L’ipotesi di un risarcimento economico da 2,5 a 10 mensilità. Ma le prime sentenze dei giudici italiani sull’onda della Corte di giustizia europea sono molto più «pesanti».
La porta l’ha sfondata la Corte di Giustizia dell’Unione europea con la storica pronuncia del 26 novembre del 2014 che ha censurato il ricorso abusivo a contratti a tempo determinato. I giudici italiani l’hanno subito varcata riconoscendo agli insegnanti precari della scuola con più di 36 mesi di servizio su posto vacante il risarcimento dei danni, quantificato (in media) in 12 mensilità più le differenze retributive legate all’anzianità. Ma ci sono giudici che sono andati oltre ordinando al Ministero dell’Istruzione la stabilizzazione dei professori precari con relativo diritto a tutti gli arretrati. Così, tra gennaio e febbraio del 2015, si è pronunciato il Tribunale di Napoli in un giudizio in cui a sostegno del professore è intervenuta la Cgil e il Gilda; e, allo stesso modo, a favore di un’insegnante di 43 anni supportata dall’Adida (Associazioni docenti invisibili da abilitare) si è pronunciato il Tribunale del Lavoro di Fermo.
L’«offerta» di Renzi
Se per i docenti precari questi provvedimenti giurisdizionali che ne preannunciano migliaia dello stesso segno sono il traguardo della battaglia di una vita, per le finanze pubbliche e per il Governo di Matteo Renzi impegnato a varare il pacchetto «Buona scuola», sono, invece, il materializzarsi di un incubo. Il piano scuola, nell’agenda del Consiglio dei ministri di martedì 3 marzo - secondo quanto è trapelato - prevederebbe, infatti, una maxi transazione volta a prevenire il contenzioso dall’esito scontato dopo la pronuncia dell’organo di giustizia europea. Agli insegnanti precari con più di 36 mesi di servizio su posto vacante il Governo offrirebbe, a domanda, un’indennità che va da 2,5 a 10 mensilità, a seconda degli anni di precariato, per chiudere la partita. Molto meno, già solo in termini economici, di quanto gli insegnanti precari potrebbero ottenere percorrendo la via giudiziaria che è si spinta sino al diritto alla stabilizzazione.
Il no dei sindacati
Il sindacato Anief e l’associazione Adida, da anni impegnati nella tutela dei precari della scuola, sono sul piede di guerra: «La proposta del Governo è inaccettabile. Per anni si è pensato di risparmiare sulla pelle dei lavoratori coprendo posti esistenti con personale sfruttato e adesso si pensa di cavarsela con una caramella», attacca Valeria Bruccolo, presidente di Adida. Il presidente di Anief, Marco Pacifico, è ancora più duro: «I numeri del Governo sono clamorosamente sbagliati. I docenti da risarcire non sono 5mila ma almeno 150mila. Tutti pronti a fare causa. Nessuno di loro accetterà di incassare come risarcimento un quinto di quanto potrà ottenere nei Tribunali italiani». La Corte di giustizia europea ha stabilito che «il ricorso reiterato al contratto a tempo determinato è abusivo quando non è giustificato da esigenze transitorie ma serve per coprire posti vacanti e disponibili, senza indicare tempi certi per lo svolgimento del pubblico concorso». Ciò che è accaduto per anni nella scuola italiana, secondo i Tribunali di tutt’Italia, che hanno riconosciuto il diritto al risarcimento.
Le sentenze dei giudici
Il Tribunale di Siena è arrivato a quantificarlo in 20 mensilità. I Tribunali di Fermo e di Napoli hanno accolto le tesi dei legali dell’Adida (Santi Delia e Michele Bonetti) e della Cgil e Gilda (Massimo Ambron, Amos Andreoni e Lucia Martino), e hanno riconosciuto il diritto all’assunzione con effetto retroattivo (il giudice di Fermo sin dal 2004). Ritenendosi legittimati dalla giurisprudenza europea hanno superato il principio dell’articolo 97 della Costituzione («Nella pubblica amministrazione si accede mediante concorso»), ritenuto da sempre baluardo contro ogni pretesa di stabilizzazione. Con il pacchetto «Buona Scuola», il governo Renzi prendendo atto di migliaia di posti vacanti in organico e per prevenire nuove bacchettate dall’Europa avrebbe previsto – secondo le indiscrezioni - la stabilizzazione di 130 mila docenti precari, da pescare però quasi tutti nella graduatoria ad esaurimento. «Non ci convince, specie dopo le sentenze di Napoli e Fermo. In queste graduatorie ci sono migliaia di persone che non hanno neppure un giorno di servizio. La discriminazione tra precari è intollerabile. La pronuncia europea non distingue tra precari se non per il requisito del servizio», dicono Bruccolo e Pacifico. Il presidente di Anief, indica la via d’uscita: «Si aumenti il tempo scuola e si elimini finalmente il precariato, limbo in cui ci sono in tutto 250mila persone».