Scuola: Aggiornamenti in progress - lunedì, 26 marzo 2012

° Ancora sulla consultazione pubblica in tema di valore legale del titolo di studio
Come è noto, il premier Monti ha ritenuto di consultare l’opinione pubblica sul tema.
Le ragioni di questa iniziativa si leggono nel sito istituzionale del Miur: “ L’apertura ai contributi esterni di coloro che hanno interesse nei confronti della decisione pubblica assicura numerosi benefici: a) Primo tra tutti quello della trasparenza. Maggiore partecipazione alla costruzione dei contenuti delle decisioni significa assicurare ai cittadini uno strumento ulteriore di controllo sull’attività delle amministrazioni. b) Secondo beneficio, non meno importante, è quello della accessibilità: per i cittadini, un governo più inclusivo, disposto ad ascoltare e accogliere le opinioni dei destinatari delle decisioni. A sua volta dalla partecipazione il Governo trae preziose indicazioni, utili a modellare la propria attività sulla base delle esigenze concrete della “base”, i cittadini e le imprese. c) Il terzo vantaggio, infine, è l’allineamento ai principi generali europei in tema di consultazioni pubbliche.. Ed è proprio in questa direzione che muove il Governo. Rendere cioè lo strumento consultivo una pratica diffusa, da utilizzare in tutte le occasioni in cui un tema particolarmente complesso e dibattuto divida l’opinione pubblica”. L’accoglienza alla consultazione on line non ripaga queste buone intenzioni. Nel sito del Miur si legge, anche, che occorrerebbe una disciplina normativa organica del valore legale del titolo di studio specie per ciò che attiene all’accesso alle professioni e al pubblico impiego. Nell’aggiornamento di Venerdì 23 marzo, abbiamo espresso perplessità su questa specifica consultazione. L’iniziativa del governo sembra finalizzata a fare accettare quello che è in pectore un convincimento in Monti, acquisito con studi ed esperienze internazionali (nel sito Miur, si sottolinea: “In Europa, la condivisione dei contenuti die decisioni pubbliche costituisce da tempo prassi consolidata”). Nella personalità culturale del premier non v’è traccia di demagogia e men che meno v’è l’inclinazione sofistica a volgersi intorno cercando che cosa sia bene fare, che cosa altri, la maggioranza, farebbe; sSa bene che sta al governo proporre. Resta quindi l’impressione che la consultazione nasca, per metà, da propositività innovativa à la page e per metà da “graziosa” attenzione alle opinioni altrui (atteggiamento non raro nei professori che siano benevolenti). C’è però da dire che i provvedimenti in materia di politica universitaria, Profumo non li concorda certo con la base, e doverosamente li ricava dalla proposta politica del governo; non viviamo nella repubblica di Rousseau. Giovedì scorso, il ministro Profumo ha ottenuto dalla Commissione Cultura della Camera l’approvazione di due provvedimenti attuativi della Riforma universitaria Gelmini: uno sul diritto allo studio (assegna, per l’erogazione delle borse di studio, le risorse già programmate), e uno consentaneo alle decisioni della Gelmini, a freno del turn over del personale universitario. Stando così le cose, l’immagine del governo che dà prova di volere e sapere avvalersi della comunicazione telematica per ascoltare la base, male si attaglia all’immagine del ministro che non dà soluzioni alle pressanti esigenze delle università. Nel merito della consultazione: se un governo non garantisse la spendibilità professionale dei titoli di studio che ha istituito sarebbe da giudicarsi alla stregua di un governo che non garantisse la convertibilità dei titoli emessi o la circolazione della divisa. L’esperienza lavorativa è bene che sia riconosciuta nel percorso formativo (ci piace lo fortunato slogan “Laurea la tua esperienza”), e lo è mediante il sistema dei crediti, con la reciprocità dei percorsi di scuola secondaria e lavoro, con le strategie della Lifelong education e della Educazione ricorrente, ma ciò postula il riferimento ai corsi di studio certificati con diplomi e laurea. Invece, l’abolizione del valore legale dei titoli invertirebbe il criterio di riferimento tra esperienza di lavoro e laurea; a questo proposito, da tempo, nel mercato del lavoro si è verificato un certo appannamento del valore del titolo di studio, e di recente perfino l’ostracismo a laureati: sono comportamenti che non fanno onore agli imprenditori, e che è impensabile sfiorino la mente dei governanti.

° Concorso 2012 “L’Europa cambia la scuola”
Il bando, pubblicato nel sito del MIUR, è rivolto alle scuole italiane di ogni ordine e grado che abbiano realizzato iniziative di cooperazione con scuole di paesi europei.
Annualmente, ai dieci istituti che risultano meritevoli del riconoscimento, viene assegnato un LABEL di qualità accompagnato da una piccola somma in denaro. Il concorso promuove fra le scuole coinvolte nella cooperazione europea un percorso di riflessione e consapevolezza: ad ogni scuola si chiede di "raccontare" il percorso realizzato facendo emergere il valore aggiunto apportato dalla esperienza di cooperazione alle finalità della scuola, alla organizzazione didattica e gestionale, ai processi di apprendimento-insegnamento contenuti nel POF.