° Le Linee programmatiche del ministro Giannini
Presentate lo scorso marzo al Senato, sono state confermate alla Camera in VII Commissione. Ne riportiamo alcune di quelle relative alla Scuola, commentandole.
In premessa, il Ministro ha sostenuto che questo Governo si accredita dinanzi alla pubblica opinione come “il primo dall’immediato dopoguerra che ritiene prioritario il tema dell’istruzione … per perseguire le finalità più grandi: crescita civile, sviluppo economico, equità sociale”. E giù un giudizio tranchant - che, ovviamente, vista la quantità dei ricorsi che abbiamo dovuto patrocinare, possiamo sottoscrivere - sul MIUR: “… è ormai il Ministero delle emergenze. Che vive in uno stato di criticità cronica, di quotidiana rincorsa a tappare le falle del momento, di logorio costante nel dettaglio burocratico e normativo”. E poi - musica per le nostre orecchie, visto che una buona metà di questi intralci, il MIUR se li è procacciati per miopia circa le professionalità nella Scuola il buon diritto del personale -: “Ci impegniamo a lavorare ad un nuovo Testo Unico che semplifichi le regole, elimini le contraddizioni, e riduca anche i molti errori commessi negli anni dall’amministrazione”. Il ministro ha anche parlato, con sensibilità, di un precariato: “...in cui le legittime aspirazioni di generazioni di maestri e di professori si sono trasformate in una ingiusta guerra tra ultimi della lista … Alcuni aspettano qualche anno, altri un decennio, altri ancora erano precari quando hanno iscritto un figlio alla prima elementare e continuano ad esserlo ancora, quando lo stesso figlio si diploma”. Infine, ha elencato quattro principi ai quali intende informare l’attività ministeriale: “Il primo principio è la Semplificazione, che significa resistere alla tentazione dell’ipertrofia normativa… Significa lavorare per ridurre gli spazi di incertezza che alimentano conflittualità e contenziosi. Il secondo è quello della Programmazione, che significa smettere di lavorare ricorrendo le emergenze, per darsi invece quell’orizzonte temporale – e finanziario – necessario per trasformare aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali. Il terzo è quello della Valutazione, che significa eliminare i colli di bottiglia, e sostituire i controlli ex ante con la valutazione ex post. Significa assegnare le risorse sulla base dei meriti e dei demeriti. Il quarto è quello dell’Internalizzazione: un sistema dell’istruzione, università e ricerca aperto alla comparazione e alla competizione del resto del mondo, non solo genera maggiore qualità intrinseca, nel piano didattico, scientifico e strutturale, ma è anche motore… dello sviluppo economico e di crescita”.
Chiosiamo: Sa il ministro che per questi obiettivi dovrà affidare i ruoli decisionali a chi ha esperienza di scuola? Al MIUR e negli Uffici territoriali, i compiti di alta dirigenza vanno affidati a chi ha oltre che competenza giuridica e amministrativa una congrua esperienza nella scuola.
“Vorrei entrare nel merito dei processi fondamentali che rappresentano l’essenza della scuola e dell’istruzione: insegnare e imparare. … A scuola, se la scuola funziona, si trasmettono dottrina e metodo alle nuove generazioni perché ne facciano tesoro in termini di patrimonio di conoscenze acquisite e di capacità di trovare nuove soluzioni…..”. Chiosiamo in chiave di Costruttivismo: “Si trasmettono”; però, principalmente, “si producono”.
“Questo delicato e secolare processo può e deve essere osservato e corretto, se necessario, in itinere. Questo processo può e deve essere oggetto di ciò che oggi chiamiamo valutazione dei risultati e dei procedimenti adottati per ottenerli”
Chiosiamo: Osservato e corretto, da chi insegna; per le Scienze umane: verum ipsum factum. “Il capitolo della valutazione è il singolo capitolo che può decidere da solo se saremo in grado di dare al Paese una scuola moderna nella funzionalità e negli obiettivi e anche nella sua missione fondante, o se accettiamo di tenerci…”.
Chiosiamo: Non “da solo” ma unitamente al riconoscimento economico della funzione docente.
“La valutazione è entrata nella cultura e nella prassi della scuola italiana ormai da alcuni anni… Sono tuttavia legittimamente attesi progressi significativi nei singoli settori: la valutazione delle scuole, dei presidi, dei docenti. Oggi dobbiamo consolidare e valorizzare il sistema di misurazione degli apprendimenti tramite le prove INVALSI… Promuovendo un maggior coinvolgimento delle scuole, ho intenzione di aiutare le singole scuole ad analizzare i propri assetti organizzativi, la qualità dei servizi che erogano, e promuovere in questo modo un ciclo di autovalutazione Dopo più di un decennio, siamo arrivati ad uno specifico Regolamento (80/2013) sulla valutazione. L’applicazione sistematica di tale regolamento in tutte le scuole a partire da settembre è un impegno che assumo in questa sede…”.
Precisiamo: ai sensi del D.P.R. n.80, 28 marzo 2013, le rilevazioni INVALSI sugli apprendimenti degli studenti sono considerate all’interno del Sistema Nazionale di Valutazione, con apporto di Invalsi, Indire, Corpo ispettivo, autovalutazione delle scuole, valutazione esterna di sistema. Apprezziamo che si voglia ampliare lo spettro valutativo, ma non che INVALSI fornisca i test valutativi. L’INVALSI invii alle scuole i criteri e i parametri valutativi (e, poi, il quadro comparativo degli esiti); ai contenuti delle rilevazioni provvederanno le singole scuole in funzione non soltanto delle Indicazioni nazionali, dei Livelli Essenziali di Prestazione e del Profilo Educativo, Culturale e Professionale, ma anche del POF e delle peculiarità dell’utenza.
“Presto dovremo iniziare la discussione sul contratto degli insegnanti. Per una volta, vorrei che i temi da cui partire fossero il valore della formazione, la valorizzazione delle figure che contribuiscono all’autonomia scolastica, la carriera professionale – per arrivare a dire che la retribuzione degli insegnanti non può più essere basata solo sull’anzianità.
Chiosiamo: L’intento di integrare il criterio dell’anzianità di servizio con la valorizzazione della formazione e delle attività per l’autonomia è corretto ma presuppone che la funzione docente sia retribuita in misura tale che i giovani più colti e capaci la considerino quale una professione.
“Vorrei affrontare le nuove modalità di reclutamento dei docenti, e valutare, insieme al parlamento, una modifica del loro status giuridico…. Il precariato della scuola. Un problema rilevante sotto il profilo quantitativo, drammatico per le vite di molte persone e famiglie. … Tra ATA e docenti, il precariato nella scuola arriva a più di mezzo milione di persone …Non possiamo ignorarlo nella speranza che scompaia…. Per il personale ATA, abbiamo poco meno di 50 mila persone che svolgono – ormai “stabilmente” – un lavoro precario nelle scuole. Per i docenti, questi sono i numeri principali: - poco meno di 170 mila inseriti nelle c.d. graduatorie ad esaurimento di I, II, III fascia e IV fascia aggiuntiva, che costituiscono il cosiddetto “precariato storico” e che verosimilmente grazie al turnover saranno immessi in ruolo nei prossimi dieci anni; - più di 460 mila, inserite nelle graduatorie di istituto e utilizzati per le supplenze annuali e fino al termine delle lezioni, di cui 168 mila iscritti nelle graduatorie ad esaurimento; - oltre 10 mila abilitati a seguito del Tirocinio Formativo Attivo (TFA); - quasi 70 mila che hanno maturato titoli di servizio utili all’abilitazione grazie ad un percorso abilitante speciale (PAS); - 55.000 diplomati magistrali; - 40.000 idonei di vecchi concorsi. Affrontare questo tema significa in primo luogo darsi un obiettivo politico ben definito: i precari della scuola vanno riassorbiti e in un’ottica di lungo periodo dobbiamo bandire solo concorsi a cattedra. Dobbiamo predisporre un Piano necessariamente di medio termine per il reintegro dei precari e il loro inserimento all’interno di “organici funzionali”, che permettano ai dirigenti scolastici una miglior gestione delle supplenze e un aumento dell’offerta formativa. L’organico funzionale serve ad affrontare il problema del sostegno e dell’integrazione, assicurando continuità didattica e formazione specifica per le diverse disabilità. Esso si traduce nella creazione di un gruppo professionale qualificato, che operi in una rete di scuole, dalla formazione dei docenti all’integrazione degli alunni disabili e che non si traduca in un mero aumento quantitativo delle ore di sostegno. Sono perfettamente consapevole che percorrere questa strada comporta un significativo impegno finanziario. Ma credo che attraverso una due diligence seria sui costi che sosteniamo oggi per le supplenze brevi e l’integrazione degli alunni disabili, potremo arrivare ad un effettivo bilanciamento finanziario rispetto al fabbisogno necessario per l’attuazione dell’organico funzionale di istituto e di rete. L’art. 50 del DL 5/2012 istituiva l’organico dell’autonomia, ma adesso servono le risorse finanziarie per dare piena attuazione a questo strumento… Avvieremo subito una nuova tornata del Tirocinio Formativo Attivo, per il prossimo a.a., perché credo doveroso offrire ai giovani laureati la possibilità di conseguire il titolo abilitativo… Per il futuro dovremmo introdurre un modello più snello. Penso all’inserimento direttamente nel percorso della laurea magistrale universitaria di un periodo di tirocinio con cui ottenere, al momento della laurea e dopo un esame parallelo alla discussione della tesi, anche l’abilitazione”.
Chiosiamo: A cosa serve bandire un concorso per 14.000 posti quando ci sono 17.000 idonei valutati dalle Commissioni, e in alcune regioni il concorso precedente non è concluso ? Qual è il senso di 27.000 assunzioni di docenti se i posti vacanti e disponibili sono 100mila? Che fare dei 30mila supplenti (docenti e ata) contrattualizzati fino al 31 agosto in questo a.s.? Vanno richiamati il primo settembre, senza stabilizzarli? Sono oggetti che è lecito lasciare e prendere?
”Dobbiamo reintegrare i Fondi destinati al miglioramento dell’offerta formativa. In particolare credo sia una priorità assoluta reintegrare progressivamente il MOF, riportandolo alla capienza del 2011, che era pari a circa 1,5 miliardi E. …La disponibilità di risorse è essenziale anche per dare alla scuola un reale regime di autonomia. … Occorre, quindi, prevedere l’assegnazione di stanziamenti certi già all’inizio dell’anno scolastico in un budget unico, senza vincoli di spesa… Programmazione vuol dire avere le risorse per investire sui più piccoli, ampliando le offerte per tutta la fascia dei piccoli, che oggi vede disparità inaccettabili tra le aree del paese. … Ci serve una scuola aperta. Aperta significa anzitutto saper rispondere alle esigenze degli studenti e contrastare la dispersione scolastica… lasciando le porte aperte oltre l’orario delle lezioni, sviluppando progetti e programmi dedicati. Una scuola aperta deve essere …, presenza negli ospedali e nelle case dei ragazzi malati o disabili … Apertura vuol dire anche scuole aperte al territorio nel quale sono inserite …. attività rivolte non solo agli studenti ma anche alla cittadinanza. … in orario extrascolastico o nei periodi di sospensione delle lezioni,…veri centri civici, fanno vivere i quartieri o le piccole comunità dove spesso la scuola è l’unica presenza dello Stato, oltre alla caserma dei Carabinieri. Apertura significa anche vedere la diversità come una ricchezza che va valorizzata e la scuola è il luogo dove far vivere … la diffusione della cultura della legalità e del rispetto delle regole, … di quei principi costituzionali che rappresentano il nucleo dei valori condivisi che ci uniscono. … Apertura significa anche tornare ad incoraggiare lo studio della filosofia, della storia dell’arte e della musica, tutte materie sacrificate da tempo nel quadro dei vecchi programmi… Una scuola che offra infrastrutture e connettività, a partire dal wi-fi all’interno degli istituti. Ma che sappia anche evolvere metodologie, linguaggi e contenuti della didattica. …. Tutto questo tenendo conto che, per il digitale come per le lingue straniere, prima si parte e meglio è. E quindi è importante iniziare fin dalla primaria. Una scuola aperta deve guardare anche con attenzione al mondo del lavoro e dell’impresa. … Le prime sperimentazioni di apprendistato all’interno delle scuole partono in questi giorni, e intendiamo rafforzare e diffondere questa sperimentazione…. Sosterrò per questo con grande convinzione l’apprendistato, i tirocini formativi presso le aziende, e l’alternanza scuola-lavoro con durata significativa per ciascun anno scolastico in istituti tecnici e professionali. Lo strumento complementare è quello dell’orientamento scolastico. Esso consente di prevenire, se non attenuare il drammatico fenomeno della dispersione e dell’abbandono….
D’accordo! Speriamo che la Giannini abbia più peso politico di quanto ne abbia Scelta Civica.
Questa parte dell’esposizione della Giannini, in VII commissione alla Camera, si è conclusa con un accenno alla parità scolastica; domani, in questa rubrica, ne faremo un breve commento.