"La decisione è stata assunta durante i recenti lavori del Consiglio nazionale dell’Anief, svoltosi il 22 luglio ad Arborea (OR), nel corso dei quali sono stati intervistati alcuni precari convenuti, dirigenti del giovane sindacato.
Sotto accusa il comma 18 dell’articolo 19 del decreto legge 70/2011 che ha introdotto una deroga specifica nel comparto scuola all’applicazione dell’accordo quadro comunitario sulla durata del rapporto di lavoro a tempo determinato recepito dalla direttiva 1999/ 70/CE. Attualmente è ancora in corso la procedura di messa in mora dell’Italia n. 2010/ 2124 relativamente al personale Ata e si è in attesa di conoscere l’attivazione di una nuova procedura per il personale docente, indipendentemente dalle norme introdotte dal legislatore e dalla giurisprudenza formatasi come diritto interno.
La richiesta di condanna dello Stato italiano per la violazione reiterata e ingiustificata di una direttiva comunitaria servirà come deterrente affinché sia finalmente evitato l’abuso della precarietà come ordinaria condizione lavorativa. Soltanto così potrà essere debellata la piaga del precariato nella scuola che compromette ogni anno la continuità didattica necessaria per la formazione delle giovani generazioni. Attualmente sono più di 10.000 i ricorsi presentati dai precari della scuola italiana al giudice ordinario, molti di essi hanno ottenuto pesanti condanne alle spese a carico del Miur prima della sentenza della Cassazione. In questo momento l’Italia ha 125 procedure d’infrazione a suo carico, di cui 63 di messa in mora ex art. 258 TFUE. Quella per la scuola è stata attivata il 14 marzo 2011. Il 24 maggio 2011, il Governo aveva risposto citando l’adozione del decreto legge incriminato. Il 17 luglio 2012, la Commissione UE ha attivato 9 procedure d’infrazione a carico dell’Italia".
"Il Collegio dei Commissari nella riunione del 17 luglio ha deciso di aprire 9 procedure d'infrazione riguardanti l'Italia, di cui 8 per mancato recepimento di direttive e una per violazione del diritto dell'UE. Le procedure d'infrazione a carico dell'Italia si attestano a 125, di cui 81 riguardano casi di violazione del diritto dell'Unione e 44 sono relative a mancato recepimento di direttive".
Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa dell'ANIEF.