La scuola di Matteo Renzi: da «buona» a «insufficiente». Le promesse fiorite a settembre non hanno retto i rigori dell'inverno e sono sfiorite prima ancora di vedere la luce.
I provvedimenti sulla scuola dovrebbero andare in consiglio dei ministri il prossimo martedì, salvo ulteriori slittamenti, ma i contenuti non corrispondono al piano presentato nel settembre scorso.
Scopriamo le differenze. Il primo impegno che riguardava lo svuotamento delle Graduatorie ad Esaurimento con 150 mila assunzioni in blocco non verrà mantenuto. Sicuramente si era trattato di una promessa fatta senza tenere conto della realtà ovvero senza sapere quali varietà di profili professionali anche dal punto di vista di una presenza concreta nella scuola erano presenti dentro quelle graduatorie. Infatti ora il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dice «nelle graduatorie c'è anche chi non insegna da anni e quindi non verrà incluso». Come principio è condivisibile ma a settebre era stata detta un'altra cosa e quello che per mesi è stato dato come fatto certo ora è diventato una balla.
Il problema è che il ministero si è reso conto tardi delle conseguenze inevitabili della sentenza europea sul precariato emessa il 26 novembre scorso che in sostanza ha fornitoil presupposto legale a tutti i precari con almeno 36 mesi di servizio per fare causa allo Stato con la certezza di vincerla ed essere assunti a tempo indeterminato. Ed infatti i ricorsi sono fioccati e le prime sentenze a favore dei precari stanno arrivando con l'aggravante che lo Stato oltre a dovere immettere in ruolo il docente deve restituire pure tutti gli arretrati. Se tutti i precari aventi diritto facessero causa lo Stato finirebbe per dover tirare fuori 3 miliardi di euro. Non solo. Esiste pure il problema delle classi di concorso. Alcuni docenti sono abilitati in materie che non si insegnano più. Inoltre per alcune materie ci sono troppi docenti per altre troppo pochi. Dunque ad esempio per le scientifiche si dovrà pescare dalle Graduatorie d'Istituto a seconda del fabbisogno locale.
L'altro capitolo spinosissimo riguarda le retribuzioni degli insegnanti e la costruzione della carriera. Anche ieri il sindacato Anief ha nuovamente accusato il governo di voler procedere alle assunzioni «a costo zero» risparmiando sugli stipendi dei docenti. L'ipotesi sarebbe quella di bloccare gli stipendi allungando il primo gradone di carriera a 12 anni oltre a congelare le ricostruzioni di carriera, rimandando i risarcimenti dovuti a data da definire. Non solo, il governo starebbe pure pensando a ridurre ulteriormente il fondo d'istituto già ora considerato assolutamente insufficiente.
Ultimo problema non da poco è la pressante richiesta da parte del Ncd, sostenuta ovviamente dal ministro Giannini e dal sottosegretario Gabriele Toccafondi, di inserire nel provvedimento pure uno sgravio fiscale per le rette scolastiche che le famiglie pagano alle paritarie. Iniziativa che ha già scatenato una guerra interna al Pd.