Scuola: Aggiornamenti in progress - lunedì, 2 luglio 2012

° I precari, l’ANIEF e la sentenza della Cassazione
Non è facile per i precari, e per noi dell’ANIEF che li rappresentiamo, rassegnarsi alle motivazioni addotte (sentenza n.10127/2012). Vedremo se i giudici di Strasburgo consentiranno che a una categoria di lavoratori si disapplichi una norma della UE.

La sezione lavoro della Cassazione (sentenza 10127 del 20 giugno 2012) ha stabilito: reiterare per più di tre anni, nella Scuola, i contratti di supplenza a t.d. è legittimo senza che debbano riconoscersi diritti che sono riconosciuti, anche in forza alla normativa U.E., agli altri lavoratori. I motivi ? La Corte ha evidenziato quale sia la peculiarità dei contratti di supplenza ai docenti; la fonte normativa di questa peculiarità sta nella disciplina speciale (Legge 124/99, d.lgs. 297/94 e regolamenti sulle supplenze emanati di anno in anno) che deroga, per il personale scolastico, le disposizioni valevoli per tutti gli altri lavoratori del pubblico impiego (decreti 368/2001 e 165/2001). Inoltre, non essendo prevedibile il numero complessivo, di anno in anno, delle chiamate per supplenza, l’incertezza del finanziamento necessario espone la pubblica amministrazione a sforamento di bilancio (il pareggio del bilancio statale è legge). Così, si è trovata la voce che potrebbe provocare lo sforamento: la retribuzione dei precari. Secondo la Corte di Cassazione, hanno sbagliato i tribunali del lavoro (decine di giudici) che hanno riconosciuto ai precari indennizzi per la illegittima reiterazione, in periodi di servizio consecutivi, di contratti, e in qualche caso hanno riconosciuto il diritto alla stabilizzazione (immissioni in ruolo, anche a seguito di cause patrocinate da nostri legali). Tocca adesso vedere se i sindacati “rappresentativi” della Scuola avranno qualcosa, al riguardo, da sostenere quando si siederanno a concertare con il MIUR. O se ancora una volta saremo soli a discuterla; questa volta dinanzi ai magistrati della UE.

° Reperire risorse per la Scuola è parecchio più difficile che reperirle per l’Università.
La storia recente dell’autonomia dimostra che, per le scuole “autonome”, è un miraggio poter integrare il finanziamento pubblico producendo servizi al territorio.
A parte il finanziamento pubblico, che il tandem Tremonti-Gelmini assottigliò sia alla Scuola che agli atenei, questi però producono servizi a pagamento (alla Scuola) che, con la gestione del ministro Profumo, aumenteranno in misura cospicua (corsi, corsi-concorsi, formazione iniziale e in itinere, corsi “singoli”, crediti formativi, ecc..) per una platea di utenti che, di volta in volta, è di decine di migliaia di insegnanti. Sicché il numero dei non più giovani utenti compenserà largamente il calo delle matricole universitarie; e se – come auspichiamo - andrà in porto il progetto di introdurre la carriera nella professione docente (l’articolazione in tre fasce), la platea degli utenti potenziali degli atenei salirà di 700mila unità (non considerando il personale ATA). Ecco che, per i titolari di Viale Trastevere, è più facile amministrare il bilancio dell’università piuttosto che quello della scuola. E, però, la presenza di un titolare di provenienza scolastica al Dicastero potrebbe produrre l’inversione di tendenza, a cominciare dal fatto che i corsi abilitanti e i concorsi per la Scuola potrebbero tornare ad essere affidati al personale scolastico, come avveniva prima della gestione di Luigi Berlinguer. E’ certo che nella Scuola non mancano le competenze per selezionare e formare i futuri professori. Sono considerazioni di buon senso, su questioni a tutti evidenti; e invece, ciò che si fa per fare quadrare il bilancio della Scuola non è favorire le entrate, è tagliare le spese. Si vuole perfino tagliare nei magri bilanci delle scuole. Riportiamo, al riguardo, una nota di Reginaldo Palermo (La tecnica della scuola, 26 giugno) su come il Ministro proporrebbe di finanziare gli scatti di anzianità al personale scolastico: “Più di un mese fa Francesco Profumo aveva rassicurato tutti dichiarando che bisognava solo aspettare qualche giorno per il via libera del Ministero dell’economia; a sentire il Ministro pareva anzi che gli scatti sarebbero entrati quasi subito nella busta paga di insegnanti e Ata. A conti fatti la conclusione è sconsolante: gli scatti di anzianità potranno essere ripristinati ma solo a condizione di attingere le risorse dal fondo di istituto. I risparmi derivanti dai tagli degli organici sarebbero stati infatti largamente inferiori alle attese: il Mef ha certificato finora 87 milioni di euro di risparmi e non sembra affatto intenzionato ad aumentare questo tetto. Ma siccome di milioni ne servono almeno 350 se si vogliono davvero garantire gli scatti bisognerà pensare ad altre fonti di finanziamento. Ed è così che il Ministero ha proposto ai sindacati di attingere al fondo di istituto (Fsi) che attualmente serve a retribuire il maggior impegno del personale docente e Ata. ...Un taglio così duro del fondo di istituto rappresenterebbe la fine dell’autonomia scolastica…”.