° La Fondazione “Giovanni Agnelli” e l’INVALSI
Durante la presentazione del report dedicato alla valutazione del sistema Scuola, la Fondazione ha espresso, per la prima volta, un giudizio critico sull’INVALSI.
Per anni l’investitura all’INVALSI è stata presentata quasi fosse volere divino; ora se ne discute ! Evidentemente, gutta cavat lapidem, e tra le gocce alcune sono cadute da questa rubrica. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche». Pensate ! Lo dice Andrea Gavosto, della Fondazione Agnelli, istituto di ricerca nelle Scienze umane e sociali, che di solito ha appoggiato i progetti di valutazione del sistema scolastico. Tra gli articoli dei quotidiani sul Report della Fondazione, quello di Flavia Amabile - lastampa.it,19.02.2014 – (ne riportiamo passi) ci sembra cogliere la sostanza di una questione di non agevole comprensione dai non addetti ai lavori. L’articolo di Flavia Amabile, però, glissa affermazioni che, a parer nostro, vanno puntualizzate. Ne evidenziamo quattro.
░ Primo brano. “La scuola italiana deve utilizzare per forza i test Invalsi e tutto quello che li circonda? Se lo chiede la Fondazione Agnelli, nel suo ultimo rapporto tutto dedicato alla valutazione della scuola, mettendo per la prima volta un punto interrogativo nel suo giudizio sulla complessa macchina che dovrebbe permettere agli istituti italiani di capire chi sono, dove vanno e perché. Dietro questo dubbio si nasconde una provocazione ma soprattutto un giudizio molto severo su ciò che è accaduto in Italia negli ultimi 15 anni. «False partenze, cambiamenti di direzione, incapacità di comunicare con chiarezza gli obiettivi, inaccuratezze tecniche….”.
Puntualizzazione. Nell’elenco delle storture non rileviamo la principale, fondante: la valutazione di sistema non dovrebbe prescindere dalla programmazione educativa, che è prerogativa delle scuole autonome. Una verifica del sistema scolastico che non faccia riferimento all’autonomia programmatoria valuta un mondo scolastico immaginario; si aggiunga che nel programmare le scelte effettive, i collegi dei docenti le contestualizza sulle caratteristiche di alunni e territorio.
░ Secondo brano. La Fondazione dichiara: “Per gli insegnanti, oggi i test sono considerati soltanto un modo per farli fuori… Ma come sperare che la macchina funzioni senza di loro ? … Anche il più perfetto dei sistemi di valutazione è destinato a sicuro fallimento”. Puntualizzazione. Con i test, l’Invalsi non “fa fuori” gli insegnanti ma “si intromette” nella funzione didattica. La didattica (e la valutazione che ne è una funzione) è esercizio esclusivo delle scuole autonome, e i collegi sono formati da personale a questo scopo qualificato dallo Stato, che non può essere surrogato da chi, anche qualificato, non ha gli strumenti necessari perché non opera in situazione didattica. La intromissione dell’INVALSI sarebbe lecita se si modificasse, per legge, la funzione docente, o se l’Invalsi avesse personale proprio nei Collegi.
░ Terzo brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Bisogna coinvolgere i professori, garantendo maggiore trasparenza nei criteri di scelta dei collaboratori dell’Invalsi”. Puntualizzazione. Come fare è ovvio: in ogni scuola, un nucleo di docenti dovrebbe fare parte dell’INVALSI, a titolo di collaboratori esperti tecnici. La trasparenza ? Come il Collegio elegge il Comitato di valutazione del servizio dei docenti, così può eleggere questi rappresentanti. Anzi, si dovrebbe tornare, dopo decenni di barbarie reazionaria, alla previsione di cui ai decreti Misasi sulla eleggibilità, nei Collegi, dei collaboratori dell’ufficio di presidenza. La scuola è luogo di autonomia culturale, al pari dell’università; la discrezionalità dei “capi” lasciamola alle caserme, dov’è una necessità.
░ Quarto brano. Secondo la Fondazione Agnelli, “Il Miur ha mantenuto una certa ambiguità sugli utilizzi futuri, dando adito a dubbi e sospetti. È necessario sganciare del tutto i risultati della valutazione da qualsiasi tipo di premio o di punizione. Ed evitare anche che le prove siano utilizzate per valutare contemporaneamente ragazzi, scuole e prof perché «si creano i presupposti per la loro manipolazione”. Puntualizzazione. Parole tardive. E’ inconcepibile che per anni un istituto di ricerca tanto prestigioso si sia astenuto dall’evidenziare ciò che adesso sostiene ed è evidente anche a chi sconosca i rudimenti della docimologia; cioè, che la qualità delle scuole e la qualità professionale dei docenti è, sì, correlata al profitto degli alunni, ma in misura percentuale concorrendovi insieme a fattori molteplici, soggettivi degli alunni, obiettivi (quali, le risorse), ambientali e delle famiglie (socio-economico-culturali ambientali, e politici). Ergo: la struttura dei test di profitto degli alunni poco serve alla valutazione (premiale o no) delle scuole e degli insegnanti. In sintesi: Restiamo dell’idea che la collaborazione tra scuole e INVALSI presupponga: 1. che l’Istituto possa adattare i test alla programmazione didattica; 2. che non interferisca nelle valutazioni, all’esame conclusivo del I ciclo; 3. che prenda atto della differenza tra test funzionali alla valutazione di sistema e test per la valutazione degli alunni.