° Domani, la Ministro Carrozza dinanzi alle commissioni Cultura di Camera e Senato
Esporrà le nuove linee programmatiche del MIUR. Inizia il rosario degli annunci?
La Carrozza giudica necessari finanziamenti per combattere la dispersione scolastica anche aprendo le scuole il pomeriggio; i fondi servirebbero a pagare il personale che dovrà prestare servizio aggiuntivo in orario extra-curricolare. La previsione (diffidente ?) di La tecnica della scuola: “Le buone intenzioni del ministro Carrozza cominciano a scontrarsi con la dura realtà. Composta da un Governo particolare, decisamente a corto di fondi e tutto proteso a far quadrare i conti…”. (Fonte: Latecnicadellascuola.it - 3/06/2013)
All’appuntamento presso le commisisoni, la ministro Carrozza giungerà dopo avere accolto, alle 10,30 nel cortile della Minerva del Miur, la rappresentanza di studenti (da premiare) ammessa al concerto conclusivo della "Settimana della musica": si esibiranno le orchestre delle scuole vincitrici al Concorso Nazionale “Indicibili (in)canti”.
° Cresce la propensione ad aprire il confronto sulla funzione delle prove INVALSI
I commenti si concentrano sull’aspetto più controverso: all’esame di Stato conclusivo del Primo ciclo, la prova INVALSI incide, per un sesto, sul voto finale complessivo. Riportiamo una dichiarazione di buon senso apparsa su TuttoscuolaNEWS n. 589.
“Scuola media: ripensare la prova nazionale. … L’Invalsi, per parte sua, cerca ogni anno di affinare i test e di renderli sempre più aderenti agli obiettivi di apprendimento fissati. Ma i limiti di quella prova non risiedono tanto nei suoi contenuti, bensì nell’uso che di essa se ne fa e del peso che ha nell’economia dell’esame. Una critica (che equivale ad una proposta possibile di riforma) riguarda il fatto che, come previsto attualmente dal regolamento sulla valutazione (Dpr 122/2009), la prova concorre alla valutazione dell’esame in modo oggettivo, con un peso predeterminato che i docenti non possono modificare in alcun modo. Meglio sarebbe escludere la prova nazionale dalla valutazione delle prove d’esame, considerato anche che le due discipline (italiano e matematica) che la compongono sono già oggetto di prova scritta e orale d’esame. La prova nazionale, come oggi avviene per la rilevazione degli apprendimenti, dovrebbe avere valore a se stante e servire per l’autovalutazione d’istituto e per la valutazione del sistema.I docenti potrebbero decidere se e quanto considerare la prova ai fini della valutazione finale dell’esame. E la prova nazionale potrebbe essere anticipata a maggio”. Ribadiamo, con l’occasione, il nostro punto di vista: Occorre confinare l’attività dell’INVALSI all’ambito tecnico, strumentale all’offerta formativa delle scuole, anche per disinnescare il pericolo del “teaching for test“. Se non si vuol fare strame dell’autonomia scolastica la cosa va così organizzata: il MIUR definisce i curricoli (per la parte nazionale) e gli OSA; l’INVALSI predispone i modelli delle prove nazionali (funzionali alle finalità statistiche nazionali e comparative internazionali); le singole scuole, dando contenuto ai modelli INVALSI, predispongono le prove per i propri alunni con riferimento ai curricoli nazionali e al piano dell’offerta formativa autonomamente programmato dal Collegio dei docenti. Le scuole sono in grado di farlo, e devono farlo in base alle funzioni e alle prerogative stabilite con il D.P.R. 275/1999: - Identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche (art.3); - Autonomia didattica (art.4); - Progettazione formativa e ricerca valutativa (art.6); - Definizione dei curricoli (art. 8 II comma); - Iniziative finalizzate all'innovazione (art. 11); - Ricerca metodologica (art.13).
° Identikit dei laureati, nel rapporto del Consorzio Interuniversitario Almalaurea
Il rapporto conclusivo di uno studio riferito al 2012, realizzato su 227mila studenti, è stato presentato a Milano, lo scorso 29 maggio
Le matricole diminuiscono di numero: solo tre giovani italiani su dieci si iscrivono alle università, ma i laureati sono, adesso, più giovani rispetto a dieci anni fa (mediamente, hanno 25 anni), essendosi tenuti in regola, per il 40%, con le scadenze degli esami. I più virtuosi sono gli studenti delle facoltà di Lingue straniere; i meno, quelli di Giurisprudenza (che, durante il percorso accademico, sono tra i più impegnati in lavoretti part time). Un laureato su due ha potuto corredare il corso di laurea con uno stage. Soltanto tre studenti su quattro che hanno conseguito la Laurea proseguono nel biennio conclusivo. Della mensa universitaria fruisce più di un iscritto su due ma soltanto uno su venti fruisce degli alloggi convenzionati. Delle borse di studio del Diritto allo studio beneficia soltanto uno studente su cinque.
(Fonti: corrieredellasera.it, 30/05/2013; - La Stampa, 30/05/2013)