ROMA
«IL MINISTRO dell'Istruzione i supplenti dovrebbe solo assumerli». Così l'Anief (13mila deleghe e 45mila iscritti, è il sindacato più rappresentativo nel mondo della scuola) replica alla ministra Giannini. Parla il presidente Marcello Pacifico. Ragionevole il piano di assunzione precari, con obiettivo 2015? «Le supplenze non fanno bene né a ...
ROMA
«IL MINISTRO dell'Istruzione i supplenti dovrebbe solo assumerli». Così l'Anief (13mila deleghe e 45mila iscritti, è il sindacato più rappresentativo nel mondo della scuola) replica alla ministra Giannini. Parla il presidente Marcello Pacifico (nella foto).
Ragionevole il piano di assunzione precari, con obiettivo 2015?
«Le supplenze non fanno bene né a chi le fa né a chi le riceve. I numeri dicono che i supplenti servono, solo che vanno stabilizzati. Se veramente il governo vuole risolvere il problema del precariato ha una sola strada: smettere di ignorare i richiami della Ue (attendiamo la sentenza della Corte di Giustizia sul precariato scolastico) e tramutare in contratti a tempo indeterminato almeno la metà delle 140mila supplenze di lunga durata che stanno già per ripartire.
Dell'idea di legare la carriera dell'insegnante al merito che pensa?
«La direzione è giusta, ma a patto che gli stipendi vengano, finalmente, legati all'aumento del costo della vita. Negli ultimi 12 anni sono invece rimasti quattro punti sotto l'inflazione».
Il governo vuole introdurre il principio dell'organico funzionale.
«Lo si può fare solo se funzionano, e per davvero, le attività ordinarie. Se si tratta solo di un modo per supplire ai posti vacanti, è un grosso errore».
Il governo vuole legare sempre di più scuola e mondo del lavoro.
«Siamo in ritardo di almeno 5 anni, su questo. Il punto vero è alzare l'obbligo scolastico, ora a 16 anni, e portarlo a 18 anni, come prevedeva la riforma Berlinguer. Oggi ci sono 700mila ragazzi che non studiano né lavorano. Ben venga il modello tedesco ma solo dopo una riforma del mercato del lavoro».
C'è poi il potenziamento del ruolo dei presidi.
«Parliamo di dirigenti scolastici di grandi capacità di management, che hanno tanto personale da gestire e tanti problemi da affrontare, ma con tre problemi davanti: la selezione (no ai quiz sbagliati), gli stipendi (prendono un quinto rispetto agli altri dirigenti pubblici) e la loro valutazione (non può essere rigida)».
Ettore Maria Colombo