Il ministro Riccardi esce da Palazzo Chigi ottimista: «Dall'incontro con le parti sociali ci aspettiamo molto, spero che la nostra linea sia condivisa». Meno concilianti i sindacati, quando si parla di spending review di cui andranno a discutere oggi con il governo: i leader di Uil e Cisl, Angeletti e Bonanni hanno già minacciato lo sciopero generale, tra le proteste di alcuni esponenti del Pdl.
L'appuntamento con le parti sociali è alle nove; a seguire un faccia a faccia con Regioni, Province e Comuni. Obiettivo, arrivare a scrivere il decreto sulla revisione della spesa pubblica per un Consiglio dei ministri da svolgersi giovedì pomeriggio o venerdì.
Ieri riunioni tra il premier Monti e i ministri. Si parla di una cifra come minimo di cinque miliardi (4,2 sono necessari per evitare l'aumento dell'Iva in autunno), ma potrebbe arrivare anche a sette-otto, da recuperare tra le pieghe degli sprechi, di cui una parte andrebbe ai terremotati e a rifinanziare le missioni internazionali.
In parallelo, ieri sera a Palazzo Chigi, si è ragionato anche sulla proposta avanzata dal Tesoro di bloccare sino a fine 2013 tutti gli aumenti tariffari di acqua, luce, gas, autostrade e tlc. Si tratta di una proposta che può fare contenti i sindacati che la sollecitano da tempo ma che trova contrario il ministro dello Sviluppo economico.
Secondo Corrado Passera da un lato i prezzi, in particolare quelli del settore energetico, starebbero scendendo, dall'altro si tratterebbe di un provvedimento dirigista che potrebbe avere un effetto boomerang sulla credibilità dell'Italia.
L'ipotesi è che il Consiglio dei ministri vari un primo decreto di tagli alle spese a valere sul 2012, per poi dedicarsi a un secondo provvedimento più «strutturale» lungo l'estate, per rafforzare gli interventi sugli anni 2013-2014.
Bisogna però capirsi su cosa si intenda per sprechi: «Non è accettabile toccare il sociale», ammonisce il segretario del Pd, Pierluigi Bersani; «no alla riduzione della spesa sociale e ai tagli alla sanità», raccomanda Di Pietro, mentre dal Pdl l'ex ministra Mara Carfagna insorge «no ai tagli al welfare, quello vero».
Di ipotesi su dove tagliare in questi giorni ne sono girate molte: quali saranno le ricette scelte dal governo dipende anche dall'esito degli incontri di oggi. Dall'idea di prepensionare migliaia di persone derogando alla riforma Fornero all'abbassamento dell'importo dei buoni pasto alla possibilità di rinviare il pagamento della tredicesima, sono molti gli interventi presi in considerazione.
L'area su cui pare più vicino l'accordo è la sanità: un comparto che dovrebbe portare la bellezza di 9,5 miliardi di risparmi in tre anni, 1,3-1,4 solo nel 2012, da garantirsi attraverso vari interventi, dalla riduzione del tetto della spesa farmaceutica ai risparmi dati da farmaci a cui scade il brevetto. Più difficile invece trovare un accordo digeribile sulla spinosa questione del taglio del numero di tribunali, procure e uffici giudiziari.
In agitazione i sindacati: non «facimme ammuina», raccomanda Bonanni, «cioè tutto si muove per non far succedere niente». Furibondi in particolare i rappresentanti dei dirigenti pubblici, di cui è previsto un taglio del 20 per cento, che denunciano di non essere stati invitati al tavolo: «Inevitabile l'avvio di una nuova stagione di mobilitazione e di sicuri contenziosi», assicura Marcello Pacifico, presidente dell'Anief. Ma altrettanto preoccupati sono Regioni ed enti locali: «Si può intervenire dove è possibile, ma toccare il welfare e in particolare la sanità è veramente difficile», sbotta il governatore della Campania, Stefano Caldoro.
L'Unione delle province s'è data appuntamento per una riunione mercoledì: sono a rischio vari capoluoghi. «Piena disponibilità di ciascuno a fare la propria parte - garantisce il presidente, Giuseppe Castiglione - cosa diversa è se si trasforma l'ennesima manovra di tagli alle Province e agli enti locali».