L'ufficio di presidenza dovrà decidere cosa fare: allo studio uno stop dei lavori per qualche giorno per sfrondare gli emendamenti. Il premier ritorna su Facebook.
«O il provvedimento è una sciagura come dice chi protesta. Oppure come pensiamo noi può essere migliorato ma è la prima riforma che dopo decenni mette soldi sulla scuola e dà continuità educativa. Discutiamo, facciamo modifiche ma poi votiamo. Altrimenti saltano gli investimenti»: Matteo Renzi in un post su Facebook torna oggi sulla riforma della scuola e sull'ipotesi di slittamento, che ieri- con un annuncio choc a Porta a Porta- ha gelato le aspettative dei precari e scatenato la protesta delle opposizioni. Intanto al Senato è fermo il disegno di legge sulla scuola, gravato da un totale di 2150 emendamenti più 500 subemendamenti più 94 ordini del giorno, come ricorda il presidente della commissione Istruzione Andrea Marcucci: «Se mi chiedete quanti emendamenti andrebbero tagliati per approvare rapidamente il ddl, io dico il 90%. Ma questa è una mia opinione».
Il post di Renzi su Facebook
Dopo la raffica di ipotesi e commenti sulla mossa del premier, mercoledì Renzi prova con il suo intervento a chiarire la sua posizione: «Il ddl Buona Scuola - si legge nel post - prevede centomila professori in più, una diversa organizzazione basata sull'autonomia, più soldi per la formazione e finalmente il merito nella valutazione. Per la prima volta un Governo mette più soldi (tanti) sulla scuola perché per noi è strategico. Basta coi tagli alla scuola, investiamo finalmente!». «In molti però hanno contestato questo provvedimento - osserva Renzi - chiedendone il ritiro e dicendo che avrebbe distrutto la scuola pubblica. Al Senato di conseguenza il provvedimento è bloccato da migliaia di emendamenti che cercano di stopparne l'approvazione». E a chi, come Sel e M5S, parla di «ricatto», Renzi replica direttamente: «La verità è molto semplice: puoi assumere solo e soltanto se cambi il modello organizzativo. Dare più professori alle scuole impone l'autonomia degli istituti e una diversa organizzazione. Altrimenti la scuola diventa ammortizzatore sociale per i precari e non servizio educativo per i nostri ragazzi e le famiglie. Assumiamo i professori per metterli a lavorare, in un sistema organizzativo diverso». Infine, un avvertimento: «Se il disegno di legge già approvato alla Camera va in porto anche al Senato - conclude Renzi - la scuola italiana ha più risorse, più personale ed è più forte. Perché dopo anni di tagli finalmente c'è chi investe sulla scuole non a parole, non nei convegni».
La decisione dell'ufficio di presidenza
Ma se i tempi stringono, per ora al Senato non c'è verso di accelerare i lavori: questa mattina, come ha ricordato Marcucci, i relatori hanno chiesto alle opposizioni di ritirare gli emendamenti ma quasi tutti hanno risposto negativamente e chiesto un ufficio di presidenza, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente del Consiglio. L'ufficio di presidenza dovrà decidere entro stasera come procedere, quali sono le intenzioni della maggioranza, del governo e quindi stabilire un nuovo calendario: potrebbe anche decidere di sospendere i lavori per qualche giorno in attesa di sfrondare gli emendamenti e velocizzare i passaggi di approvazione. Ed è proprio quello che chiedono i relatori: «Abbiamo bisogno di due giorni per sfoltire gli emendamenti», spiega Conte. «Abbiamo chiesto di ridurne il numero. Ma la nostra intenzione è di andare avanti», ribadisce la senatrice Francesca Puglisi. Il Movimento Cinque Stelle però non ci sta: «I nostri 700 emendamenti - spiega la senatrice Michela Montevecchi - non è fare ostruzionismo su una riforma di 25 articoli. 700 sono l'osso, significa essere entrati nel merito del provvedimento». In ogni caso, il ddl del governo Renzi non sarà ritirato, fa sapere Marcucci, ma approfondito a luglio con una conferenza nazionale per poi riprendere il suo iter in Senato.
Stralcio sì, stralcio no
Vie d'uscita per ora non si intravedono, e la stessa ipotesi di stralciare dal ddl la parte riguardante le assunzioni è oggetto di dibattito. Sel chiede «al governo lo stralcio della parte riguardante le assunzioni degli insegnanti precari con un decreto 'ad hoc´ su questo» e a Renzi di non usare «la riforma della scuola come arma di ricatto per far passare le peggiori norme che danneggeranno gravemente la scuola pubblica». L'idea dello stralcio non piace invece per niente ad Area popolare, che ribadisce che la riforma non è un «assumificio», e pure da Forza Italia arrivano segnali in questa direzione: «A questo punto meglio non fare nulla», dice Renato Brunetta, che bolla tutta la faccenda come una «guerra dei lunghi coltelli». Il sindacato Snals appoggia invece lo stralcio e chiede esplicitamente un «provvedimento d'urgenza» per salvaguardare le assunzioni: un'idea che piace anche alla Rete degli studenti medi, che ritengono che quella delle assunzioni sia «una delle questioni più urgenti per la scuola». E intanto i motori si scaldano per nuove forme di protesta: Gilda minaccia di aprire una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto di quanto disposto dai giudici comunitari. E l'Anief raccoglie adesioni per una class action.