Sulla prassi di selezionare i docenti mediante quiz, l’ANIEF non si rassegna
Da troppo tempo, il MIUR fa orecchie da mercante, dinanzi alle critiche dei docimologi, e il pericolo è che tra gli addetti ai lavori subentri l’assuefazione; adesso la Repubblica lancia un sasso nell’acqua
Il MIUR non si scompone dinanzi alle critiche di docimologi e pedagogisti, ma non c’è pericolo che la questione scivoli dietro le quinte. Mila Spicola ha pubblicato (18/08/2014) le proprie riflessioni sotto il titolo “Il flop dei concorsi in Italia: Chi seleziona chi?; Corrado Zunino è andato giù pesante (18/08/2014) con un articolo sul “Caos nei concorsi per gli insegnanti”: “Domande sbagliate nei questionari della seconda tornata di selezione per i corsi Tfa, necessari per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. A luglio i test sono andati avanti dopo le contestazioni del 2012. Le segnalazioni dei nuovi strafalcioni hanno intasato l’email del Miur. L’esperto valutatore andava di fretta. Frustrato, forse, dalla sottopaga ministeriale. Sarebbe bastato un controllo, non proprio la Treccani….La Guerra dei Trent’anni… il candidato … doveva andare a cercare le date corrette …. Ma non c’erano … Quali trent’anni doveva quindi scegliere il candidato, già agitato di suo? … Meglio passare alla domanda successiva, numero 32. Il Grande scisma d’Occidente?”. La risposta corretta per il ministero era questa: “Con l’elezione al pontificato di Nicolò V nel 1449”. A parte che era Niccolò (con due “c”) ma la sua elezione avvenne il 6 marzo 1447… Nella classe Filosofia e Storia sono state quattro le domande contestate, addirittura 63 nelle 19 classi di concorso fin qui setacciate dai formatori dei sindacati. Le segnalazioni a loro arrivate erano state più di 500. Ai candidati delle classi accorpate 43 e 50 (materie umanistiche) la domanda sul fuso orario di “Sidney” (con la “i” al posto della “y”) non ha mai specificato di quale Sydney del mondo si stesse parlando. Ce n’è una in Canada, per esempio. E al quesito 44 avrebbero dovuto dire — segnando una sola risposta — quando il sole è allo Zenit, cioè novanta gradi esatti di elevazione sull’orizzonte, senza sapere se ci si riferiva all’emisfero australe oppure a quello boreale. Qui gli aspiranti prof avrebbero dovuto barrare due caselle (Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno andavano bene entrambi), ma il regolamento dei tirocini formativi prevede una risposta unica…, La parola “flebopatia”, per citare, appartiene a “un sottocodice dell’italiano” (risposta A, scelta dal ministero) o “a un particolare registro” (risposta C, intendendo un registro medico). A tutti e due, ma due risposte non sono possibili. In Storia dell’arte le opere di Michelangelo, ha chiesto il test, esprimono: A) forte drammaticità; B) equilibrio statico; C) grande serenità; D) quieta compostezza. Difficile rispondere quando — lo dice Piero Adorno ne L’arte italiana — a seconda dell’età e dell’opera del genio, il lavoro del Buonarroti ora esprime “impeto drammatico”, ora “sereno equilibrio classico”, ora “dolore universale”. …Il Consorzio inter-universitario ha rimediato cambiando in corsa le risposte in 10 domande di tre classi di concorso. Le altre 53 restano lì, con il loro carico di vaghezza interpretativa. Singoli candidati e singoli sindacati sono partiti con i ricorsi amministrativi, pratica usata in maniera troppo facile quando si tratta di scuola, ma oggettivamente sollecitata dal fatto che non esista un concorso che sia uno organizzato dal ministro dell’Istruzione che non contenga errori». Gli ultimi tre ministri della Istruzione, ex rettori, hanno disposto preselezioni mediante test, eppure siamo convinti che non abbiano in pregio i test a risposta multipla. Che non li abbia la Giannini, l’ha dichiarato in un’intervista: «Non considero un giusto metodo di selezione per una vita professionale così delicata, stiamo parlando dei futuri medici, quello fondato su 68 domandine, talvolta perfino ridicole, alle quali bisogna rispondere in due ore». Se i test non sono idonei, secondo la Giannini, per selezionare efficacemente le matricole a Medicina, la Giannini ritiene che lo siano per selezionare i docenti ? Attendiamo una dichiarazione; al riguardo, la Repubblica del 19 ottobre segnala la linea “ufficiale ispirata dal ministro Stefania Giannini”: Si va avanti ! Ma sono le muse ad ispirare, i Ministri dichiarano, oppure si beccano le sentenze dei tribunali amministrativi. L’Anief dovrà avviare un altro ricorso al Tar, per l’ammissione con riserva alle prove scritte. Il presidente Marcello Pacifico ha dichiarato: “Ancora una volta tanti futuri insegnanti, dopo aver passato il loro tempo sui libri ed essersi caricati di una tassa di accesso ai test tra i 100 e i 150 euro, si sentono presi in giro. È arrivato il momento di aprire un’inchiesta amministrativa”. Paradossale, poi, è che alcuni si sorprendano del fatto che l’ANIEF assista dinanzi ai giudici amministrativi i candidati ricorrenti; che cosa dovremmo fare? Farci prendere a calci nei denti ? Calma, e ripetiamo per l’ennesima volta qual è la principale fonte di errore nei test: i compilatori incorrono spesso in errore perché devono mettere il becco nella domanda e nelle risposte con parole proprie; moltissimi errori si eviterebbero se i compilatori si limitassero a riportare le parole, sempre all’interno di test “strutturati”, dalle fonti di cui si avvalgono. Perché, occorre sapere che: - non tutti i test strutturati sono del tipo “a risposta multipla”; - che i test “a risposta multipla” non consentono di individuare i candidati più meritevoli, essendo troppo esposti all’alea della casualità ed adeguati a verificare solo livelli tassonomici di padronanza (mastery) e non quelli di “competenza” essenziali alla professionalità docente e dirigente; ed infatti, ai candidati si assegna un minuto o due a risposta. Prescindendo dagli errori di contenuto, cui sono soggetti coloro che predispongono i test a risposta multipla, e a parte i sempre possibili refusi ortografici e di punteggiatura, esiste una gamma di errori nei quali gli esperti-valutatori incorrono inavvertitamente. In certi casi, i valutatori predispongono risposte delle quali più d’una può apparire plausibile a seconda dei convincimenti del candidato (ad es., nei test di geografia politica, i convincimenti ideologici), sicché la individuazione della risposta corretta resta discrezionale. Accade anche che certi quesiti siano privi dei riferimenti contestualizzanti imprescindibili perché il candidato individui la risposta corretta. Occorre anche considerare che non tutti i quesiti producono un effetto di selezione (si dovrebbe accertarne l’efficacia simulando le prove): Per selezionare i candidati migliori, non hanno efficacia i quesiti alla cui soluzione si perviene per semplice inferenza logica (senza avere studiato l’argomento al quale la domanda è riferita), o si perviene dall’etimologia di parole presenti nella domanda; né sono efficaci i quesiti che risultano elementari rispetto ai requisiti culturali di accesso al concorso, né lo sono i quesiti che hanno risposta dal comune buon senso o dall’esperienza lavorativa richiesta come prerequisito di ammissione al concorso. Né sonno efficaci i quesiti su temi non previsti nel bando. Il MIUR avrà le sue ragioni magari buone (che non riusciamo a immaginare) per replicare gli errori fatti con la prova preselettiva del concorso a dd.ss. (2011) che Maurizio Tiriticco Commentò con queste parole: “Per il test predisposto dal Miur per il concorso D.S., la cosa che più colpisce non è il gran numero di errori marchiani che con un semplice pretest sarebbero stati individuati tempestivamente e corretti, e neppure il fatto che molti quesiti appaiono per lo meno stravaganti e risibili, ma l’estrema disomogeneità della loro confezione: ora compaiono item pretenziosi, ora quesiti secchi e concettualmente poveri; non viene mai rispettata la regola che le risposte dovrebbero avere la medesima lunghezza, almeno per ogni coppia; a volte l’item è introdotto dal solo soggetto, scelta che potrebbe dar luogo a centinaia di completamenti….”. Il MIUR replica gli errori fatti in occasione delle prove preselettive di ammissione al TFA I ciclo, errori dei quali un gruppo di studiosi, esponenti delle principali Consulte universitarie e di Società culturali e professionali, scrisse al ministro dell’istruzione e a Napolitano lamentando il “generale depauperamento della nozione di cultura” nella scelta di quesiti “spesso ambigui, errati, catalogabili più come dati di enigmistica che come dimostrazioni di saperi”. Quanto alle procedure di standardizzaione, risultò che in una classe di concorso il test era così semplice da consentirne il superamento all’80% dei candidati, e in un’altra classe cos’ difficile da lasciar passere il 3,5% Il ministro Profumo, poverino, si scusa e incarica il Cineca di rivalutare in modo automatico i punteggi “assegnando il punteggio positivo anche in caso di mancata risposta per le domande riconosciute non corrette”. Ma dopo la “revisione”, l’ANIEF riscontra errori perfino nel conteggio delle risposte esatte. Il MIUR prosegue a replicare gli errori fatti in occasione del Concorso a cattedre (D.D.G. n. 82-24.09. 2012). Per questo concorso, il sorridente Ministro Profumo dispone che la prova preselettiva si svolga mediante una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso. Dei 50 quesiti, i più mirano a valutare competenze e capacità logiche, interpretative e linguistiche; altri sono di informatica e lingua straniera (inglese, francese, tedesco e spagnolo). In sostanza, le domande – non differenziate secondo classe di concorso - hanno carattere trasversale e non riguardano competenze disciplinari; queste, i candidati avranno il bene di dimostrarle solo se accederanno alle prove concorsuali successive. Forse, nella testa di Profumo c’è un rovello: la laurea la danno a cani e porci, occorre pertanto preliminarmente accertare che alle prove concorsuali, scritta e orale, giungano persone: "… in grado di mantenere un filo logico… di interpretare un testo, e che abbiano competenze di tipo informatico e linguistico…” Sic, testuale ! Il “filo logico” andrebbe verificato anche del Ministro, deve avere pensato il Coordinamento scuole Roma, e in Dicembre sfida Profumo a risolvere alcuni dei quiz ufficiali predisposti per la preselezione. L’ANIEF pone il problema del Rate of speed: un minuto per ogni domanda è appena sufficiente a leggere e a mettere la crocetta, quando non sia richiesto di ragionarci su più di tanto. Tuttavia, nel caso del concorso a cattedre il target dei candidati è quello di professori (laureati e abilitati), e dunque i quesiti, se devono produrre una selezione sensata, non possono essere del livello stesso che si adotta per selezionare i ragazzi che aspirano ad essere ammessi ad una scuola militare ! Solo un candidato su tre supera questa preselezione; chi non è tagliato per l’enigmistica non viene ammesso alle prove di competenza professionale. Il MIUR avrà le sue buone ragioni per continuare su questa strada ma non è accettabile che non le spieghi. E’ sospetto questo rintanarsi nella torre d’avorio e non sentire ragioni, da chiunque vengano, anche da pedagogisti e docimologi prestigiosi che, in passato, sono stati consulenti del Ministero e nominati a presiedere commissioni, enti ed istituti (anche quelli preposti alla valutazione di sistema). Qual è il sospetto? Che tacendone, la questione passi tra le abitudini alle quali assuefarsi. Un lento assopirsi delle coscienze, a fronte di una pratica che mortifica il valore dei titoli di studio e fa strame della gloriosa tradizione culturale della Scuola. Chi decide? I ministri contano qualcosa? Esiste, sovraeminente, un Grande Idiota che dirige tutto?