In Friuli Venezia Giulia solo uno su tre accetta di trasferirsi fuori regione per la sospirata cattedra di ruolo. Mentre un esercito di più di dodicimila "insegnanti-trolley" è in partenza da Sicilia, Campania. Si annuncia il caos nelle prossime settimane tra graduatorie incomplete e supplenti da nominare.
Meglio accettare la nomina ad insegnate di ruolo, anche se lontano da casa, o restare e continuare la carriera da precari? Una scelta che molti docenti si trovano ad affrontare in questi giorni, come racconta la lettera a Repubblica dell''insegnante napoletana che ha rifiutato l'assunzione dopo anni di pendolarismo. Nel Nord ci sono regioni come il Friuli Venezia Giulia dove solo un terzo dei docenti precari ha scelto di partecipare, inviando la domanda, al piano straordinario di assunzioni della scuola. Dalle quattro province sono arrivate al ministero dell'Istruzione solo 980 richieste a fronte di circa 3 mila iscritti nelle graduatorie. Un record al contrario insieme alla Liguria (783 domande) e al Molise (711).
Il segretario friulano della Cgil Adriano Zonta non ha dubbi: «È vero che le modalità di questo Piano sono discutibili, che c'è il rischio di venire assegnati in ruolo in una sede lontana centinaia di chilometri da casa, ma è anche vero che si entra in ruolo, si ottiene un posto di lavoro che, in questo momento, a me pare un'opportunità. Non ci si lamenti che arrivano troppi insegnanti dal Sud. Evidentemente in altre regioni l'idea di spostarsi per qualche anno, in attesa di ottenere il trasferimento in una sede più vicina, non spaventa».
C'è una "geografia scolastica" che divide il Paese nettamente in due: mentre più di dodicimila partiranno soprattuto da Sicilia e Campania per gli istituti di Genova, Milano e Torino, altri colleghi del Nord non accettano di fare le valigie. L'eventualità di spostarsi sembra invece la normalità anche per pugliesi, lucani, romani, abruzzesi, toscani.
Per tutti da lunedì 24 agosto parte l'assegnazione dei posti: prende avvio la prima fase per i 71.643 docenti precari che hanno presentato domanda e che riceveranno al buio i primi 18.476 posti attraverso una mail cui dovranno rispondere per accettazione entro dieci giorni.
Seguirà a novembre la fase successiva con altri 55.258 posti in palio, comunque ad anno scolastico iniziato, dopo le delibere che i Collegi docenti entro il 5 ottobre dovranno produrre in merito agli organici richiesti per l'attuazione del piano triennale dell'offerta formativa, e i decreti degli uffici scolastici regionali.
«È una vera e propria lotteria – sottolinea Marcello Pacifico del sindacato Anief – perché il Miur non ha pubblicato i posti suddivisi per regione e materia, residuali rispetto alle fasi precedenti né le graduatorie aggiornate degli albi territoriali ma ha predisposto un algoritmo secretato che assegnerà i ruoli in barba ai principi costituzionali relativi alla pubblicità degli atti nell'accesso al pubblico impiego, alla gestione delle procedure concorsuali come quelle comparative date dallo scorrimento delle graduatorie. Non è una questione solo di trasparenza ma di regolarità dell'intera procedura di assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato che porterà certamente il Miur in tribunale».
Per questo piccolo esercito in partenza non è chiaro quali competenze debbano avere, né se tra i candidati ce ne siano a sufficienza per dare copertura alle richieste. Nessuno si è chiesto quanti sono quelli di lettere, di matematica, di scienze, di tedesco? Quanti quelli richiesti dalle scuole primarie e dalle secondarie?
I primi mesi saranno un giro di valzer di insegnanti che vengono e vanno, di supplenti che passeranno la mano al docente di ruolo, e di precari che, incaricati a settembre, se ne andranno a febbraio, quando il ministero avrà nominato i docenti di ruolo provenienti dal famoso Piano che rivoluziona l'istruzione italiana. Così nelle prossime settimane si apriranno i cancelli nell'anno uno della Buona scuola di Matteo Renzi.