° La norma della Riforma Fornero sui c.d. 'Quota 96' della scuola è stata “un errore”
Una dichiarazione del presidente della VII Commissione del Senato, Andrea Marcucci
«Chiediamo al governo di dare il via libera alla proposta di legge Ghizzoni per risanare l'errore compiuto dalla riforma Fornero sui cosiddetti 'Quota 96' della scuola, il che consentirebbe di avere nuovi pensionamenti e dunque anche immediati nuovi ingressi tra gli insegnanti. La commissione bilancio ha più volte proposto coperture al provvedimento senza mai trovare adeguato riscontro» (Fonte: Alessandra Ricciardi - ItaliaOggi – 22 febbraio 2014). La proposta di legge C. 249 Ghizzoni et alii, su cui c’è il parere favorevole anche della Commissione Lavoro, propone di modificare l’art.24 della riforma Fornero introducendo norme specifiche per la Scuola.
° L’eventuale riduzione del percorso degli studi nella Scuola. In quale segmento?
Le opinioni del nuovo ministro, del prof. De Mauro, del prof. Israel, e la nostra.
- Due dichiarazioni del ministro Giannini (con riferimento alla sperimentazione, autorizzata dalla Carrozza, che riduce di un anno il corso degli studi secondari di II grado): «Non sono contraria a continuare la sperimentazione ma non sono un’entusiasta sostenitrice dell’idea che eliminare un anno alle scuole superiori sia la carta vincente. Piuttosto, penso che abbiamo tre cicli di scuola, due funzionano molto bene, uno, quello intermedio, molto meno. La scuola media inferiore è quella che ha bisogno di maggiore attenzione». «È in corso una sperimentazione, vediamo come va prima di lanciare proclami a favore o contro. Delle preoccupazioni espresse dai detrattori ne condivido una in particolare, quella di chi è preoccupato possa essere un ulteriore taglio. Se la sperimentazione va a regime si libera il 20% dell’organico: noi pretendiamo che non sia messo a risparmio ma utilizzato nella scuola».
- Tullio De Mauro mette sull’avviso: sarebbe un errore tagliare nel primo ciclo. «Assolutamente non taglierei nel ciclo di base. Sarebbe un grave errore perché per colmare i nostri deficit dobbiamo lavorare molto negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Inoltre i nostri studenti in questa fase riportano i migliori risultati nel confronto internazionale. Quindi se vogliamo uscire a 18 anni, meglio dare una sforbiciata alle superiori… Alla base di questa operazione ci dovrebbe essere un ripensamento generale dei programmi e assetto della scuola superiore».
- Giorgio Israel ha espresso parere diverso da quello di De Mauro: «Ben venga garantire a tutti la scuola dell’infanzia, e forse tagliare di un anno la primaria, ma ci si pensi dieci volte prima di toccare medie e superiori. …in Germania si sta tornando indietro rispetto all’accorciamento dei licei. Abbiamo martoriato istruzioni tecniche e professionali tra le migliori del mondo. È indispensabile potenziarle ma alla larga dall’idea sconsiderata di farne pagare il prezzo ai licei».
- Ribadiamo la nostra valutazione: il servizio di istruzione e formazione erogato dallo Stato non deve subire riduzioni quantitative; se ne subisse, ne risentirebbe nel breve arco di tempo il livello culturale generale – in atto già non proprio eccelso – dell’intera popolazione. La eventuale redistribuzione in 12 anni del monte ore complessivo in atto erogato in 13 anni presuppone la valutazione degli effetti, per fasce di età, che si produrrebbero. E’ valutazione possibile da psicopedagogisti ed epistemologi, prima che dai politici. Ove ci fosse il placet di qualificati esperti che individuassero la fascia di età nella quale la contrazione dei tempi di apprendimento non producesse difficoltà eccessive agli alunni, si potrebbero valutare se un tale costo valga il vantaggio, per gli studenti, di completare a 18 anni gli studi. In caso positivo, e solo alla condizione della quale si è detto, ci sarebbe da prendere in considerazione qualche altro aspetto: Mantenendo immutato il monte ore complessivo in atto erogato nei tredici anni del cursus, un anno in meno di studio consentirebbe la dilatazione del tempo scuola al pomeriggio. Le scuole che progettassero di flessibilizzare i curricoli ricaverebbero da ciò un’opportunità. Per una parte della didattica, si potrebbe realizzare in modo sistematico (e non in modo improvvisato e discontinuo) il setting laboratoriale (che richiede più tempo rispetto alla lezione frontale). Inoltre, ad esempio, si avrebbero opportunità per: - il ripristino del “modulo” nella Scuola primaria; - le compresenza nella secondaria di primo grado; - la effettuazione in sede curricolare delle attività di recupero, di potenziamento, di orientamento; - la partecipazione degli alunni alle sempre più numerose iniziative che associazioni, enti e Miur stesso propongono alle scuole, sotto forma di concorsi e collaborazioni. Segnaliamo, infine, la ipotesi (avanzata dall’ex presidente del Consiglio, Letta) che la Scuola dell’Infanzia sia inserita nell’obbligo scolastico (“la sperimentazione di un modello, da introdurre in modo graduale, in cui la scuola dell’infanzia costituisca il primo grado nel ciclo di istruzione obbligatoria”).