Nessuna risorsa aggiuntiva per dotare le scuole di reti internet e per l'alternanza scuola lavoro.
Spending review per 650 milioni. Ecco le novità per la scuola in Finanziaria.
Qualche conferma, ma anche qualche smentita: nella legge di stabilità, varata mercoledì sera, c'è il miliardo promesso per la «buona scuola», ma in sostanza solo quello. Nessuna risorsa extra, come previsto e sperato fino all'ultimo minuto dal ministro Stefania Giannini. Né i cento milioni dell'alternanza scuola lavoro, e neanche i 45 milioni su tre anni per dotare le scuole di reti wifi. «Un miliardo lordo servirà per gli ingressi di 149mila nelle graduatorie ad esaurimento» della scuola, ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando le misure previste dalla legge di stabilità nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi. Ma in realtà nelle note c'è scritto che quel miliardo dovrà servire a coprire «prioritariamente» le spese per le assunzioni, ma, se dovesse avanzare qualcosa, lo stesso fondo - denominato «per la buona scuola» - servirebbe anche a coprire le spese aggiuntive, perché non c'è nessun'altra risorsa a disposizione. «La mia opinione personale è che avanzeranno anche dei quattrini», assicura Renzi, anche se nel libretto della buona scuola la stima per le assunzioni è proprio di un miliardo. Giannini esulta: «Finalmente si torna a parlare di stanziamenti importanti, di risorse fresche, per un settore cruciale per il futuro del paese. Si parla di un miliardo sul 2015 e di 3 miliardi a regime», aggiunge il ministro. Anche se non si precisa quali saranno le risorse che andranno, a regime, a finanziare i tre miliardi che servono a mantenere in ruolo tutti i neo assunti. Né si specifica dove saranno trovati i soldi per il nuovo concorso annunciato nel 2015.
I risparmi imposti
Confermata anche la riforma della maturità, con il ritorno alle commissioni interne e il solo presidente come membro esterno all'Esame di Stato. Centoquarantasette milioni il risparmio annuale che deriverà dalla norma approvata oggi in Consiglio dei ministri. «L'esame - ha detto Giannini più volte - oggi valuta ciò che lo studente ha fatto». I dati degli ultimi anni hanno evidenziato percentuali sempre altissime di promossi (98%), anche dopo l'introduzione delle commissioni miste. Anche per questo Giannini ha deciso di andare avanti con la sua idea delle commissioni interne, linea non apprezzata da tutti nel mondo della scuola.Non è l'unico risparmio che il ministero dell'Istruzione è costretto ad operare: in totale saranno 650 i milioni derivanti dalla spending review. Non il miliardo chiesto inizialmente dal commissario Carlo Cottarelli, ma neanche i 500 a cui aspiravano i tecnici.I risparmi deriveranno dal taglio di spese correnti, sia del Miur che dell'università e dal blocco di 2000 assunzioni di collaboratori tecnico-amministrativi. Dimezzati pure i fondi per le paritarie: da 400 a 200 milioni.
Il fondo per l'università
Il fondo per l'università sarà tagliato di 25 milioni: anche in questo caso, è una brutta-bella notizia. Non sono i 175 milioni previsti dalla legge Tremonti, ma neanche si tratta di un'integrazione. Il fondo, di 6,7 miliardi, viene tagliato per effetto della legge Tremonti e reintegrato - dal 2015 in poi - di 150 milioni l'anno, finendo così per essere, a conti fatti, comunque sottoposto ad una limatura, se pur inferiore rispetto a quanto previsto.
I sindacati critici
Le misure sulla scuola contenute nel ddl di stabilità «avranno come effetto immediato il peggioramento della qualità dell'offerta formativa e delle condizioni di lavoro»: il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, boccia la manovra del Governo e invita a scendere in piazza il 25 ottobre. Critico pure Massimo Di Menna, Uil: «Siamo di nuovo a una ingiusta, doppia penalizzazione per insegnanti e personale della scuola», dice, riferendosi al blocco del contratto fino al 2015 e al blocco degli scatti stipendiali per i ricercatori universitari, che infatti si preparano a boicottare le lezioni per tutto l'anno accademico, comprese le attività riguardanti esami di profitto e laurea. «Particolarmente grave e inaspettata è - osserva invece Marcello Pacifico, dell'Anief - l'abrogazione di esoneri e semiesoneri per i collaboratori del dirigente scolastico: dal 1 settembre 2015, in pratica, su 8.400 scuole autonome complessive, ben 1.200, attualmente in reggenza, saranno private anche del responsabile di sede». «A rendere ancora più disastrosa la manovra di Stabilità è poi - prosegue il sindacato dei precari - la decisione di eliminare tutte le supplenze di breve durata: sempre dal prossimo 1 settembre, infatti, i dirigenti scolastici non potranno conferire le supplenze inferiori a 8 giorni ad assistenti amministrativi, tecnici di laboratorio e collaboratori scolastici. Alla loro sostituzione si potrà provvedere mediante attribuzione al personale in servizio delle ore eccedenti, attribuite dal dirigente scolastico. Per il personale non docente si prospetta l'ulteriore riduzione di 2.020 posti, per portare alle casse dello Stato un risparmio di 50,7 milioni dall'anno 2015-2016. La 'stretta´ riguarderà pure le supplenze brevi per i docenti, che non potranno essere più sostituti quando assenti per un solo giorno».
Le borse di studio che saltano
La legge di stabilità scontenta pure le associazioni di studenti universitari, che denunciano che i tagli alle regioni sopprimeranno completamente le borse di studio. «Il governo Renzi ha deciso di colpire università e diritto allo studio universitario -dice Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link coordinamento universitario - Da una parte sono confermati tagli per centinaia di milioni di euro su spese e servizi relativi al Fondo Finanziamento Ordinario ed il Fondo Ordinario Enti di Ricerca, dall'altra parte il combinato disposto tra la conversione del Decreto Sblocca Italia, con la reintroduzione di 150 milioni di euro nel patto di stabilità interno, e la legge di Stabilità, con i tagli alle Regioni, trasformano il diritto allo studio in un servizio erogato esclusivamente grazie alle tasse regionali degli studenti. Si impedisce di fatto a migliaia di studentesse e studenti capaci e meritevoli di accedere all'università». «Il rischio enorme che si profila a seguito del Decreto Sblocca Italia è che le Regioni rinuncino definitivamente a questi 150 milioni di euro e che quindi per quest'anno salti completamente il finanziamento statale per le borse di studio», precisa Mario Nobile, responsabile nazionale per il diritto allo studio di Link. Rincara la dose Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell'Unione universitari: «Questa è la morte del iritto allo studio in Italia, altro che investire sulla scuola e sui giovani! Dopo aver trovato un' intesa che prevedeva minori tagli alle Regioni, mettendo però i fondi per il diritto allo studio sotto Patto di Stabilità, il governo fa saltare l'accordo e reinserisce ulteriori tagli, cancellando, di fatto, 50.000 borse di studio».