Sottosopra. E’ il MIUR a stabilire quali siano i valutatori affidabili
Lo Stato ha qualificato e assunto oltre seicentomila docenti nella Scuola pubblica e decine di migliaia di docenti universitari ma, secondo la Carrozza, occorre che un manipolo di esperti docimologi, un’oligarchia di saggi ne supervisioni le valutazioni.
Questa nostra è una democrazia che scricchiola, perché sempre più spesso avviene che le istituzioni – Scuola e Università, nel caso nostro – vengano surrogate nelle funzioni, o poste sotto la tutela di organi irrituali di proposta e controllo. Il quotidiano La Stampa pubblica (20 ottobre) un’intervista – di cui riportiamo un passo - alla ministro Carrozza, che denota sfiducia sulla obiettività delle valutazioni scolastiche e sulla corrispondenza tra le qualifiche certificate e le competenze acquisite dagli studenti al termine dei corsi scolastici e universitari. Quale rimedio propone la Ministro ? Validare il merito con i concorsi e le prove Invalsi. In sostanza, le valutazioni esterne, formulate da personale ad hoc scelto, decontestualizzate dall’attività didattica, darebbero maggiori garanzie di obiettività rispetto a quelle espresse dai docenti che lo Stato ha abilitato e che sono giunti alla cattedra, a norma di legge, mediante concorso. Domanda (La Stampa): Chi studia non è detto che sia preparato? Ministro: «Esatto, e invece, conta quello che si sa fare mentre nel dibattito politico c’è troppa attenzione al punteggio per ottenere i titoli necessari. Preferisco i concorsi che premiano la competenza e vorrei che le università venissero valutate». Domanda (La Stampa): In modo diverso da quanto accade ora? Ministro: «Ho sostenuto fin dall’inizio del mio incarico i sistemi di valutazione Invalsi e Anvur, ho anche messo a disposizione tutti i dati in nome della trasparenza. È necessario però valutare le competenze in uscita dall’università e confrontarle». Come? «Partendo dal metodo Invalsi che va migliorato e adattato all’università: voglio sapere se gli studenti escono dagli atenei con una laurea in grado di essere alla pari con quelle di altri Paesi». Quindi un test Invalsi anche all’università ma in quale momento? Ministro: «All’uscita dall’università. Nell’ultima analisi Ocse-Pisa c’era un dato che secondo me è drammatico: la media dei laureati italiani ha competenze paragonabili a quelle di uno studente di scuola secondaria del Giappone. Le politiche dell’istruzione degli ultimi 20 anni hanno portato scarsi risultati, è necessario cambiare rotta»…. Sta lavorando sd una modifica del sistema di valutazione delle competenze dei ragazzi? Ministro: Ministro: «Sì, vorrei migliorarlo rispetto al sistema attuale e proporre un unico sistema di valutazione per gli studenti dalla scuola primaria all’università».
Un altro caso di “supplenza”: è la magistratura a dettare i tempi ai decisori politici
Con la sentenza n.8843/2013, il TAR Lazio interviene a sollecitare l’emanazione delle misure necessarie a costituire il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.
Il fenomeno della supplenza alla politica è presente da tempo, in innumerevoli vicende che sono state commentate da prospettive opposte e contrarie; accade quando i responsabili della pubblica amministrazione decidono ad libitum (o non decidono), e magari si lamentano di eventuali ingerenze se il corpo sociale organizzato si rivolge alla magistratura. In materia di Scuola, spesse volte è stato l’ANIEF a chiedere alla magistratura amministrativa di svegliare dal torpore (o peggio) l’Amministrazione; nel caso che prospettiamo, l’iniziativa è stata presa dalla CGIL. Si ha adesso che lo scorso 15 ottobre il TAR del Lazio ha pubblicato la decisione sul ricorso avverso l’inerzia del Miur che, scaduto il CNPI, non ha adottato la O.M. necessaria in forza di una norma legislativa del 2003, di costituzione del Consiglio Nazionale Superiore dell’Istruzione. Se il MIUR non provvederà entro 60 giorni, provvederà il Commissario ad acta. Tuttoscuola (16 ottobre) propone che il governo sani “il pasticcio” inserendo una norma ad hoc nel decreto legge n.104/2013, attualmente in fase di conversione alla Camera: “Innanzitutto si dovrebbe togliere di mezzo il decreto legislativo 233/1999 che aveva previsto l’improbabile Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che, se attuato oggi, provocherebbe confusione, contraddizione e disorientamento istituzionale. In che modo? Abrogandolo, facendo, però, attenzione alle norme transitorie in esso contenute. Considerato che non è possibile prorogare sic et simpliciter il CNPI, organo già decaduto da quasi un anno, si dovrebbe prevedere un recupero delle sue funzioni già esercitate fino al dicembre scorso, affidandole in via transitoria (per un anno o due?) allo stesso CNPI nella struttura esistente a tutto il 2012, in una specie di ufficio-stralcio. Infine, come terzo intervento emendativo, dovrebbe essere previsto nella fase transitoria con legge ordinaria la riforma degli organi collegiali della scuola dell’autonomia”.