Intervista a Giuseppe Noto, RSU Anief.
Giuseppe Noto insegna allo Zen, dove la scuola "è l'unica presenza strutturale dello Stato". È un insegnante di sostegno di 46 anni e, lui palermitano, alla Zona di espansione Nord di Palermo è arrivato dopo undici anni di precariato: "Ho iniziato a fare supplenze a Cortina d'Ampezzo". È in ruolo da sei anni in questa Giovanni Falcone, istituto comprensivo con materna, elementari e medie, e dall'interno racconta come la crisi infinita stia sfarinando tutto quello che c'è intorno. Intorno c'è un quartiere di trentamila persone. "Insegniamo la legalità all'interno di una scuola vittima di saccheggi continui, gli ultimi in segreteria e alla presidenza. A volte sembra che ci vogliano spaventare".
I vandali colpiscono un nome, cioè un simbolo: Giovanni Falcone?
"No, colpiscono una scuola, un'agenzia educativa. La colgono come un ostacolo alla loro libertà, a volte anche libertà criminale. Un attacco al loro codice".
Il codice fa proseliti?
"Nel quartiere ci sono ragazzi manovalanza della mafia, e giovani spacciatori. Bisogna sempre tenere in considerazione che allo Zen c'è un capitale umano diverso, molti adolescenti e ragazzi vivono la scuola come un obbligo, una coercizione".
Cosa può fare un insegnante allo Zen?
"L'insegnante dello Zen è un Don Chisciotte che si occupa di problemi più grandi di lui. Non puoi fare, qui dentro, lezioni frontali di 40 minuti: i ragazzi non ti seguono, hanno difficoltà di concentrazione. Si alzano in continuazione, cercano l'amico nell'altra classe. Il contegno non è nella loro educazione, ma va detto che sono genuini: le cose te le dicono in faccia, belle e brutte. E noi con loro dobbiamo stabilire una sintonia comprensibile".
L'alternativa qual è?
"Parlare poco, fare molto laboratorio. E una scuola pratica, di gruppo. Fare viaggi e mostrare esperienze concrete di legalità. Chiediamo tutti i giorni il rispetto delle regole, a partire della condanna all'allaccio abusivo alla rete elettrica. A volte falliamo, certo, il problema è che non puoi far convergere tutti i problemi di una città in una zona, concentrarli. E i problemi, qui, dove ci sono due scuole e il centro commerciale di Zamparini, si tramandano di generazione in generazione".
Problemi più grandi di voi, diceva.
"L'altro giorno ho visto un ragazzo nervoso, irritabile. Da diversi giorni era così. L'ho preso da parte e mi ha raccontato che suo papà aveva perso il lavoro. Alla Giovanni Falcone affrontiamo problemi di natura affettiva, economica, ci sono famiglie che vengono a chiederci soldi. L'altro giorno si sono rotti gli occhiali di un bambino, abbiamo fatto la raccolta per comprarglieli nuovi".
I genitori si vedono ai ricevimenti?
"Poco, molte famiglie non sono interessate agli incontri. Hanno orizzonti ristretti: domani scendo a Palermo, dicono". Ci sono materie proibitive, allo Zen, per un insegnante?
"Le lingue straniere, i ragazzi le sentono lontane dai propri bisogni. Conoscono i termini tecnologici: wireless, bluetooth, poi non sanno presentarsi: "My name is..."".
È mai stato minacciato, professor Noto?
"No, ma ho avuto diverbi con alcuni ragazzi, ho assistito a scontri. Ho visto atti prevaricatori su ragazzini più deboli, fenomeni di sopraffazione".
Quanto guadagna?
"Milletrecento euro il mese, a cui aggiungo da qualche mese gli ottanta euro voluti dal premier. Ho quindici anni di servizio a stipendio zero, maturerò il primo scatto fra sette anni. Seguo tre ragazzi bisognosi di sostegno, uno è grave. Avrebbe diritto alle diciotto ore, ma per ora possiamo offrirgliene solo nove. Il preside, in attesa che l'organico si completi, ci chiede sempre di allargare le braccia".
La conquista del ruolo docente l'ha cambiata?
"Dentro mi sento un precario. Studio, studio, perché vivo con il timore che qualcuno mi voglia fregare".
Che cosa vorrebbe chiedere al ministro Giannini? Nel weekend sarà a Palermo.
"Vorrei dirle, intanto, che è giusto dare uno scossone agli insegnanti, poi chiederle se tra i criteri di valutazione dei docenti ci sarà anche quello di insegnare in una zona difficile, insegnare allo Zen".