Ci sarebbe bisogno di tremila classi in più, ma gli organici sono fermi. E le aule-pollaio peggiorano sicurezza e qualità dell'insegnamento.
Da oggi ricominciano le lezioni quasi in tutt'Italia: al rientro dalle vacanze, professori, dirigenti e studenti troveranno lo stesso problema, le classi sovraffollate, molto spesso oltre i limiti consigliati dalle buone regole di una sana didattica e soprattutto oltre quelli prescritti dalle norme di sicurezza. Classi illegali, quindi, classi dove ai presidi non resta che sperare che tutto vada bene perché loro non avevano alternative quando le hanno formate.
«Alternative? Non possono essercene - denuncia Marcello Pacifico, presidente dell'Anief - Dalle regioni arrivano dati allarmanti: gli organici sono all'osso e gli studenti aumentano». Se è vero che la scorsa settimana il governo ha firmato l'atto definitivo per l'assunzione di quindicimila insegnanti è anche vero che si tratta soltanto di nuovi prof che andranno a sostituire quelli andati in pensione e che il numero totale non cambia. E quindi non resta che stringere le classi. Come avviene da anni. I tagli più consistenti in base all'adeguamento dell'organico di fatto sulle ultime iscrizioni e bocciature al Centro-Sud: la Sicilia perde 504 cattedre, la Campania 387, la Puglia 340, la Calabria 183. In Basilicata spariscono 58 posti, nel Molise 33, in Sardegna 27 e in Abruzzo 14. Negli ultimi due anni gli alunni sono 64 mila in più, un aumento che è dovuto in parte ai 30 mila iscritti in più nell'anno scolastico appena terminato, in parte ai 34 mila studenti in più che frequenteranno le lezioni a partire da oggi.
In totale si tratta di circa tremila nuove classi. Ma il numero di insegnanti resta di 600.839, quindi gli alunni in più devono accontentarsi delle classi già esistenti. Se i vostri figli si trovano in classi con più di 26/27 compagne e compagni ora sapete da che cosa dipende. Sono quelle che vengono definite classi-pollaio, un fenomeno molto italiano fotografato anche dai dati Ocse appena pubblicati: il numero di alunni per docente - denuncia l'organizzazione - è aumentato del 15% nella scuola primaria e del 22% nella scuole medie. E il rapporto non è destinato a migliorare. «Quest'anno è salito soprattutto il numero degli studenti delle superiori. Lì vi sono i problemi maggiori di sovraffollamento. È un fatto positivo, vuol dire che è aumentato il numero di ragazzi che ha deciso di continuare gli studi, ma il nostro sistema non è in grado di far fronte a questa domanda in modo adeguato anche perché mancano ancora all'appello 14 mila insegnanti andati in pensione e che nessuno ha ancora sostituito», spiega Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola. Ma quanti dovrebbero essere gli alunni nelle classi? Le leggi che regolano la materia sono molte ed è facile che si crei confusione. Secondo la normativa antincendio in un'aula al massimo possono esserci 25 ragazze e ragazzi, limite poi innalzato tra molte polemiche a 29 per la primaria, 30 per le medie e 33 per le superiori.
Ma la situazione è più complessa: un'altra normativa sulla sicurezza del 1975 prevede che ogni alunno abbia 1,80 metri quadrati a testa fino alle medie e 1,96 metri quadrati alle superiori. In quanti hanno tutto questo spazio a disposizione? Secondo l'ultima indagine di Cittadinanzattiva sulla sicurezza nelle scuole basata su un campione (non sui dati totali) una classe su cinque ha più di 25 alunni, dunque non è adeguata alla normativa antincendio. E almeno 47 sono irregolari anche se si considera l'innalzamento del limite. Alcuni genitori hanno iniziato a fare ricorso al Tar e hanno anche vinto. È accaduto, ad esempio, in un liceo scientifico di Larino, in provincia di Campobasso dove è stata annullata la formazione di due classi di 26 e 27 alunni. «Ogni anno per i dirigenti scolastici formare le classi è un compito di enorme responsabilità - spiega Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi - Viene svolto alla fine di agosto quando le scuole sanno qual è la disponibilità effettiva di insegnanti. Se c'è un problema di sovraffollamento si chiede l'intervento dell'autorità competente, il Comune o la Provincia, per aumentare gli spazi». In caso di risposta negativa? «Non resta che incrociare le dita e sperare che tutto vada bene», ammette Rembado.