° Renzi taglia i distacchi, e per i sindacati è l’ora di riorganizzarsi
Lo scrive Pippo Frisone (www.scuolaoggi.org - 25 giugno 2014). Il nostro commento
“Dei 2800 distacchi in tutto il pubblico impiego , 681 riguardano la scuola, cui vanno aggiunti 150 distacchi derivanti dal cumulo dei permessi . Il taglio dovrebbe far rientrare nella scuola circa 500 tra insegnanti, ausiliari,tecnici e amministrativi, compresi i dirigenti scolastici. …Si mette all’angolo, indebolendola, la rappresentanza sindacale dei pubblici dipendenti. Che è l’obiettivo vero del governo Renzi. Basta con la concertazione ! Basta coi veti e gli estenuanti tavoli di confronto con le rappresentanze delle parti sociali…. Ci sono posizioni politiche di maggioranza e opposizione che hanno teorizzato in campagna elettorale la marginalizzazione del sindacato. E il dimezzamento dei distacchi, seguendo anche gli umori che agitano il nostro Paese, va in quella direzione. Saprà a questo punto il sindacato reagire e trovare la giusta collocazione per continuare a rappresentare i diritti e le aspettative di milioni di lavoratori del pubblico impiego ? E’ questa la vera sfida che oggi ha di fronte il sindacato e che lo costringerà sempre più a ripensarsi non solo dal punto di vista organizzativo ma in generale a ritrovare con la fine della concertazione la giusta collocazione nei confronti della politica”.
Una nostra considerazione. Il personale della Scuola sa quanto poco efficace sia stata l’azione dei sindacati concertativi, nel contrastare il declino professionale degli insegnanti, e sanno se questa azione abbia evitato prevaricazioni e ingiustizie ai precari. Ora, la concertazione dei sindacalisti con i decisori politici potrebbe andare in soffitta – almeno, questa è la prospettiva, nel tempo della spending review, cui Renzi mira con l’art.7 del decreto di Riforma della P.A. La norma che impone il dimezzamento dei distacchi è contenuta nel d.l. n. 90 “Misure urgenti per la semplificazione e trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari”: Ai fini della razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica, a decorrere dal 1° settembre 2014, i contingenti complessivi dei distacchi, aspettative e permessi sindacali, già attribuiti dalle rispettive disposizioni regolamentari e contrattuali vigenti al personale delle pubbliche amministrazioni di cui all'art.1, comma 2, ivi compreso quello dell'art. 3, del d.l. 30 marzo 2001, n. 165, sono ridotti del cinquanta per cento per ciascuna associazione sindacale”. L’imperativo è adottare la massima fermezza nella difesa dei lavoratori (specie di quelli precari) ed essere propositi, com’è nello Stile Anief. L’ANIEF ha lavorato sodo sulla normativa ministeriale denunciando, senza mezze misure, i passaggi illegittimi, quelli pedagogicamente inadeguati alla realtà della Scuola, quelli carenti di efficacia amministrativa. I risultati sono tangibili, per i nostri iscritti, anche in solidum, ma sotto questo profilo diciamo che il Miur ci ha spesso aiutato con la sorprendente inclinazione autolesionistica a non cogliere i nostri rilievi preferendo soccombere nei tribunali. Abbiamo iniziato con la vertenza coda/pettine delle G.E., poi il pasticciaccio brutto del concorso a d.s. (un flagello biblico, tanti sono i problemi che ha prodotto per i concorrenti e per l’Amministrazione); adesso affrontiamo parecchie vertenze, principalmente quella per una gestione delle graduatorie degli insegnanti che valorizzi, dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, il servizio non di ruolo, ai fini dell’immissione in ruolo.
° Indiscrezioni e notizie. Pessime !
Il governo si orienterebbe a proporre una riforma che riduce l’offerta formativa: un anno in meno nei corsi di istruzione secondaria di II grado.
L’indiscrezione è di fonte bene informata (P.Almirante, latecnicadellascuola.it). Esprimiamo tutta la nostra delusione perché, al netto delle chiacchiere in salsa U.E., la sostanza è che lo Stato ci accinge a deprivare gli italiani di un anno di istruzione/formazione. Renzi corre verso la Storia ma potrebbe essere ricordato come chi volle beneficiare l’erario tagliando un tredicesimo di servizio scolastico; altri non era riuscito in tale impresa ! Sembra dunque che non si voglia prendere in considerazione quanto l’ANIEF ha proposto in audizione alla VII Commissione: mantenere la durata (13 anni) dell’offerta formativa anticipando all’età di cinque anni l’ingresso degli alunni nella scuola dell’obbligo, all’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia. Alla Scuola dell’Infanzia il P.D. vuole dare una svolta epocale (d.d.l. a prima firma Puglisi, discusso al Senato, nello scorso aprile), ma intanto al MIUR scarseggiano i soldi per la Sezioni Primavera, e c’è la prospettiva che il servizio scompaia completamente dalle scuole statali, spiegano da Tuttoscuola (26 giugno 2014): “Inspiegabile. È il minimo che si possa dire sul ritardo del finanziamento alle sezioni primavera da parte del Ministero dell’Istruzione. La legge di stabilità per il 2014 aveva disposto uno stanziamento di quasi 12 milioni di euro come contributo al funzionamento del servizio educativo sperimentale per bambini di età 24-36 mesi, che doveva servire per l’anno scolastico 2013-14, ma le attività si stanno concludendo senza che le scuole abbiano visto nemmeno l’ombra di un euro…”.