° La prova preselettiva del concorso a cattedre: tre evidenze e un auspicio
- E’ stato un altro step verso la de professionalizzazione della funzione docente. - Il Miur ha scelto, per la preselezione, una tipologia di prova adatta per i concorsi a ruoli impiegatizi esecutivi. – Nulla il Miur ha predisposto per valorizzare la professionalità docente dei candidati che nella scuola già lavorano. “Colossale inganno”. “Lotteria”.
Prima evidenza. Già negli anni Settanta, i decisori politici e i sindacati posero le premesse del declassamento della funzione docente a funzione esecutiva; da allora, l’inquadramento retributivo dei docenti è venuto calando, comparativamente rispetto a quello del personale laureato delle altre pubbliche amministrazioni. La deriva è proseguita negli anni successivi. Negli anni Novanta, la Legge Bassanini ha sancito una collocazione sovraeminente del d.s. rispetto al Collegio dei docenti (cui s’è negata la prerogativa – prevista nei decreti Misasi – di eleggere il consiglio di presidenza). Il modello di prova preselettiva scelto dal MIUR accentua idealmente questo declino dello status dei docenti. A nessuno verrebbe in testa di selezionare con prove di coerenza logica e di comprensione linguistica i laureati che concorrano per l’Avvocatura di Stato, o per i ruoli del personale laureato degli uffici ministeriali o regionali o comunali o provinciali, o degli Uffici Stampa o per la carriera di ufficiale dell’esercito, e così via.
Seconda evidenza. I quesiti che sono stati proposti sono più adatti agli appassionati di cruciverba che ai futuri professionisti dell’insegnamento. Riflettiamo: se si è dato un minuto a quesito, è perché i quesiti sono risolvibili in un minuto. E quelli idioti a che servono ? Il ministro ha risposto: servono a vedere se il candidato sa decidere in fretta. Signor ministro ? Dice sul serio ? Sta pensando di selezionare i migliori addetti al nastro delle arance ? Questa si; quella è da gettare ? Nei test, il Rate of speed è un fattore valutativo poiché condiziona l’esito della prova. Nel nostro caso si è stabilito che il candidato abbia a disposizione un minuto per ogni domanda, cioè quanto si assegna, ad esempio, ai ragazzi che aspirano ad essere ammessi ad una scuola militare: un minuto è appena sufficiente a leggere la domanda e a mettere la crocetta, non essendo richiesto di ragionarci su più di tanto. Tuttavia, nel caso del concorso a cattedre il target dei candidati è quello di professori (laureati, abilitati), e i quesiti, se devono produrre una selezione, non possono essere del livello che si adotta per selezionare i ragazzi. Inoltre: per i candidati al concorso a cattedre, le “abilità logiche” sono una precondizione, come per i finalisti dei cento metri piani, avere i piedi; nessuno disporrebbe la selezione degli atleti, dalle batterie alla finale olimpica, osservando se hanno i piedi. Non si comprende come e perché un laureato non debba essere in grado di comprendere un testo. E quelli che hanno sbagliato, obbietterà Profumo ? Signor Ministro, hanno sbagliato perché stavano lavorando col pepe in culo (scusi, sir: In a hurry). Provi lei a giocare con l’indovinello sulla martingala mentre pensa al posto di lavoro da salvare o trovare. O lei pensa che siano deficienti ? Che l’università abbia laureati deficienti. Che abbiano insegnato da deficienti. Che, alle SSIS, professori deficienti non si siano accorti, in 2 anni e 25 esami, di star abilitando dei deficienti ?
Terza evidenza. Avere a capo del Miur un ministro estraneo al mondo della scuola ha comportato, in questa circostanza del concorso, che non siano state tutelate le prerogative acquisite, in sede di formazione e di servizio scolastico, da coloro che lavorano nelle scuole. E così, tanti precari con esperienza decennale sono rimasti fuori, mentre professionisti in altri settori sono passati. Addirittura, si è cercato di escludere dal concorso il personale scolastico di ruolo, mentre si è ammesso personale di ruolo di ogni altra amministrazione pubblica. E ciò non è casuale, perché un ministro estraneo al mondo della scuola ha un’idea troppo vaga dello stratificarsi di esperienze culturali e didattiche, nell’esperienza degli insegnanti, e non può valutare appieno quale interesse lo Stato abbia di riconoscerle e valorizzarle. Dall’attivismo (per altro encomiabile) del Ministero nel promuovere la digitalizzazione della didattica (Le linee d'azione Scuole 2.0. LIM, Cl@ssi 2.0, Centri Scolastici Digitali; Piano Editoria Digitale) viene da sospettare che, al MIUR, qualcuno vagheggi un modello educativo nuovo, ottenuto con la metamorfosi della professionalità docente: da polo del rapporto educativo, a terminale della trasmissione – con l’ausilio del software informatico – di un sapere confezionato altrove, dalle agenzie convenzionate con i centri decisionali politici. Qualche avvisaglia di saperi in pillole si è già avuta, per nulla edificante, e che ha meritato inchieste. Queste avvisaglie, mentre insidiano la mission educativa della Scuola, sono allettanti agli occhi dei governanti, specie perdurando la crisi economica (un docente-tecnico, incaricato di presentare alle scolaresche il software didattico, classi potrebbe tenerne il doppio, il triplo rispetto a quelle attuali, e ore di servizio potrebbe farne quanto un impiegato (ecco l’embolo subliminale di Monti a Che tempo che fa !).
E questa mia, è l’opinione anche di altri osservatori: “Al ministro non interessa il livello di umiliazione che questo metodo infligge a persone adulte che si sono fatte una certa idea di se stesse come educatori e persone amanti della propria materia. Oltre all’umiliazione, che chiarisce in modo inequivocabile i rapporti di forza tra il futuro insegnante stabile e il suo datore di lavoro, un altro effetto di notevole portata è quello di attenuare la differenza tra la forma di selezione di un concorso per la scuola e quella di qualunque altro concorso: si mettono in primo piano le attitudini generiche richieste oggi alla forza-lavoro laureata da usare elasticamente, cioè uso dell’informatica, dell’inglese (scritto) e una certa scioltezza di riflessi mentali. La forma computerizzata della prova è volutamente o involontariamente una anticipazione della forma di organizzazione del lavoro che aspetta tutti i colletti bianchi insegnanti compresi, e non facciamoci illusioni sulla base del ridicolo ritardo con cui le novità annunciate vengono introdotte in Italia: lavagne interattive, registri elettronici, libri di testo computerizzati, fornitura di blocchi preconfezionati di lezioni via internet (commerciali, paracommerciali e ministeriali), non certo alla velocità prevista, ma sono il destino che aspetta la scuola e che il centro cercherà di utilizzare per disciplinare, ridurre i costi e mantenere il controllo della gestione di una realtà altrimenti multiforme e ingovernabile che è costituita da un lato da saperi in crescita esponenziale di cui nessun “centro” potrebbe mai più dirsi depositario legittimo, dall’altro di un corpo-scuola che deve uscire in un modo o nell’altro dallo schema ottocentesco dell’orario settimanale e della campanella. Ho scritto “volutamente o involontariamente” ma sapendo dell’enorme pressione organizzativa che è stata attuata in pochissimi mesi per mettere in piedi con successo questo dispositivo, cioè la creazione dell’agenzia fiduciaria che ha preparato le domande, la messa punto e la verifica della rete informatica, le plurime mail quotidiane con cui sono state bersagliate le segreterie scolastiche, la mobilitazione coatta o semicoatta dei dirigenti e del personale, direi che questo concorso è stato portato avanti in modo cosciente da un gruppo di tecnocrati come un punto di avvio e di sperimentazione di più efficienti linee di comando centralizzato e quindi per la rilegittimazione del governo ministeriale su nuove basi. E questo sposta in avanti anche la lotta per la democrazia nella scuola e le pone nuovi compiti” (http://ecolele.wordpress.com – P. Chiappe – 20.12.12)
Un auspicio. Come elettori vorremmo che i partiti che si candidano a dirigere la politica scolastica nella prossima legislatura dicano se è questo il loro modello di funzione docente.
I numeri conclusivi. Si sono presentati 264.423 candidati (quasi 60 mila hanno rinunciato). 86.610, il 33,5%, hanno superato la prova preselettiva. Il calendario delle prove scritte sarà reso pubblico dal Ministero nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2013.
Leonardo MAIORCA