PD. E’ dialettica interna?
Nel linguaggio politico, questa locuzione denota un ampio numero di situazioni ma altre ne camuffa ipocritamente.
° PD. E’ dialettica interna?
Nel linguaggio politico, questa locuzione denota un ampio numero di situazioni, e altre ne copre ipocritamente. Confrontando la renziana “riforma” (!?) della Scuola, e ciò che Walter Tocci (della minoranza PD) scrive nel suo blog, pensino ora i venticinque lettori di questa rubrica se c’è compatibilità tra le due visioni o se parlare di dialettica interna al PD sia mera ipocrisia. Riportiamo alcune delle argomentazioni del Senatore Tocci; ne terrà conto Renzi, nella discussione che annunzia di riaprire ? “Perfino Matteo Renzi ora consiglia di non chiamarla Riforma della scuola. Ha proprio ragione. Non si vede il cambiamento strutturale della scuola italiana. Non c’è alcuna strategia per rimuovere gli ostacoli che impediscono al nostro sistema di assolvere pienamente ai compiti repubblicani: la diseguaglianza nell’accesso e nell’esito dell’istruzione, soprattutto nel Mezzogiorno; le scarse risorse che hanno frenato l’adeguamento della didattica ai caratteri del mondo nuovo; la struttura dei cicli, vecchia e ridondante, che costringe i giovani a rimanere a scuola un anno in più perdendo nelle superiori i buoni risultati raggiunti dalle elementari; la regressione degli apprendimenti negli adulti… Il disegno di legge è privo di idee e di progetti…. L'autonomia diventa un alibi per coprire il vuoto delle politiche nazionali. L'organico dell’autonomia… è stato pensato per risolvere le contraddizioni della politica del personale, il vero e unico argomento del ddl. È ottima l'intenzione di chiudere la vicenda delle graduatorie dei precari… Tuttavia… i profili dei neoassunti non sempre corrispondono ai fabbisogni delle scuole. Si potrebbe creare uno squilibrio tra l’offerta di certe discipline e gli insegnamenti che servono… L’organico dell’autonomia svolge due funzioni molto diverse e tendenzialmente conflittuali: a) aumento della qualità dell’offerta formativa, secondo una ventina di obiettivi definiti all’articolo 2; b) gestione delle risorse finalizzata a ridurre gli squilibri tra assunzioni e fabbisogni nonché a coprire le supplenze. È evidente che le esigenze della seconda funzione prevarranno sugli obiettivi della prima.… Secondo i sindacati i vuoti del turnover ammontano a 90 mila e di conseguenza l’organico aggiuntivo si riduce a 10 mila posti. Sarebbe un livello inadeguato a gestire entrambe le funzioni e forse già insufficiente per le supplenze. Chiederemo al governo di chiarire questo punto cruciale. L’aumento di fondi riguarda solo le assunzioni aggiuntive, mentre il turnover è già coperto dall’impegno di spesa per il personale in servizio che va in pensione. Se davvero le 50 mila assunzioni aggiuntive fossero solo 10 mila, ci sarebbe lo spazio, senza ulteriore aggravio, per consentire l’accesso ad altri 40 mila precari, oltre quelli già previsti. … L’impegno diretto del Presidente del Consiglio poteva essere una risorsa utile, se applicato a una vera riforma. Quando, invece, si è accorto del vuoto, il giocatore brillante ha sopperito alle carenze della squadra tentando di risolvere la partita con una mossa ad effetto. Ha inserito nel disegno di legge certe proposte nuove di sicuro impatto mediatico e di scarsa sostanza, scelte accuratamente per suscitare scontro ideologico che potesse alzare la tensione fino a coprire l’assenza di contenuti. È ricorso al consueto repertorio imponendo anche alla scuola le ricette già viste nei mesi passati: a) “l’uomo solo al comando” stavolta è il preside che nomina gli insegnanti e assegna aumenti di merito; b) il “Jobs Act del docente” cancella la titolarità della cattedra e rende possibile il trasferimento dopo tre anni, intaccando la libertà di insegnamento. Proprio come il lavoratore che perde la tutela dal licenziamento ingiustificato; anche nella scuola, all’inizio solo per i nuovi assunti, ma a regime per tutti. Sono soluzioni… del tutto estranee alle reali esigenze e alla complessa logica della scuola. L’ideologia dominante vorrebbe applicare le leggi di mercato - che già zoppicano in economia, come si è visto nella crisi – anche alle dinamiche non lineari di un mondo vitale come la scuola. I conti non tornano…. Il potere di nomina concentra in alcune scuole i presidi e gli insegnanti più bravi; le altre scuole peggiorano… Si è diffusa una retorica della meritocrazia che propone un uso poco intelligente del merito…. Le risorse pubbliche devono essere spese per innalzare la qualità dell’intero sistema, non una parte contro l’altra. … Bisogna riscrivere il testo di legge seguendo una logica diversa, almeno su tre questioni cruciali. A) La dignità dell’insegnante. Come si valorizza una risorsa tanto preziosa ?... Si deve costruire uno sviluppo professionale che approdi a una nuova figura: il Maestro della didattica, l'insegnante esperto che oltre l’attività docente svolge funzioni di sostegno delle competenze didattiche anche in relazione con la ricerca universitaria, cura i piani di formazione, facilita le forme di mentoring e tutoring dei docenti, l'orientamento degli studenti, la riflessione sulle emergenze educative e la diffusione delle buone pratiche nelle reti di scuole. … Nella pratica le disfunzioni più gravi derivano dalla piccola percentuale di insegnanti che hanno smarrito o non hanno mai avuto l'attitudine al mestiere. … Non si può costringere una persona che non vuole più insegnare a rimanere in cattedra tutta la vita. È più saggio consentire, su richiesta degli interessati, la via d’uscita dalla docenza, mediante il trasferimento in altri settori della pubblica amministrazione nei posti che si liberano con i pensionamenti, senza aggravi per le finanze…. La politica pubblica deve valorizzare l’insieme dei “sufficientemente buoni” che forma il carattere di un sistema scolastico nazionale. Negli ultimi decenni, sono stati demotivati e penalizzati da quasi tutti i provvedimenti legislativi: il blocco degli stipendi, la mancanza di risorse, la complicazione burocratica. Rimaneva solo una forza a loro disposizione, la titolarità della cattedra e la libertà di insegnamento. Se viene meno anche quest’ultimo riconoscimento, si ferisce la dignità dell’insegnante. La ragione profonda della protesta che il governo non riesce neppure a capire. b) …Si tratta di rafforzare la cultura della valutazione mediante la formazione mirata, le buone pratiche, la consapevolezza dei risultati anche quantitativi. Di grande utilità è proprio il dialogo che può venire tra l’autovalutazione interna e la verifica dei risultati da parte di soggetti esterni qualificati. È la condizione per migliorare la qualità a tutti i livelli, dall'équipe docente, alla scuola, al territorio fino al sistema nazionale. …c) Il buongoverno della scuola. I nuovi poteri conferiti al dirigente scolastico sono inutili o dannosi. … Il buongoverno della scuola dipende dal clima di condivisione - dalla qualità delle relazioni tra pari - e può essere deteriorato dallo squilibrio dei poteri amministrativi. …Innanzitutto, porre fine alle distorsioni della politica ministeriale. Circa un migliaio di scuole sono oggi senza titolare, le assunzioni sono state realizzate mediante discutibili concorsi, basati su quiz spesso sbagliati, con regole farraginose che hanno creato il blocco delle graduatorie e un contenzioso spaventoso… Sorge allora una domanda politica: ma il governo aveva proprio bisogno di creare uno sconquasso per approvare un provvedimento tanto modesto? Si potevano evitare tante proteste se nella scrittura del ddl il Ministro non avesse commesso tanti errori madornali che i deputati del Pd hanno dovuto in parte correggere, senza però cambiare la logica. Non c’era bisogno di alzare i toni della propaganda per un disegno di legge che rimesta cose vecchie… Per uscire dal vicolo cieco ci vorrebbe una mossa del cavallo, come ho proposto a Renzi nell’ultima riunione dei parlamentari. Stavolta dovrebbe stupire l’opinione pubblica dando una prova di saggezza per sbloccare la situazione. C’è un modo semplice, si può approvare rapidamente la parte del ddl relativa alle assunzioni con le norme strettamente connesse all’organico potenziato e con le necessarie modifiche, per poi proseguire nelle commissioni parlamentari ad una profonda riscrittura che modifichi la logica del testo attuale. … Si aprirebbe la possibilità di una riscrittura profonda della legge cambiandone la logica correggendo errori di sistema, aggiungendo le riforme che mancano. (https://drive.google.com/file/d/0BxkCNytKMnQXOVVreVJxclUwMGs/view?pli=1) Diamo, in sintesi, le proposte del sen. Tocci (che nella VII Commissione dissente, unitamente ai senatori Mineo e Rubbia, dal testo del d.d.l. n.1934, e dall’emendamento avanzato dall’on. Puglisi). •- E' benvenuta la disponibilità di Renzi a ridiscutere sulla scuola, se si intende fare sul serio. Non è questione di singoli emendamenti, c’è da riscrivere una riforma mancatache non risolve i problemi; •- Le cose da fare sono indicate dalla commissione De Mauro nominata dal precedente governo. Basta tirare fuori dai cassetti quella proposta, stanziare i fondi, coinvolgere gli attori sociali e mobilitare tutte le istituzioni della Repubblica; •- Con il preside che sceglie gli insegnanti senza rispettare le graduatorie si rischia di aumentare il clientelismo, portando nella scuola i fenomeni negativi già visti nella sanità. Si rischia di accentuare gli squilibri già presenti tra le migliori esperienze e quelle dei territori del disagio. C'è il pericolo di creare scuole di tendenza ideologica o religiosa proprio nel tempo dei fondamentalismi; •-Si riconosca il merito introducendo la figura dell’insegnante esperto che aiuta i docenti più giovani, orienta gli studenti e cura l’innovazione didattica; •- Per garantire il diritto allo studio bisogna finanziare le borse a favore dei “meritevoli, anche se privi di mezzi”, come dice la Costituzione. Le borse furono introdotte dalla legge di parità, la n. 62 del 2000, ma sono state cancellate da Tremonti. Ora verrebbero sostituite dai bonus fiscali, finanziando i ceti più abbienti a discapito dei redditi bassi. Non si può accettare che la destra sferri il colpo finale alla legge di parità con i nostri voti; •- Bisogna ridurre il numero di studenti nelle classi per fare davvero la buona scuola; •- Si rinnovi il contratto di lavoro e gli insegnanti decideranno a loro piacimento come spendere gli adeguamenti salariali. •- Sulle assunzioni bisogna partire dalle esigenze delle scuole. Per coprire il fabbisogno non bastano le graduatorie a esaurimento, bisogna attingere anche alle professionalità maturate dagli insegnanti abilitati. C'è lo spazio per assumere subito 30-40 mila precari oltre i 100 mila previsti, utilizzando successivamente il turnover, senza ulteriori aggravi di bilancio. Occorre un piano pluriennale di assunzioni per superare definitivamente il precariato, riservando solo ai concorsi l'accesso dei nuovi insegnanti. •-Renzi ha riconosciuto con grande onestà di aver sbagliato. È segno anche di una sua sensibilità al tema. Per la prima volta un presidente del Consiglio mette la scuola al primo posto dell'agenda di governo. Non sprechiamo l'occasione. Si deve cambiare la logica dell'attuale proposta. (http://waltertocci.blogspot.it/2015/06/se-renzi-riconosce-lerrore-sulla-scuola.html).