Il PD: Tagliare i fondi all’istruzione significa tagliare il futuro al nostro Paese.

Lo scorso giovedì 28 ottobre, abbiamo pubblicato, nella rubrica Aggiornamenti in progress, una riflessione sugli orientamenti di politica scolastica e sui programmi per la scuola che il PD si proporrebbe di attuare quando fosse al governo. Con questa nota diamo ora occasione ai nostri lettori di farsi un’opinione sul merito delle proposte programmatiche del PD quali sono enunciate nel documento “Guardiamo al futuro. 10 proposte per la scuola di domani”, e nei 4 documenti (dei gruppi di lavoro coordinati da Giovanni Bachelet, Giancarlo Sacchi, Mila Spicola e Annalisa Vittore), redatti da esperti, associazioni professionali (ANIEF compresa), parti sociali, insegnanti, dirigenti, amministratori, rappresentanti di partiti e movimenti, al I Seminario Nazionale La scuola alla riscossa: come rilanciare la pubblica istruzione” (25/26 settembre, organizzato dal ForumPolitiche dell'Istruzione del PD).

Il Documento 10 proposte per la scuola di domani” è articolato in una premessa e dieci paragrafi; lo utilizziamo per questa nostra sintesi integrandolo con i contenuti elaborati nel citatoSeminario Nazionale. Facendo riferimento agli Obiettivi di Europa 2020, la Premessa riporta i dati di “un vero e proprio allarme educativo” in Italia: dal rapporto 2009 dell’ISTAT risulta che 2 milioni di giovani tra 15 e 24 anni non sono a scuola né al lavoro (il tasso di abbandono scolastico è del 22%); dal Rapporto Ocse 2010 risulta al 5,7% del Pil la media della spesa in istruzione nei paesi UE, e in Italia al 4,5. Ecco i dieci punti.

Primo Punto.Un nuovo piano straordinario per un’educazione di qualità 0-6”, tra altro dice:

Vogliamo la riunificazione del sistema di educazione prescolare. Serve un nuovo piano straordinario triennale per l’implementazione del sistema territoriale dei servizi educativi della prima infanzia, per raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura. Vogliamo trasformare l’asilo nido da servizio a domanda individuale a diritto educativo di ogni bambino… I divari abnormi tra nord e sud del Paese nei livelli di istruzione, si spiegano anche così: nel mezzogiorno sono pochissimi i posti al nidoe una rarità il tempo pieno nella scuola primaria”. “La scuola di domani deve prevedere organicamente, a partire dall’asilo nido, un’offerta formativa prescolare di qualità, volano per il benessere attuale e futuro dei bambini, aiuto fondamentale nell’impegno educativo e nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro dei genitori, sostegno allo sviluppo come fonte di occupazione diretta e indiretta, strumento fondamentale di coesione sociale, lotta contro l’esclusione, integrazione linguistica per chi (italiano o immigrato) a casa non parla bene italiano. (Gruppo A, Seminario).

Secondo Punto. La scuola primaria: nessun bambino sia lasciato indietro,tra altro dice:

I modelli del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli insegnanti sono considerati un'eccellenza a livello europeo, e producono, grazie al lavoro in piccoli gruppi, i più alti livelli di apprendimento degli alunni… I gioielli di famiglia del sistema scolastico, tempo pieno e modulo a 30 ore con compresenze, li rimetteremo in vetrina e estenderemo in tutta Italia”. Per gli alunni nati in Italia da famiglie immigrate.., ed ancora di più per chi raggiunge il nostro Paese durante l’infanzia e l’adolescenza, la scuola non deve solo essere il luogo della piena integrazione, ma deve essere strutturalmente preparata ad un’accoglienza che offra il raggiungimento della piena conoscenza della lingua italiana” (Gruppo C, Seminario).

Terzo Punto. ”Una scuola autonoma nel sistema delle autonomie locali ,tra altro dice:

Il Partito Democratico propone…una trasformazione profonda del funzionamento del Ministero dell’Istruzione. Il Ministero deve potenziare e qualificare le proprie funzioni di indirizzo, di programmazione alta, di verifica, valutazione e controllo… Gli uffici scolastici regionali devono essere trasferiti per le loro competenze e per la maggioranza del personale dipendente alle Regioni. Alle Regioni spetta definire il dimensionamento e il numero delle autonomie scolastiche, la distribuzione nel territorio delle scuole, le specializzazioni nella scuola superiore”. A proposito di questa territorializzazione della scuola – in passato vista con sospetto dalla Sinistra, timorosa delle eventuali sperequazioni qualitative da regione a regione -, il PD auspica che le scuole divengano “il presidio pedagogico” del territorio”, al quale “trasmettere”i principi che fondano la convivenza civile dando sostanza a una dimensione civica conforme ai principi della Costituzione. “La scuola è un’istituzione della Repubblica il cui fine è l’istruzione e la trasmissione dei principi costituzionali che fondano la convivenza civile. Essa realizza questa missione attraverso una comunità educante capace di esprimere una propria progettualità”. (Gruppo A, Seminario). “Nel definire i costi standard occorre far riferimento alla quota capitarla, calcolata sulla base di indicatori di carattere qualitativo e quantitativo, riferita tra altro., ad ogni ragazzo in età scolare, ponderata sulla base delle caratteristiche socio-culturali e geomorfologiche del territorio, sulla base della presenza di alunni disabili e di alunni stranieri”. “Allo Stato compete l’individuazione dei costi standard e degli interventi perequativi. Tale percorso dovrà andare di pari passo con quello del federalismo fiscale. Alle Regioni dovranno inoltre essere attribuite le risorse di personale necessarie, che andranno poi assegnate alle scuole e gestite sulla base di un adeguato organico di istituto, fermo restando lo stato giuridico nazionale. Le Regioni dovranno partecipare alla definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro” (Gruppo B, Seminario). “Le scuole potranno formalizzare e regolare il contributo delle diverse organizzazioni sociali alla propria vita ed attività. L’autonomia deve comunque promuovere la partecipazione democratica…. Per favorire la funzione dirigente c’è bisogno di un quadro normativo chiaro sulla base del quale poter costruire in maniera trasparente il processo decisionale (Gruppo B, Seminario)

Non si chiarisce, però, se l’accresciuta partecipazione democratica del Collegio dei docenti nel processo decisionale, può attingere, nell’auspicio del P.D., almeno il livello che aveva con i Decreti Misasi (si eleggevano i collaboratori del d.s.). “Principi della Costituzione e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Questi due pilastri della democrazia implicano oggi la promozione di una cittadinanza attiva in una società e quindi in una scuola sempre più multiculturale che richiede contemporaneamente conoscenza delle proprie radici e capacità di dialogo. Una cittadinanza che diventi, dunque, interculturale, anzi che si fondi via via su comuni valori che rendano solida e consapevolmente partecipata la convivenza: i valori che già sono mirabilmente sintetizzati nella Costituzione italiana” (Gruppo C, Seminario). “In Italia la laicità è intrecciata con la scuola fin dalla sentenza 203/1989 della Corte costituzionale, che ha elevato la laicità a principio supremo dell’ordinamento costituzionale. Da allora la composizione religiosa della popolazione italiana è mutata radicalmente per effetto dell’immigrazione, la secolarizzazione è avanzata, la Lega ha tentato di trasformare i simboli cristiani in strumenti identitari di esclusione. La sfida del nostro tempo è sviluppare una comune cultura laica e repubblicana, capace di contribuire alla civile e fraterna convivenza di una società multireligiosa e secolarizzata. Ad affrontare vittoriosamente questa sfida la scuola pubblica può dare un contributo inestimabile, apprezzando e valorizzando tutte le tradizioni e, al tempo stesso, seminando nelle famiglie dei vecchi e nuovi italiani i principi della Costituzione” (Gruppo C, Seminario).

Quarto Punto. ”Dai livelli essenziali delle prestazioni (LEP) ai livelli essenziali degli apprendimenti e delle competenze (LEAC)” ,tra altro dice:

La sfida che il PD vuole lanciare su questo tema è nel declinare i LEP come livelli essenziali di apprendimenti e competenze necessari per garantire l’unitarietà dell’ordinamento dell’istruzione”. “La definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) deve garantire pari opportunità a tutti i cittadini, superando con adeguate risorse perequative le disparità territoriali. (Gruppo A, Seminario). “I Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) sono il banco di prova del nuovo orizzonte di governo del sistema; non possono indicare i livelli minimi dell’intervento statale, meno che mai al fixing attuale; per la loro definizione si devono invece coinvolgere i territori, comprese le autonomie scolastiche” (Gruppo B, Seminario). Si dovrà realizzare un nuovo protagonismo degli studenti attuando metodiche innovative, e una didattica e interattiva, flessibile,centrata sul metodocooperativo-laboratoriale… L’autonomia dovrà consentire alle scuole di attuare nuove modalità di organizzazione dei tempi, degli spazi, dei gruppi. Quanto ai curricoli: “La cultura umanistico-classica e occidentale dovrà essere integrata in proporzione più equilibrata rispetto al passato da altre culture, storie, antropologie, e dovrà darsi più ampio spazio alla cultura scientifica,statistica, giuridica ed economica fin qui fortemente penalizzate”. “L’offerta formativa dovrà sia mettere in atto l’analisi dei fabbisogni e l’attenzione alla domanda sociale del territorio, sia evidenziare i nuclei fondamentali dei saperi e della didattica, per arrivare ad un curriculum suddiviso in: obbligatorio, opzionale e facoltativo (Gruppo B, Seminario).

Quinto Punto. ”Risorse umane e finanziarie certe per la scuola”, tra altro dice:

Dagli organici di diritto e di fatto, all’assegnazione di un organico funzionale a ciascuna scuola autonoma. La scuola autonoma, per poter assolvere pienamente il proprio mandato educativo ha bisogno di una stabilità pluriennale delle risorse finanziarie e professionali… Per questo proponiamo il superamento della distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, per passare all’assegnazione a ciascuna scuola autonoma di un Organico Funzionale, che includa per reti di scuole anche una quota di personale per le supplenze brevi e professionalità specializzate a supporto dei ragazzi con bisogni speciali (autismo, dislessia, discalculia, etc). L’assegnazione deve poter essere almeno triennale, e concordata con la programmazione attuata dagli Enti Locali”. “L’organico funzionale di istituto potrà rendere disponibili insegnanti con contratto a tempo indeterminato non ancora titolari di specifico posto di insegnamento” (Gruppo C, Seminario).

Sesto Punto. ”Un moderno sistema di valutazione ”, tra altro dice:

La piena autonomia necessità di un sistema di valutazione di carattere nazionale indipendente dal Ministero e responsabile verso il Parlamento, che includa la valutazione dell’intero sistema scolastico, delle scuole, dei dirigenti e dei docenti - su base volontaria in relazione all’avanzamento di carriera”. Si provvederebbe, e questo è un punto di affinità con la Gelmini, a differenziare la retribuzione dei docenti “premiando il merito dei docenti e individuare una metodologia per evidenziarlo, fondata su riscontri oggettivi e sulla reputazione” (Fioroni).

Settimo Punto“Formare e reclutare gli insegnanti di domani”, tra altro dice:

La stabilità del personale è essenziale… Occorre perciò rendere immediatamente disponibili per l’immissione a tempo indeterminato i posti attualmente coperti con incarico annuale e riprendere in prospettiva il piano di stabilizzazioni intrapreso dal governo Prodi… Contrariamente a quanto finora previsto, il nuovo sistema di formazione iniziale dovrà valorizzare le esperienze positive maturate nell’ambito delle SSIS, e in particolare i supervisori… E’ necessario introdurre una formazione in servizio obbligatoria e certificata. La continuità didattica è un bene essenziale: salvo rare e motivate eccezioni, il personale docente dovrebbe rimanere in servizio presso la stessa scuola per non meno di 3 anni. L’accesso all’insegnamento deve avvenire in ogni caso per pubblico concorso; rimane aperta la scelta sull’ambito territoriale in cui il concorso può essere effettuato, fermo restando il pari diritto di accesso per tutti i cittadini italiani (e ormai anche dell’Unione Europea, unico vincolo essendo quello della conoscenza della lingua)…. Non riteniamo che ci siano le condizioni giuridiche e gestionali per affidare il reclutamento alla scelta delle singole scuole… Auspichiamo l’introduzione della “carriera” dei docenti e la possibilità di figure professionali diversificate per affrontare la sfida della complessità educativa alla quale l’autonomia deve rispondere”. E’ l’aspetto che ci coinvolge come sindacato: il PD vuol dotare le reti di scuole di un Organico funzionale all’autonomia, con una pluralità di presenze professionali differenti per dare alle scuole stabilità pluriennale di risorse. Ciò è realizzabile con una spesa modesta (la magistratura amministrativa impedirà i risparmi del Miur su ferie e progressione di carriera dei supplenti precari) abolendo la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto e strutturando una quota di personale stabile per le supplenze brevi, e professionalità specializzate a supporto degli alunni con bisogni speciali. Questo sistema consentirebbe oltretutto il superamento del precariato scolastico (il PD si impegnerebbe a rendere immediatamente disponibili per le immissioni in ruolo a tempo indeterminato i postiattualmente ricoperti con incarico annuale). “I percorsi di apprendimento e gli ordinamenti dovrebbero basarsi sull’acquisizione della conoscenza per competenze anche nelle scuole, ma i docenti sono spesso impreparati a questo tipo di didattica. Sono quindi urgenti iniziative formative specifiche, a carattere universale, rivolte agli insegnanti e agli operatori della formazione professionale, e sistemi di attendibile valutazione dei risultati, diversi da quelli basati sulla media dei voti attribuiti, capaci di cogliere e valorizzare le professionalità esistenti” (Gruppo D, Seminario).

Ottavo Punto“Cambiare la scuola per dimezzare la dispersione scolastica. Il passaggio cruciale dalla pre adolescenza all’adolescenza”, tra altro dice:

Il punto di sofferenza è lo snodo dagli 11 ai 16 anni, che coincide con il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza ed è il punto debole dell’azione orientativa. E’ qui che si registra il tasso più alto di dispersione scolastica, con punte del 30%, soprattutto nel primo anno degli istituti professionali e tecnici… E’ necessario rendere effettiva la pari dignità dei percorsi e la loro equivalenza formativa (bienni, licei, tecnici, professionali e formazione professionale) indicando con precisione le competenze culturali in uscita riferite ai quattro assi culturali del biennio, in modo da garantire i passaggi da un indirizzo all’altro senza costringere gli studenti a dover affrontare gli esami di idoneità”. “..consentire circolarità e mobilità effettive tra differenti opportunità attraverso il riconoscimento, la validazione, la certificazione pubblica dei crediti e delle competenze e l’accreditamento delle strutture formative, secondo l’accordo Stato-Regioni del 2008” .(Gruppo D, Seminario).Quello della equiparazione e delle passerelle tra ordini scolastici è un impegno pluridecennale al quale si deve ormai dare seguito. “Si deve ristabilire senza equivoci l’obbligo d’istruzione a 16 anni, rivedendo in modo unitario l’insieme costituito dalle attuali medie e il primo biennio delle superiori nel passaggio cruciale dalla preadolescenza all’adolescenza” (Gruppo A, Seminario).

L’obbligo d’istruzione impartita per almeno dieci anni e il conseguente innalzamento da 15 a 16 anni dell’età per l’accesso al lavoro sono nell’art.1 com. 622 della legge 296/2006, la prima finanziaria dell’ultimo governo Prodi. La legge Biagi (53/2003) che consentiva l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione attraverso l’alternanza scuola-lavoro col contratto di apprendistato, non fu mai esplicitamente abrogata. Caduto anzitempo il governo Prodi senza aver completato la riforma del biennio superiore, la destra con la legge 133/2008 ha reso l’obbligo scolastico assolvibile anche frequentando percorsi di istruzione o formazione professionale. Di fronte ad un apprendistato di qualità altoatesina e/o a percorsi scuola-lavoro nell’ultimo tratto dell’obbligo, purché ben controllati e guidati dalla scuola e dagli enti locali, questo nostro seminario, come anche precedenti discussioni promosse dal PD, ha registrato anche qualche apertura… L’impresa dovrebbe possedere condizioni specifiche da controllare e monitorare. Viene sottolineata la necessità di una riconfigurazione per il rilancio dell’istituto dell’apprendistato, ristabilendone la essenziale valenza formativa, collegandolo strutturalmente con la scuola come nel caso altoatesino, liberandolo dalle altre finalità con cui è stato prevalentemente utilizzato”. (Gruppo D, Seminario).

Nono Punto “Istruzione e formazione professionale di qualità, per rilanciare il Made in Italy nel mondo”, tra altro dice:

Occorre connettere organicamente il sistema dell’istruzione, di competenza dello Stato, il sistema della formazione professionale, di competenza delle Regioni nonchè le competenze dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali relative allo sviluppo e al lavoro. Non è opportuna la unificazione tra i due sistemi, che farebbe perdere le proprie peculiari caratteristiche... Il divario territoriale è una delle criticità rilevanti... Occorre maggior controllo sulla spesa per la formazione e sull’impiego dei fondi strutturali comunitari. L’istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) va potenziata e gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) vanno istituiti come esperienze di formazione terziaria non accademica… L’effettiva co-progettazione fra scuola e imprese dei percorsi, e in particolare degli stage, vetrina delle aziende, è uno strumento potente, se ben concepito e utilizzato. Vanno infine individuate forme efficaci di monitoraggio e controllo. Occorre un provvedimento per riconoscere il diritto individuale all’apprendimento permanente.. Anche la formazione continua va riconsiderata, nel senso di orientare le iniziative verso i soggetti che sono più bisognosi di essere formati, aggiornati, riconvertiti, e sono più a rischio di perdita del posto di lavoro. Occorre anche un maggior coordinamento tra programmazione regionale e programmazione dei fondi interprofessionali, ampliandone il campo di intervento (apprendisti, lavoratori atipici e discontinui)”. “L’attività del centro provinciale istruzione adulti (CPIA), nuovo nome del vecchio CTP (centro territoriale permanente per l'istruzione e la formazione in età adulta) può essere rivolta con successo anche al recupero della dispersione giovanile, in quanto si presta ad essere svolta in modo personalizzato, con l’obiettivo di rafforzare l’autostima, consentendo anche rientri nella scuola e inserimenti nel mercato del lavoro, attraverso rapporti non episodici con le imprese del territorio” (Gruppo D, Seminario).

Decimo PuntoUn piano straordinario per l’edilizia scolastica”, tra altro dice:

Due edifici scolastici su tre non sono a norma di legge, per questo è urgente mettere subito in sicurezza il 65 per cento delle scuole italiane… tanti Istituti funzionano fuori norma ed in violazione del decreto che per la sicurezza antincendio prevede la permanenza in classe di non più di 26 persone in presenza di una unica porta quale via di fuga; ora a causa dell’aumento del numero degli alunni per classe, deciso dal Governo in carica, spessissimo il limite viene sforato giungendo anche ad avere presenti in classe più di 38 alunni .. Il Partito democratico propone un piano straordinario per la manutenzione, la messa in sicurezza degli edifici scolastici e l’edificazione di nuove scuole… facendo intervenire nel controllo e nell’indirizzo dell’utilizzo delle risorse per l’edilizia scolastica il consiglio di istituto delle scuole autonome, rimotivando così anche la partecipazione dei genitori e degli studenti, oltre che dei docenti e di tutti coloro che nell’istituto operano.