Già il nome che hanno attribuito loro lascia intendere che rispetto ai colleghi sono su un gradino più basso: "supplenti brevi". Sono insegnanti che devono accontentarsi di assunzioni a singhiozzo con stipendi bloccati al 2009.
E ora la beffa: alcune migliaia di loro non percepiscono lo stipendio da mesi. Invano hanno aspettato il 27 ottobre, poi novembre, ma neanche Natale sarà il momento buono per rimpinguare il conto in banca. Solo sabato infatti il Consiglio dei Ministri ha messo a disposizione i 64,1 milioni di euro per pagare gli stipendi. «Un gesto politico di grande importanza», ci hanno detto dal Ministero. Ma neanche negli uffici di Viale Trastevere sanno quante persone stanno aspettando di essere pagate. «È stato un problema tecnico, abbiamo cercato di risolvere subito ma è stato necessario aspettare».
«I tempi tecnici del ministero si traducono in mesi di attesa per migliaia di precari – sbotta Mimmo Pantaleo, segretario Cgil Scuola – la verità è che non c'erano le coperture del ministero dell'Economia, da cui dipendono questi stipendi. Poi c'erano anche problemi relativi a un nuovo sistema informatico, ma è secondario». Quello a cui si riferisce è il "Sidi", il nuovo sistema che permette di contrattualizzare i nuovi assunti. E anche se si è supplente per la terza volta in una stessa scuola, come nel caso di Maria Martini, docente di psicologia in un liceo psicopedagogico del grossetano, per lo Stato ogni volta è una nuova assunzione. «Ho dovuto chiedere un prestito in famiglia. Lavorare per tre mesi in scuole che distano anche 20 chilometri da casa è molto pesante se non si percepisce lo stipendio. Va bene il precariato, ma mai avrei pensato che lo Stato non ci pagasse gli stipendi». «Reputiamo al limite del grottesco che queste problematiche – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief – si vengano a determinare quando le procedure dei pagamenti non sono più legate alla mancanza dei fondi di ogni singola scuola, ma sono diventate di competenza dell'amministrazione economica centrale. La modalità di pagamento digitale interattiva avrebbe dovuto semplificare il tutto. Invece si dimostra peggiore di quella tradizionale».