Scuola: Aggiornamenti in progress - venerdì, 22 giugno 2012

° I bambini della prima elementare di Pontremoli non ammessi alla classe successiva
Missione compiuta, il caso lo risolvono gli ispettori scolastici. Ma quanta ipocrisia !

“Nel corso dell’anno il corpo insegnante della “Tifoni” non ha avviato una serie di comportamenti didattici necessari per aiutare i bambini indietro, e non ha mantenuto con i loro genitori un rapporto costante, necessario in questi casi… la direzione generale del Miur… chiederà alla scuola di riconvocare il consiglio di classe e di rivedere la posizione dei cinque bambini alla luce delle nuove indicazioni. Si valuterà in quella sede se cambiare il giudizio finale e far ripartire il percorso degli studenti dalla seconda.” (Fonte: repubblica.it – 20 giugno).
E, però, dall’articolo di stampa si evince che esiste un problema, a monte della ipotizzata omissione di comportamenti didattici necessari da parte del corpo docente, problema che configura una responsabilità a carico dei responsabili politici del MIUR: “L’istituto di Pontremoli più volte è stato citato per il problema delle “classi pollaio”, i troppi bambini in aula”.
L’ipocrisia sta, allora, nel fatto che si vuol prosciugare il mare con un secchiello (l’ispezione). Gli ispettori li inviino in tutte le scuole deve esistono classi pollaio, a vedere se gli interventi didattici supportavi vengono effettuati… o meglio, possono essere effettuati ! Perché le classi pollaio sono numerose, e a macchia di leopardo sul territorio nazionale, e dunque gli insegnanti devono ottimizzare come possono gli interventi didattici. I comportamenti omissivi che finiscono con il costituire concause di bocciature vengono (a volte, e comunque molto raramente, specie nel caso di alunni molto piccoli) alla luce; altri comportamenti omissivi su alunni che, in un modo o nell’altro, sono poi ammessi alla classe successiva senza che abbiano raggiunto gli obiettivi necessari restano senza conseguenza formale. E però, nella sostanza restano pesanti nello sviluppo dell’apprendimento degli alunni, negli anni successivi: costituiscono quelli che i pedagogisti denominano “deficit cumulativo”. E la responsabilità ne è dei ministri che – per fare cassa – aggravano il rapporto numerico docente/alunni.
Lasciando stare le notazioni polemiche, segnalo che i pedagogisti (M.Laeng, in particolare) hanno molto insistito sulla necessità di osservare, nella prativa docimologica, i c.d. “periodi educativi”, come avviene in non pochi Paesi europei. Nel modello scandinavo (Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda), dove il ciclo primario e secondario sono unificati nei nove anni della scuola obbligatoria e non si procede a bocciature né a valutazioni annuali, la prima valutazione si effettua al penultimo anno. La Legge 30/2000 (la tramontata riforma Berlinguer) prevedeva i periodi didattici, denominandoli “cicli biennali”. La Legge 53/2003 (la tramontata riforma Moratti) prevedeva 2 “periodi didattici biennali” dopo il primo anno della Scuola primaria, uno nella secondaria di primo grado, e due nella secondaria di secondo grado. In atto, per il primo ciclo, il D.lgs n.59/2004, Capo III art.8, dispone che: i docenti responsabili delle attività educative e didattiche esprimano per ciascun allievo, al termine di ogni periodo didattico, una valutazione positiva o negativa circa l’accesso al periodo successivo. Solo in casi eccezionali, comprovati da specifica motivazione, essi, all’unanimità, possono decidere, di non ammettere l’alunno alla classe seconda di un periodo biennale. Si veda anche la C.M. n.65 del 3.2.04.

° Ecco i soldi per gli scatti di anzianità dei professori !
Il Ministro trova i soldi nel Fondo di istituto. Una ricostruzione della comica trovata.

“Ormai è quasi certo: gli scatti di anzianità potranno essere ripristinati ma solo a condizione di attingere le risorse dal fondo di istituto. I risparmi derivanti dai tagli degli organici sarebbero stati infatti largamente inferiori alle attese: il MEF ha certificato finora 87 milioni di euro di risparmi e non sembra affatto intenzionato ad aumentare questo tetto. Ma siccome di milioni ne servono almeno 350 se si vogliono davvero garantire gli scatti bisognerà pensare ad altre fonti di finanziamento. I fondi destinati al funzionamento amministrativo e didattico delle scuole e quelli per sostenere l’ampliamento dell’offerta sono già stati falcidiati negli ultimi anni e ridotti ormai al lumicino. Proprio per questo il Ministero ha proposto ai sindacati di attingere al fondo di istituto che attualmente serve a retribuire il maggior impegno del personale docente e Ata. … Per il 2012 potrebbe “saltare” la quota di fondo relativa al terzo quadrimestre (settembre/dicembre 2012) che sarebbe dovuta servire per pagare i compensi dell’anno scolastico 2012/2013… Per poter garantire il riconoscimento degli scatti anche negli anni successivi, a partire dal 2013 il fondo potrebbe essere addirittura dimezzato… Un taglio così pesante del fondo di istituto rappresenterebbe la fine dell’autonomia scolastica già messa in crisi in questi anni dalle riduzioni di organico e di risorse finanziarie ordinarie.
(Fonte: La tecnica della scuola, 20 giugno 2012)