° Quale servizio educativo, dallo Stato, per i bambini nativi digitali?
Sono molti gli interrogativi sui quali occorre conoscere il parere degli studiosi
E’ di tutta evidenza che le tappe dello sviluppo in età evolutiva non sono immutabili, determinate universalmente una volta per tutte, perché fattori socio-ambientali intervengono a condizionarne caratteristiche, ritmi e successione. Volendosi quindi prevenire le diseguaglianze di rendimento scolastico, la U.E. raccomanda l’estensione della scolarità obbligatoria verso il basso. Inglesi, scozzesi e irlandesi immettono i bambini nel ciclo elementare obbligatorio precocemente e lo stesso avviene in Lussemburgo e Olanda; le autorità scolastiche di Danimarca, Spagna, Norvegia, Francia, Belgio, Svezia potenziano il servizio prescolare e lo estendono ai piccolissimi. I bambini che in atto frequentano le classi del Primo ciclo sono nati e cresciuti in un’epoca di mutamenti veloci; quelli che sono nati successivamente vivranno ritmi velocissimi di innovazioni. Le generazioni vissute nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento hanno conosciuto innovazioni che (in una scala convenzionale nella quale a ciascuna è stato assegnato un punteggio) hanno complessivamente un valore analogo a quello di tutte le innovazioni fatte nei precedenti 10mila anni dell’epoca storica; e nella comparazione abbiamo volutamente escluso il II Novecento, epoca della rivoluzione industriale cibernetica. Pertanto, è doveroso chiederci se, per effetto di questo incremento esponenziale delle innovazioni, i bambini in età prescolare e scolare ai quali nell’imminente futuro di dedicheremo avranno caratteristiche psico-sociali e/o cognitivo-comunicative differenti rispetto a quelle della generazione per la quale l’attuale Scuola dell’Infanzia è stata disegnata. Gli strumenti materiali e concettuali creati dall’uomo si radicano nella società che li adotta, e con l’uso la modificano, dapprima in modo conclamato e poi in modo assuefatto, subliminale. Dagli psicopedagogisti e dagli studiosi di Cognitive science occorre sapere se i nativi dell’epoca informazionale apprendono e comunicano nelle medesime forme con cui lo hanno fatto i bambini negli anni Cinquanta mediante immagini fisse, la radiofonia e con le persone in presenza. Gli insegnanti della Scuola dell’infanzia devono tenere conto di eventuali peculiarità della fruizione spazio-temporale dei bambini, indotte dalla precoce navigazione nello spazio web, o dalla percezione prevalentemente iconica a-sequenziale, e indotte della confidenza con le realtà virtuali ? La frammentarietà e variabilità semantica, la a-sistematicità e intermittenza dei contesti in cui il bimbo fa bricolage ne influenzano l’apprendimento linguistico? E’ possibile non chiedersi in che modo le innovazioni strumentali e concettuali di questo scorcio iniziale del nuovo millennio influiscano sulle caratteristiche e sui comportamenti dei piccoli, e quindi sui bisogni educativi? E la domanda delle cento pistole: si apprezza uno spostamento nella distribuzione dei valori medi della età mentale rispetto a quelli dell’età biologica, correlando i valori in più generazioni?
A parere dell’Anief, occorre gradualità nel passaggio tra Scuola dell’infanzia e Primo ciclo, la gradualità raccomandata dall’Associazione nazionale pedagogisti e che si può ottenere istituendo una classe-ponte nella quale agiscano insieme insegnanti dei due ordini. Due i punti ineludibili di questa gradualità: la centralità del “gioco giocato” e la libertà di azione del bimbo. Lo spiega la pedagogista Luisa Piarulli, presidente dell’Anpe: “…Non esistono controindicazioni assolute all'anticipo scolastico a cinque anni… A cinque anni, se non prima, ci sono ottime condizioni per apprendere a leggere e a scrivere vista la maggiore plasticità dell'apparato intellettivo…. È innegabile che oggi, a fronte della ricchezza degli stimoli ambientali e di un uso massiccio delle tecnologie, v'è terreno fertile per favorire un processo apprenditivo più rapido… Tuttavia dal punto di vista squisitamente pedagogico il focus non è tanto l'apprendimento della letto-scrittura! I bambini di oggi rischiano paradossalmente di subire una sorta di violenza psicologica quando viene sottratto loro il … gioco libero, per intenderci il gioco “in cortile” che permette di sviluppare la dimensione sociale e relazionale… Oggi abbiamo a che fare con i fenomeni della adultizzazione precoce dei bambini, del misconoscimento del valore tempo, della parcellizzazione degli interventi educativi peraltro spesso medicalizzati, che possono creare rischi di frammentazione della realtà nel bambino. Spontaneamente nasce il dubbio che l'anticipo, pur riconoscendone l'implicito valore, possa inserirsi in una cornice poco adeguata. Esistono buone prassi sul territorio italiano che incoraggiano l'anticipo, come il progetto “Globalismo affettivo” realizzato da USR e ANPE Puglia con le pedagogiste Eufrasia Capodiferro e Luisa Verdoscia… Esistono un'educazione alle relazioni, all'affettività, alle emozioni, alla socialità che passano attraverso metodologie pedagogiche specifiche che per natura meritano confronto e aggiornamento… Io penso che la Scuola dell'Infanzia dovrebbe essere obbligatoria almeno nell'ultimo anno per poter creare un ponte con la scuola primaria. La scuola dell'Infanzia, nel caso di un anticipo ai 5 anni, deve lasciare spazio e tempo alla scoperta, alla interiorizzazione e al rispetto dei valori universalmente validi: solidarietà, amicizia, libertà e formare così alla cittadinanza. Nell'arco della scuola dell'Infanzia il bambino deve consolidare le abilità senso-percettive, motorie, intellettive e linguistiche, per acquisire competenze adeguate a interpretare, riorganizzare e comprendere la realtà. Non dimentichiamo il ruolo sostanziale della famiglia che va posta nella condizione di vedere nella scuola una compagna di viaggio nell'avventura educativa nella quale riporre fiducia. … Anticipo sì, anticipo no... il problema è un altro: creare effettive condizioni di sistema per una crescita integrale del bambino…”.