Semplice- mente
Renzi aveva annunziato un Consiglio dei Ministri che avrebbe stupito spalancando le finestre all’aria della rivoluzione culturale. E ci ha stupiti davvero: di Scuola, Renzi stasera non parlerà. Siamo stupiti, e anche preoccupati per la salute della democrazia.
Fin dall’insediamento a Palazzo Chigi, e poi costantemente, super-Renzi ha connotato il suo stil nuovo politico con l’investimento nell’istruzione e nella cultura. Su questa caratterizzazione politica ha raccolto un consenso che mai leader della Sinistra aveva ottenuto. Due le ragioni del consenso: 1- L’investimento sociale produttivo in capitale umano è una strategia ampiamente condivisa dai cittadini (favorisce la mobilità sociale verticale rompendo le incrostazioni con cui le caste perpetuano, dai genitori ai figli, i loro privilegi); 2- L’Italia non dispone che di questa risorsa per risollevare (nel medio periodo) la propria condizione economica. Per queste ragioni, la scelta di Renzi sulla Scuola ci è sempre sembrata logica. Con specifico riferimento alle politiche miranti a ricostruire (dopo il passaggio del ciclone Gelmini-Tremonti) gli organici dei docenti, ci è sempre sembrata consequenziale la scelta di stabilizzare i precari, che sembrava essere stata capita da tutti, per la convenienza economica (quella didattica ed educativa è evidente, ma nessuno se ne frega). Corrado Zunino (repubblica.it) mercoledì scorso dava notizia della scoperta dell’acqua calda: un team di funzionari di Palazzo Chigi, dell’Ufficio di gabinetto del Ministro Giannini e del Dipartimento per l’istruzione avevano intuito che pagare centomila supplenze l’anno da settembre a giugno costa, all’erario (considerato anche l’assegno di disoccupazione per i mesi di Luglio e Agosto), quanto pagare centomila “stabilizzati”; per non dire della mega multa che potrebbe essere comminata dalla Corte di Giustizia Europea all’Italia: “Soltanto per le supplenze brevi, quelle che non preventivate si aprono nel corso di una stagione scolastica (riguardano trentamila docenti l’anno), il Miur nella scorsa stagione ha speso 680 milioni. Poi ci sono 46 mila supplenze fisse e 6 mila insegnanti di sostegno…Su tutto il dibattito e gli annunci pesa lo spettro di una condanna del governo italiano da parte della Corte di giustizia europea rispetto all’utilizzo dei docenti precari”. L’acqua calda, l’ANIEF l’ha spiegata ripetutamente e fin dai tempi del ministro Tremonti. Intervistato il 20 aprile 2011, Marcello Pacifico dichiarava: “I precari ricorrono: l’Anief fin dal 2009 ha denunciato la violazione della normativa comunitaria del 1999; ora i giudici danno ragione ai precari, con condanne pesanti per l’Amministrazione. Il Governo deve stabilizzare i precari della scuola, anche perché non risparmia più: stiamo cercando di farlo capire a Tremonti”. Fino a giovedì scorso si dava certo l’annunzio sulla Scuola, per questa sera: “…Renzi vorrebbe allungare le assunzioni subito (nella scuola significa il primo dicembre 2015) a centoventimila. Il grosso degli “immessi in ruolo” arriverà dalle graduatorie a esaurimento, in ordine di anzianità: oggi ci sono 155 mila precari iscritti”. (Corrado Zunino, larepubblica.it). Analogamente, Lorenzo Vendemiale (La Stampa, 28 agosto): “Gli incarichi più ambiti sono quelli che durano 12 mesi: di fatto cattedre in piena regola, che potrebbero essere assegnate in pianta stabile e invece vengono rinnovate in maniera sistematica. a queste assenze vengono chiamati in servizio circa 42mila insegnanti. Supplenti solo dal punto di vista contrattuale, non del lavoro svolto. …Le supplenze brevi sono quelle che si rendono necessarie per emergenze.. Impossibile tenerne il conto, allo Stato costano circa 600 milioni l’anno. … L’assunzione dovrebbe interessare i docenti che già attualmente svolgono supplenze annuali. L’altra novità dovrebbe essere gli organici funzionali: contingenti supplementari di insegnanti precari, assegnati a reti di scuole con incarico triennale… In totale si prevede un’informata di 100mila nuovi docenti di ruolo. Inutile dire che entrambe le misure avranno un costo. Quello della stabilizzazione è stimato in circa 550mln. I soldi che già vengono spesi per retribuire i supplenti (circa 600 milioni) potrebbero essere reinvestiti negli organici funzionali (ma il Ministero dell’Economia ha opposto resistenza in passato)”. L’informazione su temi di politica scolastica è roba complessa e i non specializzati inciampano facilmente sulla questione del costo delle 100mila assunzioni ipotizzate dal Governo. Durante la trasmissione di Alessandra Sardoni e Salvo Sottile, su la7, nessuno dei presenti (e c’era il Responsabile economia del PD) ha avuto la lucidità di dire che il denaro per la stabilizzazione dei precari equivale a quanto si spende per circa 100 mila supplenti annualmente in servizio ! Lo spiega Latecnicadellascuola: “Assumere 100mila precari costa 3miliardi di euro, dove si troveranno tutti questi soldi? E’ del tutto evidente che il calcolo non sta in piedi: i 100mila precari da assumere sono docenti che già adesso lavorano, una parte di loro è pagata da settembre ad agosto e un’altra parte da settembre a giugno (ma a luglio ed agosto riscuote l’indennità di disoccupazione); quindi il costo dell’assunzione non è di 30mila euro all’anno per ogni precario, ma molto di meno (diciamo 4-5mila euro al massimo). Si tratta dunque al più di 4-500milioni diluiti in tre anni (il piano di assunzioni di cui parla il Governo dovrebbe essere per l’appunto triennale). Quindi il costo sarebbe di 150milioni all’anno circa. Peraltro va anche detto che 100mila assunzioni nei prossimi tre anni dovrebbero servire all’incirca a coprire il fisiologico ricambio con i pensionati: bisogna considerare che dal 2015/2016 andranno in pensione i nati fra il 1950 e il 1955 che rappresenta una quota particolarmente significativa dei docenti italiani. Un’analisi accurata della composizione per classi di età mostrerebbe anzi che un piano da 100mila assunzione rappresenta il “minimo sindacale” per evitare il definitivo collasso del nostro sistema scolastico. Ovviamente, non c’è bisogno di dirlo, l’equazione 100mila assunzioni = 3miliardi di spesa sarebbe esatto se i 100mila docenti venissero immessi in ruolo su un organico aggiuntivo oltre a quello già esistente”. Avvisaglie di resistenza, sulla stampa che conta, ne avevamo avuto. Claudio Tucci (Il Sole 24Ore, 06.08.2014) era incorso in un lapsus frudiano: “C'è attesa per la sentenza della Corte Ue sull'abuso di contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Se sarà di condanna, si rischia una stabilizzazione massiccia (e costi per centinaia di milioni). A meno di qualche intervento normativo che scongiuri il rischio”. Le assunzioni dei precari della scuola con oltre tre anni di servizio sono un rischio ! Analogamente, su Il Messaggero – 28.08.2014 leggevamo, nell’articolo di Luca Cifoni, un assortimento di argomenti avversi al provvedimento di Renzi, conditi con chiamate a supporto di dubbia fondatezza. Era la cartina di tornasole della indifferenza (che l’attivismo renziano fa venire allo scoperto) per la condizione lavorativa del personale scolastico precario. “…E’ vero che già oggi lo Stato spende per i supplenti precari, e dunque almeno una parte delle retribuzioni dei futuri docenti stabilizzati corrisponderebbe ad erogazioni comunque dovute; è anche vero però che un contratto a tempo indeterminato rappresenta una garanzia per l’interessato ma allo stesso tempo un onere permanente per il bilancio pubblico, da qui agli anni a venire. E questo indipendentemente dai futuri sviluppi demografici (ci sono stime che prevedono 60 mila alunni in meno da qui al 2020) ed organizzativi, per cui ad esempio tra qualche anno determinate materie potrebbero essere meno richieste di quanto non siano adesso… Per capire come la situazione sia complessa è utile anche ricordare quel che è avvenuto nel passato anche recente sul fronte dei rapporti con il ministero dell’Economia: da ultimo con l’alt imposto da Via Venti Settembre alla proposta approvata alla Camera di mandare in pensione i docenti bloccati dalla riforma Fornero”. Tanto tuono che piovve, e così ieri sera, giovedì 28, le agenzie e subito dopo i quotidiani hanno reso noto il colpo di teatro: di Scuola, il Consiglio dei Ministri non discuterà ! Povero Renzi: tocca con mano quanto possa costare esporsi. Non sappiamo se Renzi avrà il vigore di andare avanti sine spe ac metu, com’è caratteristica – almeno, così ci risulta – dell’animo giovanile. Ci speriamo, e non perché abbiamo a cuore le sorti di Renzi e della sua parte politica ma perché l’esito di questa prova è la cartina di tornasole del livello di democrazia delle nostre istituzioni; decisivo lo ha fatto diventare Renzi stesso, troppo esponendosi su questo tema con l’imprudenza dei giovani. E ciò semplice-mente perché: Se un leader che ha il consenso dei cittadini non è in condizione di decidere, e a decidere sono soggetti espressione delle élite, di centri di interesse e di potere minoritari è evidente il deficit di democrazia. Quali élite, non tocca a noi dire – che siamo fuori dai “palazzi”. Alessandro Giuliani (dal quale c’è sempre da imparare, su La tecnica della scuola (29 agosto) indica addirittura Giorgio Napoletano quale mentore della retromarcia di Renzi: “Napolitano dovrebbe aver chiesto a Renzi in po' più di tempo per confezionare provvedimenti lineari e inattaccabili.. Forse non è un caso che poco dopo il Governo abbia annunciato che la presentazione delle linee guida sulla scuola non faranno parte dell'agenda del già corposo Consiglio dei ministri del 29 agost: è probabile che il presidente abbia invitato Renzi a prendersi più tempo su una riforma così complessa e onerosa come quella della scuola. Ora però c’è da spiegarlo a milioni di famiglie, studenti e a tutti i lavoratori del comparto”.
Leonardo MAIORCA