Sebbene l’iter sia stato tortuoso, il nuovo sistema di abilitazione per i professori è finalmente in dirittura d’arrivo.
Con oltre dieci mesi di ritardo rispetto a quanto previsto, il decreto del Presidente del Consiglio, che regola i contenuti della futura formazione universitaria per diventare insegnante, ha finalmente ottenuto il via libera dall’Unione europea, dopo una lunga e complessa trattativa tra Roma e Bruxelles.
La negoziazione con l’UE ha richiesto quasi un anno, con continui scambi tra i ministeri dell’Istruzione e dell’Università. Inoltre, il cambiamento della maggioranza ha reso più complesso l’iter dell’attuazione. La nuova abilitazione, delineata dal decreto legge 36/2022, prevede il possesso della laurea più 60 crediti formativi universitari (Cfu), di cui almeno dieci di area pedagogica, e un tirocinio di almeno 20 Cfu.
Inoltre, per ottenere una cattedra si dovrà superare un concorso, con eccezioni per i cosiddetti “precari storici”. Queste modifiche dovrebbero coinvolgere inizialmente circa 100mila docenti
I primi a essere abilitati con le nuove regole saranno i partecipanti al concorso riservato previsto dal decreto legge, tra cui i precari storici, o i docenti già in possesso di 24 crediti formativi universitari secondo la vecchia normativa.
Una volta superato il concorso, dovranno ottenere ulteriori crediti e superare la prova di abilitazione per passare di ruolo.
In aggiunta, una selezione “aperta” (laurea più 60 cfu) sarà prevista per altri aspiranti docenti.
Si tratta di circa 35.000 professori che, insieme ai 35.000 della selezione riservata, potrebbero permettere di raggiungere l’obiettivo di 70.000 assunzioni in due anni.
Le università avranno un ruolo fondamentale in questo processo, dato che dovranno erogare i Cfu.
Per facilitare il loro lavoro, si sta pensando a una modifica normativa che consenta di svolgere metà dei 60 crediti in modalità online.
Questo potrebbe aprire nuove opportunità per gli studenti e semplificare il processo di acquisizione dei crediti. La norma sembrava destinata in un primo momento al decreto Pa, attualmente all’esame della Camera, ma l’accelerazione ai lavori impressa la settimana scorsa in commissione ha scombinato i piani.
Da qui il “piano B” di ospitarla in un prossimo provvedimento tutto da scrivere.
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