Tra gli aspiranti presidi è guerra aperta. Da un lato i «bravi», coloro che hanno superato la preselezione. Dall’altro l’esercito di bocciati, sceso in campo per far valere le proprie ragioni ed essere ammessi alla prossima prova. Il concorso per i presidi va avanti a colpi di carte bollate. Il Tar del Lazio è sommerso dai ricorsi. Sono complessivamente 8.000 quelli presentati dagli inidonei e di questi circa 700 provengono dalla Campania (tra questi un gruppo di 130 prof che ha scelto di fare la prova al nord per avere più chance). E per gli ammessi? I dati sono significativi.
A superare i famigerati quiz sono stati complessivamente 9.113 candidati rispetto a 33.531 persone che hanno presentato domanda per la partecipare alla preselezione. Poco più dei ricorsi presentati.
Il concorso ha di fatto messo i sindacati l’uno contro l’altro. Non si era mai visto in una prova del genere che promossi e bocciati si scannassero in questo modo. La colpa? A detta dei più sta tutta nel metodo scelto, preselezione e quiz, molti dei quali erano anche sbagliati.
Comunque un bel blocco di ricorsi al Tar sono stati già presentati. Degli 8.000 in Italia, più di 2.500 sono stati raccolti e presentati dall’Anief, l’associazione (in Campania è coordinata da Stefano Cavallini) che per prima si opposta al metodo del concorso facendo ammettere alla prova i precari, appena entrati in ruolo.
Il Tar si pronuncerà il prossimo 24 novembre. I legali dell’Anief hanno impugnato l’intero bando e la prova preselettiva che conteneva al suo interno, malgrado la massiccia revisione del Miur, ancora molti quesiti errati. L’obiettivo - spiega - Stefano Cavallini non è certo quello di invalidare l’intero concorso ma di mettere la situazione a posto.
Resta un gran pasticcio. Una guerra a colpi bassi tra le varie associazioni. L’Anief a favore degli inidonei, l’Anp (l’associazione nazionale presidi) in campo per tutelare i promossi e sempre a colpi di ricorso. L’Associazione nazionale dei presidi infatti ha deciso di tutelare tutti coloro che temono di veder annullata la prova con il danno conseguente. La battaglia si gioca tutta al Tar anche se l’Anp si è mossa in ritardo.
Il momento è molto delicato. Il cambio al vertice del ministero impone ai sindacati e alle associazioni di muoversi con attenzione per evitare che alla fine salti definitivamente quello che con molta probabilità è l’ultimo concorso per dirigenti scolastici. In questo modo l’anno prossimo e per gli anni futuri ci sarebbe solo un esercito di reggenti.
Molti i legali scesi in campo e in ordine sparso. Un gruppo di docenti esclusi (sono circa dieci persone) si è visto già rigettare il ricorso ma per incompetenza territoriale. Tutti i ricorsi vanno presentati al Tar del Lazio. Questi avvocati (commettendo un errore clamoroso) si sono mossi sul Tar della Campania e dunque hanno avuto una risposta negativa e difficilmente potranno muoversi in tempo utile per partecipare alla seconda prova.
Uno degli ultimi atti del ministro Gelmini è stato proprio quello di fissare il lasso di tempo in cui i promossi devono cimentarsi nella prova scritta. Questa volta non è prevista una unica data nazionale. Il Miur, infatti, ha stabilito che la data della prova deve essere decisa dall’Ufficio scolastico regionale e comunque fissata tra il 12 e il 16 dicembre. I candidati, questa volta, avranno ben 8 ore di tempo per svolgere il compito scritto.
Fonte: Il Mattino