"Tra gli aspetti critici di questa riforma, anche il fatto che il governo, in Legge di Stabilità, mette solo 8 euro rispetto ai 110 euro che dovrebbe dare come indennità di vacanza contrattuale".
Roma. Nel corso del corteo di questa mattina, indetto dall'ANIEF, sindacato che si occupa del personale della scuola, abbiamo rivolto alcune domande al presidente Marcello Pacifico, sulla Legge di Stabilità 2015, contro la quale era indirizzata la manifestazione.
Quali possono considerarsi, presidente, le fasce di personale più danneggiate dalla riforma?
Tra le fasce più danneggiate vi è certo il personale ATA, che non ha ricevuto né il bonus per la premialità, né le 500 euro, né il fondo di stabilizzazione. La cosa è ancora più grave considerato che è stato attribuito alle scuole un organico potenziato per le attività extra all'orario curricolare che non potranno essere svolte senza il personale ATA, il quale anche oggi se si assenta per supplenze brevi non può essere sostituito, mettendo a rischio la didattica e l'apertura delle scuole.
In secondo luogo, ovviamente, anche il personale docente, in particolare quello della seconda fascia delle graduatoria d'istituto, chiamato a coprire 100 mila supplenze: il personale abilitato ha lo stesso diritto dell'altro personale a essere stabilizzato ma il governo non gli ha consentito di presentare la domanda per la stabilizzazione, o meglio, per l'adesione al piano straordinario per le riassunzioni, e quindi questo li porta a essere precari e ad aspettare un nuovo concorso, quando in realtà molti hanno più di 360 giorni e dovrebbero essere stabilizzati in base alla sentenza della Corte Europea.
Ma anche i 90 mila che sono stati assunti dal governo, assunzioni che di stanno svolgendo in questi giorni, rispetto al 2007 sono assunti a invarianza finanziaria, con uno stipendio bloccato ai primi due anni di servizio e quindi continueranno a essere precarizzati pur essendo di ruolo. Addirittura la metà di essi andrà a insegnare una materia non propria, proprio perché le scuole hanno indicato 7 aree per le quali richiedevano questo personale, mentre questo addirittura afferisce a più di 156 classi concorsuali e altre 37 classi laboratoriali, quindi bisogna capire che in futuro questo personale insegnerà nelle scuole una materia non propria, oltre a tappare i buchi e a essere utilizzato per le supplenze brevi o annuali.
Ovviamente, tra gli aspetti critici di questa riforma, anche il fatto che il governo, in Legge di Stabilità, mette solo 8 euro rispetto ai 110 euro che dovrebbe dare come indennità di vacanza contrattuale, che non è altro che l'indicizzazione al 50% dell'aumento dello stipendio legato al costo della vita, come certificato dal governo. Questo è avvenuto per il privato ma non per il pubblico e dopo la sentenza della Consulta gli stipendi continuano a essere da "morti di fame". Addirittura, quello che pensa il governo, è che i futuri insegnanti dovranno fare un percorso di tre anni; per due anni dovranno fare i supplenti ma con funzione di tirocinanti, quindi in realtà con uno stipendio legato al tirocinio, non tanto alla supplenza, quasi la metà di quello di ora: si va addirittura a proletarizzare la classe docente. Criticabile anche la questione dell'alternanza scuola-lavoro: manca il decreto attuativo che vada a istituzionalizzare diritti e doveri degli studenti e diritti e doveri delle azione e quindi a cercare di evitare lo sfruttamento anche degli studenti; essi stessi l'hanno condannata, oggi in piazza, per questo "merito", che, di fatto, agli studenti viene "riconosciuto" soltanto laddove ci sono delle aziende private che finanziano e che decidono i criteri sulla base dei quali premiare alcuni studenti di alcune scuole piuttosto che altri; si tratta di un elemento veramente discriminante rispetto alla funzione, invece, pubblica della nostra scuola italiana.
Per quanto riguarda, invece, il corpo docente, non è che sia contrario al merito ma è contrario al fatto che qualcuno, come per esempio il dirigente, possa decidere della propria didattica: il dirigente nasce come un docente esperto in una disciplina e non in altre, e quindi non può avere competenze tali da andare a valutare un altro insegnante nelle sue capacità educative.
Oggi, alla manifestazione, c'erano molti studenti delle scuole ma si avvertiva nettamente l'assenza degli universitari. Come lo spiega?
Si sta parlando di una riforma dell'università, già ci sono alcune nuove funzioni che vengono date alle università, per esempio nella selezione del personale nell'ambito della chiamata diretta. Purtroppo però, nella Legge di Stabilità, si continua a ignorare il fatto che nelle nostre università c'è necessità di avere ricercatori a tempo indeterminato, e non a tempo determinato, perché la prima fascia della docenza non può partire dagli abilitati come associati, per una questione di ragione di costi, di carico della didattica e di carico della ricerca.
Bisogna dare prima di tutto stabilità a quei quarantenni e, ahimè, oggi quasi cinquantenni, che in passato hanno dimostrato, con dottorati di ricerca, con assegni di ricerca, con docenze a contratto, di essere abilitati all'esercizio di questa professione, ma che, in realtà, sono stati esclusi da questo mondo con una grande perdita di patrimonio culturale che oggi deve essere assolutamente ripreso. La prossima cosa che vuole fare il governo è la "buona università" ma se la "buona scuola" è il modello, si prevede una mobilitazione anche del mondo universitario.
Cosa consiglierebbe a un giovane studente che vuole intraprendere la via dell'insegnamento? Di seguire i propri sogni e le proprie attitudini o di guardare alla domanda del mercato del lavoro?
Se un giovane oggi vuole fare l'insegnante e per caso, dopo aver speso migliaia di euro, ci riesce, se entra di ruolo oggi andrà in pensione con il 34% dell'ultimo stipendio, quindi con meno della pensione sociale che prenderebbe nel caso in cui non avesse lavorato. Quindi, tanto vale, se proprio vuol fare l'insegnante lo faccia gratuitamente!