Non è solo la Cisl Scuola che commenta i dati Ocse diffusi ieri, anche in relazione a una lettura ottimistica fornita dal Ministero dell'Istruzione circa il riscontro positivo all'azione di governo.
In particolare, il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, si chiede quali dati abbia letto il ministro, “quelli in nostro possesso rappresentano invece - dichiara Pantaleo - un quadro molto preoccupante. L'aumento della spesa media per studente è al 6% mentre la media Ocse è al 34%. Gli stipendi degli insegnanti sono aumentati dell'1% a fronte di un aumento medio del 7%. Il numero dei diplomati è drammaticamente inferiore di oltre il 10% rispetto alla media Ocse".
Il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, si sofferma invece sulla necessità di spostare risorse verso l'istruzione e la ricerca, come anche in una situazione economica difficile: “L'Ocse nel suo rapporto sull'educazione ci ricorda che la spesa per l'istruzione in rapporto al Pil in Europa è del 6,1%, in Italia è del 4,8%. Peggio di noi solo Slovacchia e Repubblica Ceca".
"A quanti si volessero soffermare sul peso del debito pubblico in Italia (che offrirebbe pochi margini di manovra) - evidenzia Di Menna - ricordiamo che anche la spesa per l'istruzione in Italia è bassa anche in rapporto sulla spesa pubblica, 9,7% rispetto all'11% della media dei paesi europei".
Il segretario nazionale dell'Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, ricorda che “siamo il fanalino di coda dell'Europa per la spesa e per gli stipendi del personale della scuola, a cui si aggiunge il tasso ancor più drammatico di abbandono scolastico. Detenere il 'record' di ore fra i banchi non vuole dire garantire un'istruzione idonea. Sono gli strumenti che forniamo che possono fare la differenza”. “Ecco perché - spiega Mascolo - la strada da seguire non è certo quella di ridurre organico e finanziamenti, ma bisogna valorizzare sia professionalmente che economicamente tutto il personale scolastico, docente e non. Dobbiamo incoraggiare i giovani a studiare e non dare loro motivi per abbandonare gli studi, mettendo a disposizione una scuola di qualità, percorsi formativi da portare avanti con risorse e metodi adeguati e al passo con l'evolversi dei tempi”.
Invoca senza mezzi termini le dimissioni del ministro Gelmini l'Anief, secondo cui i dati Ocse “dimostrano come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del ministero, concordate sistematicamente con alcuni sindacati, abbiano allontanato la scuola italiana dall'Europa, contribuito a mortificare la professione degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti”.
Fonte: Tuttoscuola