Recensioni dalla Stampa al 29 novembre 2013

 corrieredellasera.it – 24 novembre 2013
“Le utili competenze sul lavoro che la scuola ancora non insegna”
░ Interessanti valutazioni, da Roger Abravanel; alcune inconsuete.
Le opinioni sulla drammatica disoccupazione giovanile in Italia sono diverse, ma due riempiono da diversi anni i titoli dei giornali. Purtroppo sono entrambe sbagliate. La prima sostiene che la disoccupazione giovanile sia tutta colpa della crisi, dell’euro, dell’austerità e che la soluzione sia un intervento più deciso dello stato aumentando la spesa pubblica o creando incentivi all’occupazione giovanile. C’è la convinzione che con la ripresa economica il problema verrà risolto. Quest’idea è sbagliata per un motivo importante, ma poco noto: in Italia la crisi dal 2009 ha aumentato la disoccupazione complessiva, ma quella giovanile è aumentata da ben prima, continuando un trend che esiste dalla fine degli anni 90. Il rapporto tra disoccupazione giovanile e disoccupazione totale è in aumento da 20 anni ed è oggi il più alto dei paesi occidentali. In altre parole, i nostri giovani faticano di più dei meno giovani a trovare lavoro, e se e quando supereremo la crisi, il loro problema non sarà risolto. Qui entra in gioco la seconda corrente di pensiero che ritiene che ci sia qualcosa di sbagliato nel comportamento dei giovani italiani che rifiutano lavori manuali e faticosi come il panettiere o precari come l’addetto al call center. L’ex ministro Fornero li ha definiti choosy (schizzinosi) e il compianto Tommaso Padoa Schioppa aveva coniato il termine «bamboccioni» per i giovani che non si sforzano di rendersi indipendenti, preferendo starsene a casa «da mammà». Secondo questa teoria i giovani hanno aspettative irrealistiche per il loro lavoro, scelgono lauree «facili» (per esempio in scienza della comunicazione), e si aspettano un posto garantito dallo Stato. Ebbene anche questa seconda corrente di pensiero è sbagliata, oltre ad essere un po’ paternalistica. È perfettamente comprensibile che i giovani italiani del XXI secolo desiderino occupazioni più qualificate e con più prospettive di quelle offerte a un garzone di panetteria. È un lavoro duro (si inizia alle 3 di mattina) e se si coltiva la prospettiva di mettersi poi in proprio, si rischia di non farcela quasi mai perché i panettieri stanno chiudendo come la gran parte dei piccoli esercizi commerciali. Ma esiste un altro modo di fare il panettiere: fare l’assistente al reparto di panetteria (o gastronomia) di un’azienda evoluta della grande distribuzione. È comunque un lavoro duro che prevede turni domenicali e inizia alle 6 di mattina, ma meno che quello di un garzone di panetteria. Soprattutto è più interessante perché si lavora con team di giovani, si seguono corsi di formazione sul come fare il pane, su come si espone e si vende, si è a contatto con i clienti e se si dimostra impegno e capacità si può fare carriera diventando capireparto, e poi capi negozio o ispettori. Il tutto con le protezioni mediche e antiinfortunistiche di una grande azienda. … Gli italiani spesso pensano che per trovare lavoro oggi ci vogliano titoli di studio specializzati (ingegneri, softwaristi, ecc) e invece non è vero: gli ingegneri trovano più facilmente lavoro ma più per l’impegno e l’intelligenza dimostrati negli studi che per le conoscenze di scienza delle costruzioni. La maggioranza delle offerte di lavoro di oggi peraltro richiede solo un diploma di scuola superiore e/o lauree brevi. Conoscenze avanzate dell’inglese e del computer si richiedono raramente. Ciò che conta oggi per i datori di lavoro sono «etica del lavoro» (impegno, ma anche iniziativa e senso di responsabilità), la capacità di comunicare, di risolvere problemi e di lavorare in team. La rivoluzione post-industriale ha reso molto più importanti queste competenze, cosiddette «soft» per distinguerle da quelle «dure», cioè collegate con una specifica preparazione tecnica…..

www.istruzione.it – 25 novembre 2013
Una ricerca dell’INDIRE sull’alternanza Scuola-Lavoro
░ L’alternanza scuola lavoro rivolta a tutti gli studenti delle scuole superiori è una modalità di realizzazione del percorso formativo rivolta agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno; le variazioni percentuali rispetto allo scorso anno, evidenziano l’incremento di interesse delle scuole (+35%) per questo modello. Diamo l’abstract di un pregevole studio realizzato dalla Sezione Scuola-Lavoro dell’INDIRE.
…Tra i diversi interventi più significativi per avvicinare la scuola al lavoro, ripresi anche in più sedi normative, si può fare certamente riferimento ad alcuni quali: la costruzione di Poli tecnico professionali, con l’obiettivo di annodare filiere formative e filiere produttive, reti tra istituti tecnici, istituti professionali, realtà produttive, centri di formazione professionali, per migliorare l’offerta formativa e realizzare una forte integrazione tra mondo lavoro e mondo scuola; gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), con l’obiettivo di costruire e consolidare un nuovo segmento educativo terziario non universitario che completi l’istruzione tecnica e risponda alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione; il potenziamento dell’alternanza scuola lavoro. Indire, attraverso le sue attività di monitoraggio, ricerca e collaborazione alla realizzazione di misure di accompagnamento alle innovazioni relative agli ordinamenti scolastici, all'istruzione per gli adulti e all'istruzione tecnica superiore ha l’opportunità di osservare l’impatto che questi interventi hanno sul sistema dell’istruzione e non solo. In particolare, nello specifico, per conto del MIUR, Indire sviluppa la Banca dati nazionale degli ITS ….Dagli esiti del monitoraggio sull’alternanza scuola lavoro, realizzato dall’Indire, per conto del MIUR, risulta che, nell’a.s. 2012/13, il 45,6% delle scuole secondarie di secondo grado (3.177 su 6.972) ha utilizzato l’alternanza come metodologia didattica per sviluppare le competenze previste dall’ordinamento degli studi. … Dei 3.177 istituti, il 44,4% sono professionali, il 34,2% tecnici, il 20% licei, 1,5% altri istituti. Essi hanno realizzato 11.600 percorsi, di cui 7.783 (67,1%) negli istituti professionali, 2.556 (22%) negli istituti tecnici, 903 (7,8%) nei licei e 86 (lo 0,7%) in altri istituti. Hanno formato 227.886 studenti, pari all’8,7% della popolazione scolastica della scuola secondaria di secondo grado che sono stati accolti in 77.991 strutture, di cui il 58,2% (45.365) sono imprese… I percorsi di alternanza che hanno previsto uno stage all’estero sono stati in tutto 509, cioè il 4,4% degli 11.600 percorsi realizzati complessivamente in quest’anno scolastico. Gli studenti che hanno partecipato ad un percorso all’estero sono stati 8.849, pari al 3,9% di tutti gli studenti (227.886) coinvolti nei percorsi di alternanza…. Gli studenti in alternanza (sono 227.886, di cui degli istituti professionali 149.255 (65,5% del totale); degli istituti tecnici 55.335 (24,3%), dei licei 21.554 (9,5%), e degli altri ordini di studio 1.742 (0,8%). …. I percorsi annuali rappresentano la maggioranza. Il costo medio di tutti i percorsi annuali svolti è pari a € 3.492,15.….. Nei percorsi, la maggior parte delle ore di attività didattica (920.478 ore, il 70,9% del totale delle ore) viene svolta durante l’attività di stage; segue la formazione in aula (297.754 ore, il 22,9% del totale). Basse le percentuali per le ore di visite guidate (2,9% del totale), osservazione attiva (2,1% del totale) e laboratorio IFS (1,1% del totale). …la maggior parte delle ore (il 48,4%) viene svolta in aula, seguono le ore in stage (40,8%), quelle svolte nelle visite guidate (6%), quelle nell’osservazione attiva (4%) e quelle nel laboratorio IFS (0,8%). …. La definizione “operatori della didattica” fa riferimento sia a personale interno, sia a quello esterno alla scuola. Essi sono complessivamente 165.369, di cui 104.093 esterni alla scuola (il 62,9%), e 61.276 interni (il 37,1%). Nello specifico, i tutor aziendali sono 91.929, il 55,6% del totale, i docenti interni che svolgono attività didattica in aula sono 25.298, il 5,3%, i docenti incaricati del rapporto con le strutture ospitanti/aziende sono 19.772, il 12%, i docenti incaricati del raccordo con l’alternanza 16.206 (9,8%), i consulenti esterni 12.164 (7,4%). … Le strutture ospitanti coinvolte nei percorsi nell’a.s. 2012/13 sono in totale 77.991, con una partecipazione di 282.308 studenti….Le strutture ospitanti sono di diverso tipo (tab. 2). Prevalgono le imprese (45.365, il 58,2% del totale), seguono le strutture indicate come di “altro tipo”, ovvero non specificato rispetto a quelle previste (15.080, il 19,4% del totale) ed i professionisti (5.829. il 7,5% del totale). Percentuali minori per quanto riguarda gli altri tipi di struttura: il 3,2% per i Comuni, il 2,4% per gli asili nido, l’1,7% per la scuola dell’infanzia…. La valutazione delle competenze viene effettuata attraverso relazioni finali (in 489 scuole), questionari di valutazione (in 478 scuole), griglie di osservazione (in 448 scuole), schede di autovalutazione (in 300 scuole), compiti di realtà (in 185 scuole), altre modalità (in 31 scuole). L’esperienza di alternanza viene riconosciuta nei percorsi scolastici come credito scolastico (in 935 scuole), come integrazione al voto delle singole discipline (in 444 scuole), come integrazione alla media dello studente (in 213 scuole), in altro modo (in 31 scuole)…. Il modello di certificazione utilizzato dalle scuole prevede: indicatori di competenza (in 4761 scuole), livelli (in 330 scuole), giudizi (in 308 scuole), voti (in 79 scuole)…. Le attestazioni consegnate agli studenti sono in totale 212.068, di cui il 45% (95.398) di frequenza, il 36,2% (76.781) di competenza e il 18,8% (39.889) di crediti acquisiti…. Le fonti di finanziamento più utilizzate risultano essere quelle provenienti dal MIUR (72,5% del totale delle fonti utilizzate); seguono i fondi d’istituto (9,5%) ed i fondi regionali (8,1%)….. Nell’anno scolastico 2009/10, gli studenti diplomati risultano essere 5.34313. Di questi, la maggior parte ha trovato lavoro (1.405, pari al 26,3%) o ha frequentato un corso universitario (1.352, 25,3%)….

www.orizzontescuola.it – 25 novembre 2013
“Valutazione esterna e di sistema. Perché l’Invalsi è tutto da rifare”
░ Un’articolata riflessione di Vincenzo Pascuzzi.
Mettiamo subito le mani avanti. Nei confronti della valutazione esterna, non esiste né una contrarietà preconcetta e pregiudiziale, né tanto meno paura. Questo perché chi critica le prove Invalsi se lo sente spesso rinfacciare… Nessuno ha paura di una valutazione esterna seria, ma si contestano sia la validità e l’utilità dei test a scelta multipla – o quiz a crocette – finora usati dall’Invalsi, sia le modalità operative dell’Istituto di Villa Falconieri. … L’Invalsi, ora autoreferenziale, autoritario, dispotico, poco trasparente, dovrebbe essere utilmente sostituito da almeno due enti rilevatori, indipendenti fra loro oltre che dal Miur, e che operino separatamente per consentire il confronto e la verifica dei loro risultati. Un po’ come gli Istituti demoscopici che sono più di uno e che effettuano sondaggi di vario tipo. Finora l’Invalsi ha infiltrato gradualmente il sistema istruzione con una strategia precisa e identificabile. Dapprima le timide prove campionarie, poi divenute censuarie e imposte per legge, fino all’incestuoso ingresso nella valutazione di terza media…. Con questi passi lenti, cauti e felpati, l’Invalsi conta di conquistare anche l’esame di maturità a partire dall’a.s. 2014-2015….L’attuale approccio fiscale, inquisitorio, da redde rationem, quasi l’Invalsi fosse uno sbirro o un gendarme, va sostituito da un approccio amichevole, fraterno, collaborativo. Non più prove imposte, coatte, censuarie, all’unisono cioè nelle stesse date e in orario scolastico, ma ricominciare con prove campionarie e con il consenso dei docenti e degli alunni interessati. E prove per tutte le materie e che facciano riferimento agli argomenti svolti e alle valutazioni interne dai docenti. Mai più solo quiz a crocette! Prove da effettuare con le sole risorse assegnate all’istituto rilevatore e non con le odiose servitù gratuite imposte alle scuole e che i d.s. scaricano disinvoltamente sui docenti. Prove i cui risultati possano essere riferiti a livelli di sufficienza-insufficienza, in sostituzione dei poco significativi riferimenti ai valori medi. Niente più confronti, né riferimenti – folkloristici e da tifoseria calcistica – fra province, regioni, nord, sud, centro, nord-est, isole. Deve essere chiaro che non è in atto nessun campionato fra scuole o regioni, non c’è nessuna classifica da scalare, nessun orgoglio campanilistico da difendere, nessuna gogna da assegnare! …Dalla misurazione degli apprendimenti non si può passare semplicisticamente a giudicare, valutare, premiare o punire i singoli insegnanti. …. Miur e ministro devono definire, meglio concordare con gli interessati coinvolti, dei precisi protocolli di comportamento relativi a dette prove di valutazione esterne, non si possono lasciare questioni sospese rimettendole all’iniziativa, alla discrezione interpretativa, comportamentale e caratteriale dei presidi. Se dovessero sorgere contrasti o incomprensioni tra preside e docenti, non possono essere rimessi al giudizio del preside stesso, che avrebbe il duplice ruolo di parte in causa e giudice monocratico di se stesso! La valutazione esterna poi non deve essere ristretta e confinata ai soli risultati del rapporto insegnamento-apprendimento ma deve comprendere anche le condizioni in cui detto rapporto viene effettuato: consistenza numerica delle classi (v. classi-pollaio), dotazioni della scuola (edifici, strutture, …), quanti docenti di ruolo e quanti precari, ed altri ancora. La valutazione esterna deve riguardare ed esprimersi anche su tutto il sistema scuola, sulla sua organizzazione gerarchica, burocratica e procedurale sia centrale che periferica valutandone l’efficacia e i costi, compresi quelli sopportati da studenti, famiglie e personale scolastico. Bisognerebbe individuare pochi, semplici e significativi parametri indicatori del livello di organizzazione e burocrazia. Questi potrebbero riguardare: a) il numero di addetti alle funzioni burocratiche (cioè coloro che non risultano coinvolti direttamente nell’interazione didattica); b) il loro costo complessivo e quello unitario medio; c) la normativa già esistente o prodotta (quante circolari); d) il tempo e il numero di passaggi e autorizzazioni occorrenti per completare una certa procedura significativa.

ItaliaOggi – 26 novembre 2013
“E il test dell'Invalsi farà la maturità”
░ Nei giorni scorsi i dd.ss. si sono visti recapitare una lettera dell'INVALSI che contiene il preannuncio di diverse novità per l'a.s. 2014-2015 ma anche la conferma dello status quo per l'anno in corso.
Quindi niente prove Invalsi alla maturità per i ragazzi che sosterranno gli esami nel prossimo mese di giugno e conferma dei test di italiano e matematica a maggio 2014 per le seconde e le quinte classi delle primarie e per le seconde superiori. Confermate anche le prove finali per gli alunni della terza media, inserite come ormai tradizione, nell'esame conclusivo del primo ciclo. Si tratterà ancora di prove uguali per tutti gli studenti, senza differenziazione tra indirizzi per le superiori, somministrate su schede a correzione ottica. Stando alla lettera indirizzata ai presidi, molte cose cambieranno dal 2015 quando i test saranno estesi ai candidati agli esami di stato, anche se resta da chiarire – su questo si esprimerà il ministero nei prossimi mesi- se le nuove prove sostituiranno o affiancheranno il cosiddetto quizzone… L'orientamento sembra per ora quello di proporre ai maturandi entro il febbraio 2015 un insieme di prove non differenziate e sempre incentrate sull'italiano e sulla matematica, discipline trasversali presenti in tutti gli indirizzi. Quindi la nuova prova Invalsi per l'ultimo anno delle superiori ci sarà e sarà anche piuttosto impegnativa, ma dovrebbe restare fuori dall'esame, almeno in una prima fase. Si tratterà insomma di una rilevazione, per quanto accurata, e non di un test che concorrerà a determinare il voto finale di ciascun candidato…. Le prove del secondo anno della secondaria di secondo grado rimarranno ancora indifferenziate per l'attuale anno scolastico, ma dal 2015 saranno ampiamente diversificate in funzione della tipologia di scuola e dei macro-indirizzi di studio. Infine l'Invalsi comunica che è in corso una revisione delle singole domande che vengono attualmente somministrate agli alunni e di cui è iniziata una progressiva sostituzione, che diventerà completa nel prossimo biennio. É in corso anche la validazione dei nuovi quesiti per le superiori, che dovranno essere equivalenti tra loro per poter poi essere scelti in maniera casuale e permettere di strutturare prove ad elevato grado di differenziazione tra i diversi percorsi di studio. Parte dei quesiti in via di definizione potrebbe essere pre-testata fin da quest'anno negli istituti disponibili alla sperimentazione a campione sui propri studenti.

ItaliaOggi – 26 novembre 2013
“Prof inidonei verso l’approdo”
░ I docenti inidonei per gravi motivi di salute non saranno demansionati. Non si perpetrerà quella che abbiamo segnalato ai nostri lettori come un proposito illegittimo e inumano; per una volta vogliamo dare riconoscimento ai decisori politici. Nessuno dei docenti inidonei all'insegnamento sarà obbligato all'inquadramento nei ruoli del personale non docente; potrà ottenerlo se vorrà chiederlo. Gli uffici periferici del MIUR si attiveranno per dare esecuzione a quanto stabilito in attuazione del decreto legge 104/2013. Riportiamo il quadro delle disposizioni in via di attuazione, qual è sintetizzato da Carlo Forte.
“Mobilità nella provincia. La normativa di riferimento è costituita dall'articolo 15, commi 4 e seguenti, del decreto legge 104/13, convertito con modificazioni dalla legge 128/2013. Che ha disciplinato lo stato giuridico del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo all'espletamento della funzione di docente ma idoneo ad altre mansioni. La normativa prevede, infatti, che tale personale possa, su istanza di parte, essere inquadrato nei profili professionali di assistente amministrativo e di assistente tecnico del personale Ata. In assenza di istanza o nell'ipotesi in cui la domanda non possa essere accolta per indisponibilità di posti, l'interessato sarà invece tenuto a presentare domanda di mobilità intercompartimentale, in ambito provinciale. Così da transitare obbligatoriamente nei ruoli delle amministrazioni dello stato che presentino vacanze di organico, anche in deroga al piano delle assunzioni previsto dalla legislazione vigente. In ogni caso, a seguito della ricollocazione, i docenti interessati manterranno l'eventuale maggiore trattamento stipendiale. E ciò avverrà mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti. I progetti transitori. Fino a quando i provvedimenti di mobilità intercompartimentale non saranno materialmente disposti, i docenti interessati potranno essere utilizzati per le iniziative di prevenzione della dispersione scolastica ovvero per attività culturali e di supporto alla didattica. E cioè per quelle attività individuate dal decreto Carrozza al fine di consentire, se possibile, il prolungamento dell'orario di apertura delle scuole. La bozza di decreto precisa, inoltre, che la domanda per transitare nei ruoli del personale Ata dovrà essere presentata su carta semplice all'ufficio scolastico regionale della provincia di titolarità entro 30 giorni dalla data di conferma della dichiarazione di inidoneità. Per agevolare le procedure l'amministrazione ha anche predisposto un modulo che sarà allegato alla circolare. La ricollocazione nei ruoli del personale Ata comporterà l'immissione in ruolo su tutti i posti di assistente amministrativo e di assistente tecnico vacanti e disponibili. L'immissione in ruolo sarà disposta nella provincia di appartenenza oppure in altra provincia a domanda, con priorità rispetto alla preferenza indicata dall'interessato. Le disponibilità conseguenti all'accettazione dell'inquadramento in altra provincia non potranno essere utilizzate per la revisione di provvedimenti già adottati. Il personale che non transiterà nel ruolo Ata per mancanza di disponibilità, rimarrà nell'attuale posizione e sarà ricollocato a mano a mano che si verificheranno nuove disponibilità di posti. Le immissioni in ruolo del personale su posti di assistente tecnico saranno disposte in relazione alla corrispondenza tra le aree didattiche di laboratorio ed i titoli di abilitazione all'insegnamento ovvero i titoli di studio posseduti dall'interessato. Sede provvisoria. L'assegnazione della sede provvisoria di servizio sarà effettuata sulle disponibilità residuali alla mobilità del personale Ata per l'anno scolastico 2013/2014 e anche sulla base di quelle conseguenti all'eventuale adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto. I direttori regionali disporranno affinché il personale già dichiarato inidoneo possa essere sottoposto a nuova visita, entro il 20 dicembre prossimo, da parte delle commissioni mediche competenti. Se all'esito della nuova visita la dichiarazione di inidoneità non sarà confermata, il personale interessato tornerà a svolgere la funzione di docente. In alternativa potrà transiterà, a domanda, da presentarsi entro il 10 dicembre, nei ruoli del personale Ata oppure potrà essere avviato alla mobilità intercompartimentale.

l’Unità – 29 novembre 2013
“Le università del Meridione in guerra. Lezioni bloccate”
░ La Ministro Carrozza incontra i rettori degli atenei del Meridione, e li trova sul piede di guerra
Niente lezioni universitarie ieri al Sud. Almeno 11 atenei del meridione hanno sospeso le attività per protesta contro la questione dei punti organico, la classifica che stabilisce la capacità di assunzione degli atenei. La tensione che covava nelle ultime settimane è esplosa ieri, in concomitanza con l'incontro tra il ministro all'Istruzione, Maria Chiara Carrozza e i rettori di 17 università del sud Italia, tra cui Napoli, Lecce, Reggio Calabria, Isernia, Bari. Studenti, rettori, docenti di ruolo e precari, personale amministrativo, sindacati: tutti uniti contro il rischio che la ripartizione del turn over per il 2013 possa dare il colpo di grazia al sud, tanto da rendere concreto il rischio di chiusura di alcuni corsi di laurea con la conseguente depressione del territorio in cui erano ubicati. … E così ieri mentre gli atenei bloccavano la didattica e gli studenti si riunivano in assemblea (con i precari del politecnico di Bari in “marcia funebre”), i rettori, con il supporto dei direttori generali, hanno sottoposto il loro documento alla ministra. Nel testo chiedono, «affinché siano assicurati omogenei standard qualitativi di alta formazione e ricerca e il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale», l'introduzione di clausole di salvaguardia finanziaria che consentano di preservare gli equilibri di bilancio degli atenei nel 2014 e il recupero delle disparità causate dal Decreto ministeriale.