Scuola: Aggiornamenti in progress - mercoledì, 7 novembre 2012

° La prova preselettiva del concorso a cattedre.
Il flop dei test preselettivi di ammissione al concorso per dirigenti scolatici e ai corsi TFA ordinari avrebbe dovuto consigliare al MIUR qualche modifica per i test del concorso a cattedre, almeno nei tempi di esecuzione e circa la tipologia della prova.
Nei test, il Rate of speed è un fattore valutativo poiché condiziona l’esito della prova. Nel caso di questo concorso si è stabilito che il candidato abbia a disposizione un minuto per ogni domanda, cioè quanto si assegna, ad esempio, ai ragazzi che aspirano ad essere ammessi ad una scuola militare: un minuto è appena sufficiente a leggere la domanda e a mettere la crocetta, non essendo richiesto di ragionarci su più di tanto. Tuttavia, nel caso del concorso a cattedre il target dei candidati è quello di professori (laureati, abilitati e culturalmente ben solidi), e dunque i quesiti, se devono produrre una selezione sensata, non potranno essere del livello medesimo che si adotta per selezionare i ragazzi. Per i candidati al concorso a cattedre, le “abilità logiche” sono una precondizione, come per i finalisti dei cento metri piani è una precondizione avere i piedi; non credo che il Ministro disporrebbe la selezione degli atleti, dalle batterie alla finale olimpica, osservando se hanno i piedi. “Non si comprende come e perché un laureato non debba essere in grado di comprendere un testo – ha scritto Maurizio Tiriticco - A meno che non si adottino quei disegnini che creano sempre mille difficoltà anche a un severo e preparatissimo professionista. Io non ne azzecco mai uno, quindi… se mi presentassi alla prima prova preselettiva, sarei rigorosamente bocciato!”. Abbiamo segnalato ripetutamente, in questa rubrica, le ragioni per le quali riteniamo che un passaggio selettivo tanto cruciale non dovrebbe essere deciso con i test “a risposta chiusa”, in quanto non sono idonei a verificare competenze di livello tassonomico elevato, e in quanto in essi l’alea della casualità ha un’incidenza inaccettabile. Purtroppo anche la prova preselettiva di questo concorso – le cui domande non verteranno su contenuti disciplinari - sarà predisposta nella modalità consueta. Oltretutto, il MIUR si ostina a scegliere per le preselezioni i test a risposte multiple, non prendendo in considerazione altri tipi di prove “strutturate” che hanno i medesimi pregi ma non il difetto principale: a volte, il valutatore involontariamente e inavvertitamente formula le domande in modo equivoco. Si sa che “per un punto Martin perse la cappa” cardinalizia, e che la Sibilla indusse in equivoco il postulante con la frase: “Ibis, redibis non, morieris in bello”, che fu intesa con significato opposto: “Ibis, redibis, non morieris in bello”. Esistono prove a risposta “chiusa” che, per i candidati, sono di comprensione univoca, e di confezionamento più sicuro da parte dei valutatori, in quanto non occorre che inseriscano nelle domande proprie parole. Per restare nell’ambito delle prove V/F, si potrebbe prendere in considerazione uno o più dei seguenti tipi: i test “a comparazione” (propongono, su finche, elenchi di termini che l’allievo deve collegare con frecce direzionali); quelli “a interpolazione”, guidata o non guidata, di termini (comportano l’inserimento, in un testo, di termini che il valutatore ha espunto); quelli “a ripartizione di elementi o di frasi” (che il valutatore ha assemblato artatamente, e che l’alunno deve distinguere ricostruendo il testo originario); quelli “a cancellazione di errori” (comportano la sostituzione, in un testo, di termini o frasi che il valutatore ha inserito artatamente e di cui segnala il numero); quelli “a completamento di frasi” che l’insegnante ha interrotto o privato di passaggi concettuali; quelli “a ricostruzione” (consistono nel ripristinare la sequenza logica di un brano che il valutatore presenta dopo averne modificato la struttura).

° Gli italiani sono all’ultimo posto in Europa nella conoscenza della lingua inglese.
Lo attesta una ricerca di EF Education First. Riportiamo da TuttoscuolaNews

La ricerca EF EPI (English Proficiency Index), basata su un test di grammatica, vocabolario, lettura e comprensione orale della lingua sottoposto a 1,7 milioni di adulti in 54 Paesi del mondo nel triennio 2009-2011, colloca l’Italia al 24° posto per la padronanza dell’inglese, in coda a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Ai primi posti si classificano la Svezia (con un indice EPI di 68,91), la Danimarca (67,96) e i Paesi Bassi (66,32). L’Italia ha un indice di 54,00, con forti differenze regionali: il Friuli Venezia Giulia risulta l’unica regione italiana con un accettabile livello di conoscenza dell’inglese (indice pari a 59,19 a livello di Germania e Polonia), seguito dalla Lombardia (57,38) e dal Lazio (56,03). All’ultimo posto la Calabria (47,88), la cui capacità linguistica è paragonabile a quella del Venezuela o della Siria. Confermato anche il fatto che le donne italiane parlano l’inglese meglio degli uomini, così come d’altra parte avviene quasi ovunque…. (Fonte: TuttoscuolaNEWS n. 558, 5 novembre 2012)

° Il CIDI di Palermo organizza un incontro su le Indicazioni Nazionali per il I ciclo
Giovedì 8 novembre, a partire dalle 15,30, presso la scuola media “Piazzi”, il CIDI di Palermo mette ai raggi X le Indicazioni ministeriali per il primo ciclo di istruzione.