Il ministero dell'Istruzione "la smetta di combattere la dispersione scolastica adottando impossibili sperimentazioni di cancellazione del tempo scuola. Quel che serve è, piuttosto, elevare l'obbligo scolastico a 18 anni e investire nell'alternanza scuola-lavoro". Così l'Anief commenta la sentenza del Tar del Lazio che boccia la riduzione delle Superiori a 4 anni.
"Aveva ragione l'Anief. Secondo i giudici amministrativi i motivi di finanza pubblica - aggiunge - non possono sovrastare il diritto allo studio". "Sulla cancellazione di un anno della scuola superiore - dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief - il nostro sindacato si è sempre espresso con motivi di ferma opposizione: quello di cancellare un anno di scuola non contiene infatti nessun presupposto pedagogico e didattico, se non la palese volontà di eliminare 40 mila posti di lavoro e alleggerire, di conseguenza, la spesa pubblica a danno dell'utenza scolastica".
Secondo l'Anief la riduzione dell'offerta formativa e del tempo scuola "non farebbe che acuire il problema degli abbandoni scolastici, con Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove vi sono aree con il 45% di studenti che non arrivano al diploma". "Piuttosto che avventurarsi su percorsi impossibili e poco efficaci nel tentare di ridurre la dispersione scolastica - osserva Pacifico - il Miur farebbe bene a combattere il crescente fenomeno degli oltre 700 mila Neet tra 15 e 25 anni con due 'mosse': introdurre l'elevazione dell'obbligo formativo a 18 anni e collegare questa novità, già voluta nel 1999 dall'ex Ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, con una seria riforma dell'alternanza scuola-lavoro".