O lo fanno segnare, o si porta via il pallone
Una riforma uscita da mani anonime, una pseudo consultazione on line su La buona Scuola, emendamenti governativi che modificando le parole non spostano di una virgola le questioni essenziali, sordità assoluta sulle argomentazioni avanzate dai lavoratori della Scuola.
° O lo fanno segnare, o si porta via il pallone
Una “riforma” (?!) uscita da mani anonime; una pseudo consultazione on line sulle Linee guida La buona Scuola; il 3 settembre scorso, l’annuncio di 148.100 mila assunzioni in ottemperanza alla direttiva 1999/70/CE e alla sentenza del Giudice comunitario; alla Camera, un d.d.l. gemello brutto de La Buona scuola; a Montecitorio, in VII commissione, audizioni a gritta a gritta e emendamenti governativi finti che non spostano di una virgola le questioni essenziali; nell’Aula della Camera, una passeggiata in surplace (in virtù di una legge elettorale già dichiarata incostituzionale, il PD fruisce di un surplus di deputati come premio di maggioranza); non così è stato nella Commissione permanente VII del Senato dove il rapporto tra maggioranza e opposizione è di 12 a 15 (essendo in dissenso dal partito i senatori PD Corradino Mineo, Walter Tocci e Carlo Rubbia, il fisico al quale nel 1984 è stato conferito il Nobel); per i tre dissidenti si è ventilata la sostituzione con altri colleghi più malleabili (la cosa è stata fatta qualche mese addietro, per altra emergenza del Governo). Si aggiunga che il senatore Mario Mauro, passato all’opposizione, la settimana scorsa ha fatto uno scherzo da prete, a Renzi, su un aspetto importante del d.d.l. n.1934: il parere di “costituzionalità”. E si aggiunga che Renzi non ha tenuto nel minimo conto le argomentazioni avanzate con la protesta di 700000 lavoratori della Scuola e intellettuali delle università e dei centri di studio e ricerca. In questi giorni , il premier affetto da “annuncite” si produce in altre contraddizioni: intervistato da Vespa, Renzi aveva detto che, per i primi di luglio, avrebbe indetto una conferenza sulla Scuola; subito dopo, però, è tornato ad annunziare il ritiro del d.d.l. n.1934 dalla VII Commissione del Senato e il trasferimento direttamente all’Aula (ponendo il voto “di fiducia”) dove conterebbe sul vecchio, intramontabile “trasformismo” della storia parlamentare del nostro Paese. Trasformismo perfino sul tema della istruzione, ciò che è l’anima dell’autonomia delle persone e che è il presidio della democrazia. Fine delle ideologie e delle idealità ! Attendiamo che Renzi finisca di sfogliare la margherita, e faccia sapere definitivamente che cosa intende fare; l’ufficialità la si potrebbe avere oggi, alla ripresa dei lavori in commissione, quando il presidente Marcucci, prendendo atto dell’impossibilità di dare costrutto al lavoro, potrebbe consegnare all’Aula la patata bollente, senza il voto della Commissione. Il Leader Annunciatore fa sapere: “Le scuole non sono ammortizzatore sociale”. Evidentemente non ha capito (o finge di non capire) che, nell’a.s. in corso, l’organico “di fatto” dei docenti ha ecceduto di molte decine di migliaia i quadri organici “di diritto”, e che pertanto molte decine di miglia di supplenti annuali e supplenti a termine hanno sottoscritto contratti a t.d. per garantire l’offerta curricolare. Nel prossimo a.s., le 100.701 assunzioni prospettate dal giovane fiorentino saranno insufficienti a coprire anche solo le supplenze e il turn over dei pensionamenti, per l’offerta formativa curricolare sulle cattedre ordinarie. Se Renzi non ha capito, Marcello Pacifico non ci mette niente a rispiegarglielo: “Circa 50mila posti liberi sono già esistenti, tra quelli liberi e i prossimi pensionamenti. Per scoprire che ve ne sono altri 50mila vacanti, basterebbe realizzare un vero censimento sui tanti posti liberi, considerati oggi a torto dall’amministrazione solo da supplenze annuali sino al 30 giugno dell’anno successivo: solamente sul sostegno ce ne sono 30mila, cosiddetti in deroga, che vanno considerati utili per le immissioni in ruolo”. E se Marcello Pacifico, Renzi non vuole ascoltarlo, c’è la Cgil a spiegare: “… 16.502 posti disponibili da coprire in organico di diritto (posti comuni più sostegno su cui sono state conferite supplenze annuali fino al 31 agosto), più tutti i posti che si liberano per pensionamento al 1 settembre 2015, e cioè 18.790. Inoltre, nel numero delle supplenze al 30 giugno, ci sono sicuramente qualche migliaio di contratti stipulati dai dirigenti scolastici su posti liberi al 31 agosto. Quindi la sola copertura sui posti liberi anche senza la riforma va oltre i 40mila… Per il 2014/2015 circa 80.800 supplenze fino al 30 giugno su posti comuni e circa 46.878 su sostegno. Quindi, in questo anno scolastico, sono stati attivati circa 127.500 contratti per personale docente a tempo determinato fino al 30 giugno». Ipotizzando «prudentemente» che «il 50 per cento di questi siano posti interi a 18 ore settimanali, la disponibilità sarebbe comunque pari a 63mila unità… Il resto, se coperto da contratti su spezzoni orario ed ipotizzando una media di 9 ore, comporta ulteriori 31mila posti. La scuola - quindi - già oggi per funzionare ha bisogno di 94mila posti in organico di fatto», continua la FLC. «Sommando ai posti totali che la scuola già utilizza sfruttando il lavoro precario (almeno 134mila)”. Faccia o no, Renzi, le assunzioni dei 100700 docenti precari, in sostanza la spesa per retribuzioni resterà sostanzialmente la stessa, anche per l’a.s. 2015-16: serve a retribuire lo stesso numero di insegnanti, sia che li si voglia come titolari sia come supplenti. La differenza, semmai, è nella qualità della vita di questo personale (guarda caso, giovani della stessa generazione di Renzi) che il Rottamatore contribuirebbe a rottamare se non si sbriga ad ubbidire alla sentenza della CGUE (l’ANIEF è stata l’organizzazione che ha posto per prima la questione dinanzi al Giudice comunitario) disponendo le assunzioni a t.i di giovani invecchiati presto, chiaramente per colpa di una classe dirigente incapace, ridicola, che ha messo in ginocchio l’Italia; giovani che già hanno messo una croce sulla prospettiva pensionistica, e che Renzi vorrebbe anche privare di diritti sanciti dai magistrati. E ci sarebbe una seconda conseguenza negativa, se Renzi non si sbrigasse, questa a carico degli alunni: vedrebbero perpetuarsi il sempiterno valzer dei docenti; il vantaggio della continuità didattica, già in atto una chimera, è bene che qualcuno lo spieghi, a Renzi con riferimento al sua intenzione di togliere ai docenti anche la titolarità della sede di servizio. Si consideri che cosa scrive il senatore PD Walter Tocci: “La dignità degli insegnanti….. Negli ultimi decenni, sono stati demotivati e penalizzati da quasi tutti i provvedimenti legislativi: il blocco degli stipendi, la mancanza di risorse, la complicazione burocratica. Rimaneva solo una forza a loro disposizione, la titolarità della cattedra e la libertà di insegnamento. Se viene meno anche quest’ultimo riconoscimento, si ferisce la dignità dell’insegnante”. (https://drive.google.com/file/d/0BxkCNytKMnQXOVVreVJxclUwMGs/view?pli=1). Si consideri anche che la mancata stabilizzazione dei precari aprirebbe alla prospettiva di un aggravio della spesa erariale, per via degli indennizzi a favore dei precari riconosciuti dai giudici del Lavoro in applicazione della sentenza della CGUE, e per via di quella stangata di due miliardi E. che il Codacons calcola verrebbe comminata all’Italia dalla U.E. Qualcuno ha detto che, collegando l’assunzione dei precari all’abbattimento del loro profilo professionale, Renzi ricatta il Parlamento e la scuola. Noi non riusciamo a vedere nel giovane fiorentino un ricattatore, semmai è un esecutore: intravediamo dietro di lui i centri di potere che questa nostra Costituzione l’hanno sullo stomaco. Le assunzioni, Renzi deve farle, con le buone o con le cattive, per tutti i docenti che ne hanno maturato il diritto avendo lavorato con contratti a t.d. illegalmente reiterati per più di tre anni. Renzi può scegliere tra l’assumersi il merito delle assunzioni e il subirle dalla CGUE a suon di multe, e dalla magistratura del lavoro che per la reiterazione dei contratti a t.d. commina indennizzi a carico dell’erario e dispone l’assunzione a t.i. Renzi minaccia di riprendersi il pallone dalla VII Commissione del Senato e di riaprire la partita nell’Aula del Senato (se la renziana riforma del Parlamento fosse già operante, questo passaggio non occorrerebbe, perché non si avrebbe la seconda lettura legislativa in Senato) dove pensa di incrociare avversari più abbordabili. Quali ? I senatori del Centro Destra che venissero in soccorso del Governo. Ma perché alcuni del PDL dovrebbero venire in soccorso ? Perché l’ispirazione complessiva della renziana “riforma” scolastica collima, sotto diversi aspetti, con il modello inutilmente proposto dall’on. Valentina Aprea (quando presiedeva la VII Commissione a Montecitorio e quando, assessore della Giunta regionale lombarda, lo vide bocciare dalla Consulta). Non è un caso che, in VII Commissione alla Camera, i pochi emendamenti che la relatrice Maria Coscia (PD) ha accolto sono stati quelli proposti da Elena Centemero, senatrice del FI-Pdl. Così Andrea Carlino preconizza, al Senato: … Un "soccorso azzurro" potrebbe manifestarsi nella forma di assenze in Aula al momento della chiama da parte di diversi senatori forzisti…”. (latecnicadellascuola.it – 19 giugno 2015).L’esecutivo è convinto di avere i numeri per passare in Senato (entro questa stessa settimana) e tornare, quindi, all’ultimo giro alla Camera con un testo non più emendabile. Il nostro parere è che, se decidesse per questo iter, Renzi marcherebbe due autogol: - accettando il soccorso del PDL minerebbe la base politica del proprio governo (e, accadendo ciò su un provvedimento di enorme importanza, dovrebbe consultare il Presidente della Repubblica circa l’agibilità democratica del percorso successivo); - alienerebbe al PD la quota del consenso elettorale tradizionale che viene dai lavoratori della Scuola. Leonardo MAIORCA