Apre il nuovo anno: la scuola resta vecchia
A giorni il suono della campanella. La riforma Renzi slitta al 2015 e tra i banchi fanno capolino i problemi di sempre.
Roma. Il numero da tenere in mente è 148.100. Sono i nuovi insegnanti che dovrebbero essere immessi in ruolo con la legge di Stabilità. Il condizionale è d'obbligo e il tutto dovrebbe avvenire a settembre 2015, quindi i precari della scuola hanno davanti un altro anno di girone dell'inferno. Questa è comunque la novità più sostanziale promessa da Renzi: «Abbiamo un anno per rivoluzionarla», ha detto il premier, rinviando, di fatto, la riforma. Oltre all'infornata di assunzioni (serviranno 3 miliardi) il pacchetto immagina risposte ad annose carenze. Per il pamphlet, che non è testo di legge, dal 2016 si diventerà docenti di ruolo solo per concorso, stop alle supplenze, scatti in base al merito e non all'anzianità, più inglese ed economia, apertura agli investimenti privati. Sul testo dal 15 settembre (e fino al 15 novembre), più o meno in concomitanza con il suono della prima campanella, partirà la consultazione. Soprattutto sugli scatti i sindacati hanno già promesso guerra.
Classi pollaio
La certificazione arriva anche dalla London school of Economics, nel suo primo rapporto sullo "stato di salute" delle scuole europee: abbiamo classi affollate e un trattamento economico disincentivante per i docenti.
Se si rapportano i risultati ottenuti dagli studenti nei test Pisa con la spesa per l'istruzione, il nostro Paese si colloca al 23esimo posto tra i 30 paesi Ocse. Tuttavia l'Italia potrebbe diventare come la Finlandia se riducesse il rapporto insegnante-allievo da 10,8 a 8,2 (-24,4%). E se si aumentasse la busta paga (+10,5%). L'Anief sottolinea che anche quest'anno ci saranno classi-pollaio, con punte di 42-45 iscritti per aula; e i dirigenti scolastici sono in rivolta perchè «ci sono 87 mila alunni in più iscritti, rispetto al 2012, ma con un organico immutato». Nel programma manca poi il capitolo Ata, i circa 12 mila "custodi della scuola". Non soltanto bidelli, ma anche segreterie, assistenti. La questione sarà al centro del primo sciopero che è stato proclamato il 17 settembre da Unicobas Scuola. La "Buona scuola" pensa anche a una riduzione dei costi per l'editoria, ma in realtà la rivoluzione digitale è rimasta sulla carta, nonostante circolari ministeriali avessero "imposto" di cambiare verso da qualche anno. Il decreto 781/2013 aveva stabilito una riduzione del tetto di spesa del 10%, con i testi misti, e del 30% con i testi solo digitali. Il debutto sarebbe dovuto arrivare già nel 2012-2013 come da circolare: i libri di testo adottati sarebbero dovuti essere in forma mista oppure scaricabili dal web.
Cantieri aperti ma ci vorrà del tempo
Il Decreto del Fare del governo Letta aveva dato una bella scossa all'edilizia scolastica, stanziando 150 milioni. Ai quali Renzi ne ha aggiunti 400. Il governo ha fatto sapere di aver aperto più del 93% dei cantieri, ma solo il 4,2% è stato concluso. Il 2,6% dei progetti non è ancora avviato. I 400 milioni dovrebbero finanziare ulteriori 1.639 interventi. Ma solo dal 2015, visto che il termine per le procedure di assegnazione degli appalti è il 31 dicembre. Nel 2014, poi, sono stati stanziati 150 milioni per "interventi di piccola manutenzione". Secondo il governo si interverrà su 7.751 plessi. Ma al 30 settembre sarà concluso solo il 35% dei lavori previsti. Il decreto Sblocca Italia - di cui per ora circola solo una bozza - ha fatto rientrare le procedure di edilizia scolastica tra quelle d'urgenza. Un'altra risorsa potranno essere i mutui per l'edilizia: Renzi ha assicurato che la programmazione regionale porterà nel 2015 a sbloccare circa 800/900 milioni che riguarderanno quattromila scuole.