Scuola: Aggiornamenti in progress - martedì, 22 gennaio 2013

° Obbligo scolastico e Obbligo formativo
Il tema riacceso dalla proposta della Camusso (Cgil) di innalzare l'obbligo scolastico "alla fine del secondo ciclo della scuola superiore, a 18 anni di età". E intanto c’è chi vuole riprendere il progetto di riordino dei cicli scolastici riducendo a 12 anni l’iter. Sono proposte coincidenti ? Termine a 18 anni significa tagliare un anno di scuola ?
RICAPITOLAMO. Occorre fare riferimento a due locuzioni: «obbligo scolastico / diritto allo studio» e «diritto-dovere, legalmente sanzionato, all’istruzione e alla formazione». L’art. 1 della legge 20 gennaio 1999, n. 9, d’iniziativa del ministro Luigi Berlinguer, stabilì: «L’obbligo d’istruzione è elevato da 8 a 10 anni. L’istruzione obbligatoria è gratuita». Il decreto attuativo di questa legge (D.M. 9 agosto 1999, n. 323) elevò, in prima applicazione, l’obbligo a nove anni (al quindicesimo anno d’età), dopodiché lo stesso ministro, con l’art. 68 della legge 17 maggio 1999, n. 144, sancì l’obbligo di frequentare attività formative, in virtù del quale i cittadini che, assolto l’obbligo scolastico, non avessero fruito del servizio scolastico dopo il compimento del quindicesimo anno, avrebbero avuto il diritto/dovere di proseguire fino al diciottesimo anno d’età nella formazione, scegliendo fra tre sistemi: scuola secondaria, formazione regionale, contratto di apprendistato. La legge 10 febbraio 2000, n. 30, Legge-quadro in materia di riordino dei cicli (non approvata in via definitiva) avrebbe dovuto fissare in 12 anni la durata della formazione scolastica (anticipava l’obbligo scolastico all’età di cinque anni, portava a dieci gli anni di scolarità obbligatoria e gratuita). La legge 9/1999 è stata abrogata dal ministro Moratti, che pertanto non ha innalzato l’obbligo scolastico, ma ha mantenuto l’obbligo formativo ai 18 anni (non abrogando la legge 144/1999). L’art. 2, comma 1c, della legge-delega 28 marzo 2003, n. 53 (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, cosiddetta “Riforma Moratti”) ha stabilito che «È assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; […] la fruizione dell’offerta d’istruzione e formazione costituisce un dovere legislativamente sanzionato». Resta il dilemma se l’obbligo formativo abbia oppure no la medesima cogenza giuridica ed efficacia educativa dell’obbligo scolastico. Secondo la Moratti: il «diritto-dovere all’istruzione e formazione» amplia il concetto di «obbligo scolastico», estendendone l’ambito dal solo percorso dell’istruzione a quello anche della formazione (fino al conseguimento del diploma professionale). Altri hanno sostenuto che il «diritto-dovere all’istruzione e alla formazione» vanifica il «diritto allo studio», celando la riduzione sostanziale del servizio scolastico a otto anni, perché gli studenti, conclusa la media, scelgono la formazione professionale o l’apprendistato. Con l’art. 1, comma 622 della Legge 26 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007), Fioroni ha sancito l’obbligo (dall’anno scolastico 2007/2008) decennale di istruzione e formazione al diciottesimo anno di età, fino al conseguimento di un titolo di studio secondario superiore (o di qualifica professionale); l'obbligo scolastico è rimasto ai 16 anni. Con la Legge 4 novembre 2010, n. 183, l’età di ingresso nell’Apprendistato è abbassata a 15 anni, dunque entro i limiti dell’obbligo scolastico.

° Presentazione del libro, di Pacifico, su Federico II di Svevia
Il libro "Federico II e Gerusalemme al tempo delle crociate. Relazioni tra cristianità e islam nello spazio euro-mediterraneo medievale, 1215-1250" sarà presentato a Napoli, domani 23 (ore 16), presso il Complesso monumentale Santa Maria La Nova.

Opera ponderosa, frutto di tre lustri di studi - a cominciare dalla frequenza del corso di storia medievale di S. Fodale, presso l’Università di Palermo, e del corso Histoire de la Meditérranée, di H. Bresc, a Parigi – e di ricerche, pubblicazioni e lezioni. L’intento dell’opera è di dimostrare come, tra il 1215 e il 1250, lo Stupor Mundi abbia tentato di preservare quel contesto multiculturale di civiltà che si era realizzato tra cristianità e islam: relazioni politiche, libera circolazione delle idee, delle merci e degli uomini, serrato confronto tra culture: ”Federico II vive in questo spazio reale, il Mediterraneo, che mostra una precisa identità multiculturale, e vive anche in uno spazio immaginario, la Terra Santa, dove il tempo umano, nel primo lustro del secolo decimo terzo, si apre a un tempo eterno, quello della salvezza del genere umano i cui valori scendono sulla terra, segnando profondamente i caratteri dell’uomo europeo e orientale”. La profonda competenza degli eventi e del dibattito storiografico su Federico II, e la certosina attività di ricerca (l’indice dei personaggi e dei luoghi citati comprende molte centinaia di voci, e le opere consultate sono centinaia) mettono Pacifico in condizione di proporre chiavi interpretative che ribaltano quelle “ideologiche” consolidate dalla storiografia:“Alcuni pregiudizi sul carattere geniale o anticlericale dello Svevo, sul carattere sanguinario delle crociate, sul carattere intollerante dei rapporti tra Cristiani e Musulmani, su quello discriminante della società d’Oltremare, spesso ripresi dalla propaganda del tempo e riportati a volte acriticamente dalla storiografia moderna, falsano a priori l’immagine di un sovrano che per trentacinque anni ha servito la causa di Cristo e per venticinque anni ha governato il regno di Gerusalemme intrattenendo relazioni politiche con i principati del Mediterraneo, dell’Europa continentale e del Medio Oriente”. Devo segnalare l’eccezionalità di un impegno culturale che è stato molto faticoso anche perché condotto, nell’ultimo lustro, contemporaneamente a un impegno sindacale intelligente ed efficace, innovativo anche questo non ricalcando le stanche piste del fallimentare sindacalismo scolastico. Leonardo MAIORCA