Utilizzati come strumento di comparazione e per la valutazione di sistema, i test “strutturati” sono centrali e imprescindibili; invece, per la valutazione sommativa di singoli studenti, in sede d'esame, vanno correlati all'esito di verifiche (aperte o semistrutturate) più adatte a “indicare” le competenze più elevate della scala tassonomica, quelle previste negli OSA degli studenti delle scuole secondarie superiori.
Dev'essere rimasta sorpresa e deliziata, la Gelmini, da quella che dev'esserle sembrata l'efficacia del test Invalsi per la classe terza media; ora medita di introdurlo anche tra le prove dell'esame di Stato per le scuole superiori, a partire dal giugno 2012:“Serve una valutazione oggettiva delle conoscenze degli studenti”, ha detto, fiduciosa. La novità consisterebbe nel carattere “nazionale” del test, in quanto la Terza prova, introdotta dal ministro Luigi Berlinguer nel 1999, adesso è preparata localmente dalle commissioni esaminatrici. Conquisa subitaneamente, temiamo sia rimasta abbacinata dal mito dell'obiettività, poiché ha dichiarato: “… dovrà garantire omogeneità di giudizio indipendentemente da scuole e commissioni”, parole che lasciano trasparire (a parte la solita sfiducia nella professionalità dei docenti), la stessa ingenuità del paziente che insiste col medico perché le prescriva l'accertamento radiografico. Gli accertamenti ci vogliono, ma non sono il cuore della diagnosi personalizzata sul singolo alunno (“la base della valutazione”, dice il Ministro lodando la prassi docimologica di altri Paesi), poiché vanno, come dire, “incrociati” con altri descrittori di cui la commissione è abbondantemente munita; e si tratta di descrittori ben più significativi di quelli connessi a prove del tipo vero/falso. Occorrere essere professori per capirlo o, appunto, occorrere essere medici. Confidiamo nei consiglieri del ministro, per non finire con l'importare la prassi dei Paesi nei quali di fatto i test sono “la base della valutazione”.