° Tra il dire (efficacemente) e il fare (timidamente) del Governo Letta....
Nel documento "Impegno Italia" che, a 10 mesi dall'insediamento, il presidente Letta ha presentato, una parte riguarda la "formazione".
E’ una parte articolata in cinque punti: 14. Riformare i cicli scolastici; 15. Introdurre criteri più stringenti di valutazione e valorizzazione del merito; 16. Garantire la sicurezza e l’adeguatezza delle strutture scolastiche; 17. Reclutare nuovi insegnanti e superare il precariato; 18. Riformare il sistema di finanziamento delle università e promuovere il diritto allo studio universitario. La premessa è il solito apprezzabile peana sull’investimento in capitale umano: “Un’Italia più competitiva e giusta vuole investire nella conoscenza e nelle competenze quali leve della crescita culturale, civile ed economica della persona e della società. Scuola, università e ricerca richiedono interventi decisi di miglioramento strutturale, che valorizzino la qualità dell’offerta e le competenze di insegnanti e professori universitari, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza dell’investimento in capitale umano”. Il primo punto invece riserva una novità rispetto alla linea della riduzione dei cicli scolastici a 12 anni (vagheggiata da Profumo e sperimentata dalla Carrozza). Riportiamo il testo. “14. Riformare i cicli scolastici. La scuola dell’infanzia ha un ruolo fondamentale nello sviluppo personale, sociale e cognitivo del bambino. Valorizzare questa fase integrandola nel ciclo di istruzione ha lo scopo di mettere gli studenti nella condizione di iniziare ad apprendere prima e meglio, con la possibilità di terminare gli studi in anticipo con un livello di conoscenze e occupabilità pari, o superiore, a quello garantito dal sistema attuale. Ci impegniamo a: ● avviare la sperimentazione di un modello, da introdurre in modo graduale, in cui la scuola dell’infanzia costituisca il primo grado nel ciclo di istruzione obbligatoria; ● ristrutturare i cicli scolastici in modo da consentire ai giovani italiani di diplomarsi prima in linea con gli standard europei…. Entro il terzo trimestre saranno individuate risorse per l’istituzione, in via sperimentale, di sezioni aggiuntive di scuola dell’infanzia”. Sostanzialmente lo Stato manterrebbe in 13 anni la durata del servizio scolastico ma modificando i cicli. Quali sono i presupposti della proposta ? 1) Già a cinque anni, i bimbi di questa generazione sono in grado di imparare ciò che i bimbi della precedente generazione imparavano a anni, e possono altresì essere ammessi in ambiente scolastico con vantaggio per la crescita psico-sociale . 2) Tirata la coperta verso il basso, il Governo procederebbe a tagliare in alto un anno del curricolo scolastico. A prima vista la proposta sembra potere funzionare ma i due presupposti vanno analizzati in sede tecnica, da chi davvero ne ha gli strumenti culturali. Più precisamente: - Il primo presupposto va valutato in chiave psicopedagogica (e non secondo criteri politico-economici) interpellando gli studiosi più qualificati e maestri che hanno lunga esperienza di insegnamento elementare; - il secondo presupposto va valutato in chiave didattica, perché è ben diverso eliminare un anno di offerta formativa in età puerile o in età adolescenziale. Anche a questo proposito, la cosa va affidata a chi ha scienza ed esperienza, senza guardare a calcoli meschini (dei docenti e dell’erario). Non sappiamo se la proposta Letta costituisce il suo canto del cigno o se avrà seguito. Sappiamo però che ai due su citati presupposti occorre aggiungerne un terzo: tutta l’operazione di riforma dei cicli dovrebbe presupporre che il numero delle ore complessive di offerta formativa curricolare nei 13 anni va riportato alla cifra qual era prima del passaggio del tandem Gelmini/Tremonti; tutti lo abbiamo detto e scritto, compresi i politici dei partiti di governo, tutti critici verso la gestione politica della scuola attuata dalla Gelmini. Segnaliamo, infine, un dato di fatto che (non sappiamo) potrebbe riproporsi: nel periodo cruciale della gestazione del Riordino Berlinguer dei cicli (poi fallito in sede parlamentare), l’ipotesi di conteggiare la scuola dell’infanzia nell’obbligo scolastico fu fieramente avversata dai politici che si accreditavano nella parte cattolica, con l’argomento che lo Stato non dovrebbe surrogare la funzione educativa delle famiglie verso i bimbi d’età precoce. Occorre vedere se l’argomento è stato riposto nella soffitta delle ideologie, visto che nel frattempo lo statalismo di marca sovietica è passato a miglio vita e visto che la parte cattolica deve confrontarsi con Francesco (che viene dalla fine del mondo, dove certe…).
° Taglia taglia, e il “recupero” scolastico va a ramengo
Indagine del portale Skuola.net su un campione di 2250 studenti tra i 14 e i 19 anni
Sembra che si possano finanziare corsi di recupero a scuola per uno studente su due, tenuti dagli insegnanti dell’istituto di appartenenza dei richiedenti, e si aggiunga che in qualche caso si chiede ai corsisti di versare un contributo. (Fonte: www.tuttoscuola.com – 12 febbraio 2014)