Dopo la rinuncia di Renzi allo strumento legislativo del decreto d’urgenza i sindacati avevano rivolto un appello: «Il premier ci ripensi».
Tutto rinviato al Consiglio dei ministri di martedì 10 marzo. E’ in quella sede che verrà presentato il disegno di legge per la Buona Scuola che prende il posto del decreto d’urgenza inizialmente previsto. «Trovo surreale il dibattito di queste ore sulla scuola: se è un decreto o un disegno di legge», ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi aprendo la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. «Lo strumento da utilizzare dipende dalla situazione politica - ha aggiunto - e dalle caratteristiche di necessità e urgenza». «Non c’è nessun rischio che slittino le procedure di assunzione degli insegnanti previste per il 1 settembre 2015 - ha assicurato Renzi - ma noi facciamo una proposta al Parlamento: ci sono le condizioni perché il Parlamento in un tempo sufficiente ma non biblico possa legiferare senza dover utilizzare strumenti d’urgenza». Per nulla imbarazzato dall’ennesimo cambio di programma, il premier Renzi ha anche fatto una battuta sulle graduatorie a esaurimento «che non devono diventare a esaurimento nervoso». E ha voluto allontanare ogni dubbio sulla presunta mancanza di coperture finanziarie ricordando il «miliardino messo a disposizione in legge di Stabilità, tre miliardi a regime».
L’intervento del ministro Giannini
La parola è poi passata al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che ha illustrato i cardini della riforma. «Abbiamo un obiettivo molto preciso che è quello di dare attuazione reale a un concetto rimasto congelato per 15 anni che è quello dell’autonomia scolastica», ha detto la Giannini. «Per cambiare la scuola bisogna partire da un progetto educativo, potenziando l’autonomia. Una scuola che dia competenze linguistiche (inglese in modalità Clil dalla primaria), musica, arte, educazione motoria con insegnati specialisti». E poi gli altri capisaldi della Buona Scuola targata Renzi-Giannini: l’alternanza scuola- lavoro con obbligatorietà di 400 ore negli istituti tecnici e 200 ore per i licei e soprattutto la riforma della carriera degli insegnanti. «Si passa a un sistema di valutazione e di carriera degli insegnanti innovativo e rivoluzionario per il Paese che finora ha visto la progressione di carriera legata solo all’anzianità». Lo ha detto il ministro Giannini confermando che il 70% degli scatti sarà legato al merito. Infine anche un accenno al nodo emerso nelle ultime ore degli sgravi per le scuole private. «Ci sono delle misure fiscali, sulle quali dobbiamo prendere una decisione, che sono molto interessanti e innovative. In particolare la detrazione per le famiglie di alunni di scuole paritarie».
L’ipotesi di un mini decreto solo per le assunzioni
Ma il ministro Giannini ha anche lasciato aperta l’ipotesi a un mini decreto d’urgenza solo per il piano di stabilizzazione dei precari. Per le assunzioni dei docenti, lo strumento legislativo «lo decideremo martedì prossimo». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. «Per noi - ha aggiunto Giannini - le assunzioni sono una priorità e una urgenza. Quindi sarà uno strumento che consenta di ottenere questo risultato», ha aggiunto il ministro.
L’incontro con il ministro Giannini
Un’ora e mezza. Tanto era durato l’incontro fra il ministro Stefania Giannini e il premier Matteo Renzi per preparare il documento da portare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri delle 18 e 30, terminato circa due ore dopo. La bozza del decreto che il Miur - dopo mesi di lavoro, marce indietro e passi avanti, revisioni e limature fino all’ultimo - aveva girato a Renzi sabato è diventata infatti carta straccia dopo che lunedì sera alle nove il presidente del Consiglio ha annunciato a sorpresa di non voler più ricorrere a un decreto legge d’urgenza ma a un «normale» disegno di legge. Renzi ha spiegato la sua decisione con il desiderio di dare ascolto ai richiami del Quirinale e della presidenza del Senato per una maggiore collegialità nelle decisioni. Il ricorso allo strumento legislativo del ddl garantisce infatti il coinvolgimento pieno del Parlamento sulla riforma della scuola ma, dall’altro lato, si temeva che i suoi tempi più distesi rischiassero di far slittare il piano di maxi-assunzioni previsto per settembre prossimo (120 mila posti). Questo è stato prontamente smentito da Renzinella conferenza stampa seguita al Cdm: «Saranno effettuate da settembre».
Sindacati e precari in allarme
La scelta del premier mette in allarme i sindacati che chiedono al governo di non sottrarsi «all’unica, vera urgenza : definire le assunzioni dei precari, che non possono essere presi più un giro», sostiene la Gilda. «Non dovrebbe essere consentito a nessuno di alimentare speranze e vanificarle», rincara il segretario generale dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi. Mentre l’Anief lancia un appello: «Per le assunzioni dei precari il Governo ci ripensi: meglio un decreto legge che definisca con chiarezza l’organico». «Che si metta in discussione il regolare avvio dell’anno scolastico non è tollerabile - afferma il sindacato in una nota - per chi aspetta da anni e per le famiglie che meritano posti stabili. Il disegno di legge non è la strada più opportuna».
Assunzioni a rischio
E se i sindacati sono in allarme, i precari vivono ore di vera angoscia. Parliamo di 120 mila docenti che si erano illusi di poter finalmente dire addio alla lotteria delle supplenze e alla girandola delle scuole e che adesso vedono sfumare all’ultimo la possibilità di un posto fisso. Di questi 105 mila sono iscritti alle Gae, le graduatorie a esaurimento chiuse dal 2007 di cui il premier Renzi aveva promesso lo svuotamento integrale; e 15 mila iscritti alle graduatorie di istituto (principalmente professori di matematica e fisica che scarseggiano nelle graduatorie provinciali) per i quali il decreto prevedeva un contratto-ponte in vista dell’assunzione definitiva (possibile solo dopo il prossimo concorso per 75 mila nel triennio 2016-2018).