. Ogni acidduzzu canta ‘nto so nidu.
Leonardo MAIORCA