"Il ministro Patroni Griffi ci ha comunicato solo dinieghi alle nostre modifiche alla spending review e l'annuncio di altri 350mila tagli al pubblico impiego nei prossimi tre anni: l'unica notizia buona che ci ha dato è che per ora le tredicesime di dipendenti e dirigenti pubblici sono salve". È questa l'amara sintesi di Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato ai quadri e direttivi della Confedir, la più grande confederazione dei dirigenti pubblici italiani, dopo l'incontro tenuto oggi a Palazzo Vidoni con il ministro della Funzione Pubblica.
"Il ministro - continua Pacifico - ha ribadito come il taglio del 10% del personale e del 20% dei dirigenti dello Stato non poteva essere contrattato, essendo un obiettivo di finanza pubblica legato ad un nuovo disegno della macchina amministrativa. Siamo però convinti che i nuovi tagli saranno inutili, visto che i 270mila posti già cancellati negli ultimi sei anni nella pubblica amministrazione non hanno evitato l'aumento del deficit, degli interessi sul debito e dello spread".
Il confronto con le parti sociali, che prenderà il via nella prima decade di settembre, inizierà dall'esame congiunto sui criteri di attuazione per comparto e area: molti tagli potrebbero essere assorbiti dal blocco del turn over, ma potrebbero essere concertati criteri per trasferimenti intercompartimentali, riqualificazione e prepensionamenti.
Michele Poerio, segretario organizzativo della Confedir, ha ricordato al ministro che a fronte di questo atteggiamento del Governo "la pazienza dei dirigenti pubblici si sta veramente esaurendo: dopo il blocco per sei anni degli stipendi, la mancata perequazione delle pensioni, i nuovi tagli lineari previsti – ha sottolineato Poerio - la dirigenza non può essere additata come il capro espiatorio della cattiva gestione della politica né può accettare un nuovo spoil system. Il Governo - ha concluso Poerio - deve cambiare metodo e ascoltare le parti sociali prima di presentare i suoi provvedimenti in Parlamento".
A preoccupare molto il sindacato è poi la scarsissima considerazione del governo per l'istruzione pubblica, che ha portato al rigetto degli emendamenti sulle ferie non godute dei precari e sulle pensioni da assegnare al personale della scuola che ha maturato i requisiti in quest'ultimo anno scolastico appena concluso. C'è forte elusione anche per l'aumento della disoccupazione, specie giovanile. E alcun riguardo per la professionalità del personale obbligato alla riconversione così come per docenti inidonei e di laboratorio. "Per non parlare del fatto - ha aggiunto Pacifico - è che contemporaneamente è scomparso il tavolo sul precariato ed è stata sottratta alla concertazione ogni ipotesi di progressione di carriera. A questo punto è inevitabile l'arrivo di un autunno caldo e una nuova ondata di ricorsi nei tribunali: i contribuenti non possono assistere ad annunci di nuovi balzelli come quelli per la sanità pubblica accessibile per reddito".