Preparano la loro mobilitazione a Montecitorio e sono sul piede di guerra: sono i precari della scuola pubblica. Una sentenza della corte europea li vuole assunti, ma il loro futuro è ancora incerto. C'è anche chi ha vinto un concorso pubblico e ancora non lavora".
"Sono la quarta supplente delle sei classi in cui insegno da inizio marzo, se mi confermano rimarrò fino a giugno, ma il fatto di non poterlo sapere con certezza non aiuta gli studenti, soprattutto quelli che devono sostenere la maturità. Sto cercando di coordinarmi con il supplente che mi ha preceduto per portare a termine almeno i programmi ministeriali: questo continuo cambio di insegnanti non garantisce continuità didattica e rende difficoltosa la costruzione di un metodo di studio". Così Eleonora, 28 anni, due lauree e un master, descrive quello che ha trovato nella prima scuola in cui è andata a insegnare. Precaria di terza fascia (ovvero destinata a supplenze di breve o brevissimo periodo) dice che tra burocrazia, graduatorie e concorsi, sembra che tra professori precari si voglia scatenare una "guerra tra poveri". In effetti la sua analisi non è così forviante: nelle classi ci sono insegnanti che vivono la precarietà da oltre dieci anni e in prospettiva non vedono un lavoro fisso. Poi ci sono quelli che hanno vinto le cattedre per concorso e ancora non lavorano, quelli con incarichi non più lunghi di quattro mesi, quelli che si stanno abilitando pagando più di 2mila euro attraverso il Tfa (tirocinio formativo attivo). Ma per nessuno di loro la cattedra è pronta e per ora la guerra sembrano farla tutti all'esecutivo. Il governo ha annunciato massicce assunzioni, ma ancora il disegno di legge è in corso di scrittura e non si sa quante saranno le cattedre e i professori che verranno stabilizzati.VINCERE IL CONCORSO SENZA POSTO FISSO - Già alcune bozze del decreto hanno fatto andare su tutte le furie i precari: in pochi giorni su Facebook è nato il gruppo "GaE - Non uno di meno". Qui sono confluiti una parte dei 150mila precari iscritti alle graduatorie ad esaurimento (GaE appunto): tutti insegnanti che avrebbero diritto al posto fisso e alla cattedra, perché hanno vinto concorso pubblico per titoli ed esami. Mano a mano che vengono effettuate le assunzioni, la loro graduatoria dovrebbe "esaurirsi" ma la #buonascuola vorrebbe eliminarla. Per questo è stata lanciata anche una petizione on-line su change.org "Siamo persone che hanno passione e vogliono solo lavorare, ma il governo Renzi ce lo sta impedendo" ci dice Angelica, 35 anni, che nel 1999 ha vinto il concorso per diventare maestra e nel 2001 è entrata in graduatoria, che dal 2008 è a esaurimento: "Da quando sono entrata in graduatoria lavoro con contratti a tempo determinato, al massimo per 6 mesi consecutivi. Mi è capitato anche di lavorare solo un giorno, come se il mio fosse un lavoro a chiamata". Nel nostro Paese ci sono circa 150mila persone nella stessa situazione: "Sarebbe come togliere il lavoro a un'intera città. Come manderemo avanti le nostre famiglie? Abbiamo diritto a questo lavoro, abbiamo vinto un concorso" conclude Angelica.
LA CONDANNA DELL'EUROPA - Qualche tempo fa la notizia che la Corte europea dei Diritti umani aveva condannato l'Italia sulla questione dei precari della scuola aveva fatto scalpore. Come era successo anche per la questione delle carceri, il governo si è messo a lavoro per evitare le sanzioni, da inserire nella famosa #buonascuola di Renzi. Ma un articolo del progetto di riforma preferisce che ai professori non assunti vengano concessi i risarcimenti, piuttosto che il posto fisso. Secondo l'Anief (associazione sindacale professionale) si è spiegata così questa scelta dell'esecutivo: "Attraverso i risarcimenti i docenti otterrebbero appena un settimo di quello che invece avrebbero ricorrendo in tribunale". Insomma il posto fisso per i precari della scuola rimane una chimera e quello dei risarcimenti sarebbe soltanto un "contentino" del governo, che continuerebbe a mantenere incerto il loro futuro. Quando la CEDU emise la sentenza, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini rassicurò tutti e gli fece eco anche il premier Matteo Renzi: con il piano straordinario di assunzioni e i risarcimenti tutto dovrebbe essere a posto. il Miur concederà finanziamenti 2,4 mensilità per servizio tra i 3 e i 5 anni, mensilità tra i 5 e i 10 anni, 10 mensilità oltre i 10 anni. Ma chi ha fatto ricorso in tribunale ha ottenuto molto di più: a dicembre il tribunale del Lavoro di Torino ha stabilito che una supplente che aveva lavorato 7 anni da precaria aveva diritto a un risarcimento pari a 15 volte il suo stipendio. A Napoli, Trani, Crotone e Siena invece è stata ordinata l'assunzione. BIVIO - I precari oggi sono davanti a un bivio: accettare l’offerta dello Stato, prendersi poche migliaia di euro (una mensilità vale circa 1.300 euro) oppure rifiutare e andare in tribunale. La prospettiva di una causa lunga scoraggerà sicuramente qualcuno, ma altri potrebbero scegliere la linea dura. Ma sui numeri ci sono molti dubbi: quanti sono i precari che avrebbero diritto all'eventuale indennizzo? "Sarebbero un numero illimitato: un milione e mezzo di persone hanno avuto contratti di questo tipo. Il governo aveva promesso un censimento, in modo da sapere quanti fossero i posti effettivi da assegnare per stabilizzare i precari. Ma non è stato fatto. Quindi in questo momento questi soldi non si sa né a chi vanno né se si possono effettivamente dare" spiega Marcello Pacifico di Anief. I precari da risarcire non si sa quanti sarebbero e quindi incerta è anche l'effettiva spesa che graverebbe sulle casse dello Stato, senza garantire quella continuità didattica che tanto manca nelle scuole, oramai piene di supplenti a tempo determinato. NUOVI SCIOPERI - Mentre si attendono gli aggiornamenti sulla riforma dal Miur i precari e i loro sindacati hanno già organizzato una mobilitazione nazionale a piazza montecitorio. L'appuntamento è per il 17 marzo e chi non andrà a Roma invece potrà comunque scioperare. SE NON SARA' RIFORMA, SARA' DECRETO - Il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone ha dichiarato che "se il Parlamento non sarà collaborativo nell'attuazione della riforma della scuola, il governo non starà ad aspettare a braccia conserte, ma agirà velocemente per non mettere in discussione l'assunzione degli insegnanti precari. Il decreto legge sarà quindi utilizzato come extrema ratio". Era stato proprio il premier Renzi a dire di poter "rinunciare" al decreto d'emergenza a favore di un disegno di legge. Adesso però bisogna comprendere quanto, nel dibattito parlamentare, si perderà il discorso che riguarda le assunzioni, che alcuni come Angelica, aspettano da più di dieci anni.