«Nel ddl delega e nel decreto mettiamo il tentativo di affrontare tutti i temi», spiega il premier, contestato da alcuni precari. «Ascoltiamo tutti, ma poi si decide».
ROMA — Chi sperava di sapere nei dettagli come sarà la Buona Scuola di Renzi, che prenderà forma in un decreto di legge e un disegno di legge delega da portare in Consiglio dei ministri venerdì prossimo è rimasto deluso. L'evento organizzato all'Auditorium di via Palermo per festeggiare l'anniversario del governo Renzi e presentare la scuola che verrà, mettendo fine alla «schizofrenia normativa» degli ultimi anni, è stato soprattutto riassuntivo e celebrativo: una sorta di mini convention fatta in casa, con tanto di presentatori studenti (quelli del liceo Kennedy), caos totale nell'accesso degli accreditati (con la rissa sfiorata all'ingresso), e contestazione al premier. A cui il premier risponde fermo: «No a chi viene qui a fare le pagliacciate, ascolto tutti ma non consento la palude e la paralisi». E poi aggiugne: «Lo so che gli addetti ai lavori non ne possono più e non si fidano della politica. La frustrazione degli annunci fatti cui non è corrisposto un impegno porta gli insegnanti a non crederci e questa è una partita difficile». Ma la responsabilità «è far ripartire l'Italia dalla scuola».