° Una norma di buon senso, nella recente manovra economica correttiva
L’art.16 comma 9 del decreto legge 98/2011 (convertito in legge n.111/2011) modifica la disciplina sui controlli (di cui al d.lgs.165/2001, art.55 septies, comma 5) delle assenze per malattia dei pubblici dipendenti: le visite fiscali non vanno più disposte obbligatoriamente per tutti. La necessità di contenere la spesa pubblica è stata, questa volta, buona consigliera. Riportiamo, di seguito, il testo del comma 9.
“Le pubbliche amministrazioni dispongono per il controllo sulle assenze per malattia dei dipendenti valutando la condotta complessiva del dipendente e gli oneri connessi all'effettuazione della visita, tenendo conto dell'esigenza di contrastare e prevenire l'assenteismo. Il controllo è in ogni caso richiesto sin dal primo giorno quando l'assenza si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative. Le fasce orarie di reperibilità entro le quali devono essere effettuate le visite di controllo e il regime delle esenzioni dalla reperibilità sono stabiliti con decreto del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Qualora il dipendente debba allontanarsi dall'indirizzo comunicato durante le fasce di reperibilità per effettuare visite mediche, prestazioni o accertamenti specialistici o per altri giustificati motivi, che devono essere, a richiesta, documentati, è tenuto a darne preventiva comunicazione all'amministrazione. Nel caso in cui l'assenza per malattia abbia luogo per l'espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici l'assenza è giustificata mediante la presentazione di attestazione rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privati, che hanno svolto la visita o la prestazione».
° Contratti a t.d. reiterati: altalena delle sentenze
Il giorno 26 leggevamo su ItaliaOggi (il quotidiano che con maggiore competenza ed assiduità si occupa di questioni scolastiche) di una sentenza sfavorevole; il giorno 27 leggiamo su la Repubblica di una sentenza favorevole.
Nel primo caso, si è trattato di una sentenza d’appello: il Tribunale di Perugia ha ribaltato (sentenza n.341/2011 del 16 luglio scorso) la sentenza che in primo grado condannava il Miur al risarcimento del danno prodotto con il reiterare le supplenze. Nel secondo caso, la notizia è che il giudici civili del Tribunale di Trani hanno accolto il ricorso di una docente, precaria da oltre sette anni e attualmente in servizio: ha ottenuto la conversione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato, e le è stato riconosciuto il diritto a un indennizzo (sette mensilità).
° Strattonata a destra e sinistra, la ministro Gelmini deve decidere qual è il criterio per le oltre 30 mila assunzioni imminenti
Giocherellare con le sentenze sembra diventato uno sport nazionale: in origine, era quello preferito dai responsabili del Miur, ora conta tifosi tra i politici e i sindacalisti.
Le sentenze ci sono, ci sono anche le leggi (nel decreto Sviluppo si dice che parte delle assunzioni vanno fatte utilizzando le graduatorie del 2009/2010). E allora non ci piacciono affatto quelli che, per recuperare consensi, alimentano le divisioni tra i precari, e il rancore nei riguardi dei 31 mila che hanno scelto di cambiare provincia di titolarità per le graduatorie a esaurimento. Per questi colleghi è invalso il termine “cambisti”. Alessandra Ricciardi (ItaliaOggi - 26 luglio 2011) dà notizia di precari che “si mobilitano contro l’avanzata dei cambisti… Sulla sola Roma sono 5mila. I vecchi iscritti temono che saranno proprio i nuovi arrivati a fagocitare, in virtù di punteggi più sostanziosi, gran parte dei posti disponibili. I prof romani si sono rivolti alla Lega….. La vertenza sta prendendo piede in tutte le regioni centro-settentrionali e sta diventando politica. Nel Veneto, per esempio, il PD e tutti i gruppi consiliari hanno firmato una mozione per chiedere al presidente della giunta di muoversi nei confronti del governo, per congelare le graduatorie 2010/11 evitando l’inserimento “a pettine” di personale docente proveniente da altre province. Insomma proprio quello che aveva a lungo chiesto la Lega nord…”.